La realtà virtuale come terapia per piccoli pazienti al SMDAYIT con TOMMI
La realtà virtuale come terapia per piccoli pazienti al SMDAYIT
Qualche anno fa ho avuto modo di vedere le startup finaliste della Startup Competition del Mashable Social Media Day. Curiosando tra i nomi, ho scoperto nuove realtà molto interessanti. Ho anche trovato startup familiari che mi ero promessa di conoscere, per la grande innovazione che portano con il loro progetto.
Una di queste è TOMMI, sartup di cui il nome non ti sarà nuovo e ti spiego perché: TOMMI è un videogioco che sfrutta la realtà virtuale come terapia per piccoli pazienti oncologici ed è stata la startup vincitrice della Startup Pitch Competition del Web Marketing Festival 2017.
Perché partecipare ad una nuova Startup Competition? Come dice Valentino Megale, il biologo del team, “Perché le sfide accanto ad altre menti creative fanno imparare tanto ed il confronto con i professionisti arricchisce.” Come dargli torto.
Qui di seguito troverai l’intervista a Valentino, dove mi racconta il progetto, il team e l’esperienza speciale, non solo professionale, nata grazie a TOMMI.
Buona lettura 😉
La realtà virtuale come terapia, la Parola alla Startup TOMMI
Q. Ciao Valentino, complimenti innanzitutto per il progetto. Spieghiamolo anche ai lettori di Spremute Digitali. In cosa consiste TOMMI?
A. TOMMI è la soluzione che stiamo sviluppando per migliorare la qualità della vita dei bambini malati di tumore durante la terapia. Si tratta di un videogioco progettato appositamente per avere effetti positivi su giovani pazienti, andando ben aldilà del semplice intrattenimento. Da un lato è un gioco di avventura basato sulla realtà virtuale, ossia quella tecnologia in cui l’esperienza digitale viene vissuta indossando un visore apposito, grazie a cui l’utente si trova letteralmente immerso nel mondo di fantasia, a 360 gradi. Così il bambino può concentrarsi solo sul gioco, distraendosi dalle emozioni negative.
Inoltre, stiamo realizzando il progetto in modo che i bambini possano giocare anche con i genitori e altri pazienti dell’ospedale, ritrovando l’occasione di un momento di socialità e condivisione. Allo stesso tempo, man mano che il bambino supera le sfide dell’avventura e raggiunge i suoi obiettivi, le sue capacità psicomotorie vengono testate e misurate.
Q. Siete stati i vincitori della Startup Pitch Competition del Web Marketing Festival e avete partecipato alla Startup Competition del Mashable. Perché avete deciso di intraprendere anche questo percorso?
A. TOMMI è un progetto fortemente concentrato sugli utenti finali, ma anche basato su tecnologie digitali altamente innovative. Uno dei nostri obiettivi al momento, oltre a sviluppare il gioco, è anche sensibilizzare il pubblico sulle potenzialità della realtà virtuale in ambito medico e l’evento organizzato dal Mashable rappresenta un mondo sicuramente interessato e ricettivo nei suoi confronti. Chiaramente sarà una grande occasione per confrontarci con altre startup innovative italiane, aggiungere un tassello alla visibilità che stiamo sostenendo con il nostro lavoro e metterci in gioco per migliorare sempre di più.
Q. Come siete riusciti a capire che la realtà virtuale e la gamification, potevano essere di aiuto nelle terapie oncologiche dei bambini?
A. Abbiamo lanciato il progetto ispirandoci alle sempre più numerose ricerche scientifiche internazionali che stanno mostrando e validando il notevole impatto positivo della Virtual Reality a supporto del benessere delle persone, che si tratti di pazienti o soggetti sani.
La realtà virtuale rappresenta un cambio di paradigma. Usata consapevolmente, permette di creare ambienti interamente adattati alle necessità psicologiche ed emotive degli utenti, esponendoli ad un ventaglio di stimoli sensoriali ben dosati e utili a ridurre lo stress, attenuare stati di ansia, favorire il confronto con traumi e paure in condizioni rassicuranti e controllate.
Nel caso dei bambini, che vivono durante la terapia emozioni negative estreme, la realtà virtuale rappresenta un’occasione accessibile e immediata per andare oltre le mura dell’ospedale, e oltre i limiti imposti dalla malattia. Oltre tutto questo, TOMMI è un gioco.
Per i bambini il gioco rappresenta un sesto senso, la modalità base con cui imparano a conoscere il mondo circostante, gli altri e se stessi. Nel gioco il bambino abbandona la diffidenza sviluppata nei confronti dei trattamenti medici, riappropriandosi del senso di controllo della propria vita.
Il risultato? Un bambino che torna ad essere motivato, affrontando più deciso e sereno il percorso incerto che lo aspetta. Perché benessere non significa solo risultati clinici positivi, ma anche emozioni e stati mentali positivi. Questo è il nostro obiettivo.
Q. Come funziona TOMMI? È possibile personalizzare la terapia del piccolo paziente attraverso la raccolta di dati, in che modo?
A. TOMMI punta, nel caso del paziente, ad offrire un’esperienza coinvolgente ed immersiva, stimolando il bambino con la sua storia, i suoi obiettivi e sfide, offrendo una distrazione mirata e controllata nei confronti delle emozioni negative vissute durante la terapia. Le attività proposte nel gioco sono di intrattenimento, ma le loro dinamiche sono progettate per ricavare dati utili che i medici possono prendere in considerazione.
I visori sono pur sempre dispositivi elettronici indossabili che, un po’ come succede per gli smart watch, ci permettono di registrare dati, che vengono poi presentati al personale medico che ottiene una chiara panoramica dello stato di benessere del bambino ed utilizzati per suggerire modifiche nella terapia, oppure per segnalare possibili cadute nelle performance psicomotorie dei pazienti.
In questo modo TOMMI va ad affiancare e supportare i trattamenti medici tradizionali, offrendo uno strumento standard per rendere il monitoraggio dei pazienti più facile e immediato.
Q. Sicuramente dovrete passare molto tempo con i piccoli pazienti, come vi approcciate emotivamente?
A. Non è un’esperienza facile. Abbiamo avuto modo di visitare ospedali tra Germania e Italia e recentemente abbiamo intrapreso un primo percorso di studio presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Si tratta di un mondo dove decine di persone, tra personale medico, pazienti e genitori, affrontano con forza e volontà enormi, situazioni difficilissime, solo lontanamente intuibili. E lo fanno ogni giorno. Quasi sempre con un gran sorriso, è questo sorriso la prima medicina per i bambini.
Cerchiamo di imparare partendo da lì, perché è esattamente il nostro obiettivo finale, aldilà di business model, tavole excel e linguaggi di programmazione.
Q. A chi è venuta in mente l’idea di creare TOMMI e perché? Dato che ci sei Valentino presentaci anche il team.
A. L’idea è nata durante le lunghe ore senza sonno del primo hackathon dell’azienda farmaceutica Merck in Italia. La sfida che ci proposero è stata, sviluppare soluzioni innovative e basate sulle tecnologie digitali per far fronte a problemi legati all’healthcare.
Abbiamo concepito il progetto nel bel mezzo della notte, stanchissimi, ma con la consapevolezza che il gioco sarebbe stato coinvolgente per entrambe le parti: noi come sviluppatori, e i giovani pazienti come utenti finali. Abbiamo vinto il secondo premio, ossia il Programma di Accelerazione di 3 mesi di Merck in Germania, e da quel momento la nostra vita è cambiata all’insegna di TOMMI.
Il team al momento è formato da 5 persone. Io, biologo, mi occupo della ricerca legata alla terapia e di tutti gli aspetti che il gioco deve soddisfare per aiutare i bambini oncologici, oltre che della comunicazione del progetto.
Cristian Currò, ingegnere biomedico, si occupa del project management e degli aspetti business.
Bruno Lenzi, ingegnere elettronico, lavora al Game e Platform Design, coordinando lo sviluppo sia del gioco sia del database dedicato alla raccolta dati.
Gianfranco Damato, sviluppatore software, si occupa dello sviluppo tecnico del gioco e della programmazione in Unity.
Infine, Chiara Aielli, ingegnere elettronico, lavora alle interfacce utente, al database ed allo sviluppo degli algoritmi per l’elaborazione dei dati raccolti.
La domanda seguente venne posta in occasione dell’evento Mashable Social Media Day Italia+Digital Innovation Days
Q. Cosa ti aspetti dalla Startup Competition del Mashable Social Media Day Italia+Digital Innovation Days?
A. Tonnellate di domande e spunti interessanti! Ci saranno persone appartenenti ad ambiti molto diversi tra loro, collegati dal filo comune del digitale. Più sono diverse le voci che possiamo ascoltare, maggiore è la possibilità di dar vita ad un’idea complessa e completa, abbastanza da avere il profondo impatto sociale che ci siamo prefissati. E ovviamente non vediamo l’ora di metterci in gioco. Non si impara mai così tanto come quando si è messi alla prova, accanto ad altre grandi menti creative.
Un ringraziamento speciale a Valentino per questa intervista ed al team di TOMMI per il progetto che stanno portando avanti con tenacia e passione.
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