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Qubo l'app che arreda automaticamente gli ambienti con l'AI

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Una startup vincitrice della startup competition del WMF è Qubo: app che grazie ad intelligenza artificiale e realtà aumentata aiuta ad arredare gli spazi.

Torno a scrivere di startup con il consueto appuntamento annuale con le interviste ai vincitori della Startup Competition del WMF. Quest’anno, il Festival raddoppia gli appuntamenti e nell’edizione che si è svolta online, 35 meritevoli finaliste sono comunque arrivate davanti alla giuria di venture capitalist e business angel. Tra queste mi ha colpito Qubo l’app che grazie ad intelligenza artificiale e realtà aumentata aiuta ad arredare gli spazi.

Indice
Qubo: arredare e scegliere l’immobile per le proprie esigenze con un app

Qubo: arredare e scegliere l’immobile per le proprie esigenze con un app

Tra le 35 finaliste della Startup Competition spunta Qubo: app mobile che arreda automaticamente ogni tipo di ambiente grazie ad intelligenza artificiale e scansione di oggetti, servendosi della realtà aumentata come strumento di visualizzazione.
Di seguito trovi l’intervista al CEO Daniele Rossi che racconta come ha vissuto l’esperienza al Festival e come funziona Qubo.

La parola a Daniele Rossi CEO di Qubo, l’app che arreda gli spazi con l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata

Q. Ciao Daniele, grazie per essere qui su Spremute Digitali e complimenti per la vittoria della Startup Competition al WMF. Racconta, come hai vissuto questa esperienza e come è stato vincere il premio messo in palio da Seedble s.r.l.?

Daniele Rossi

Daniele Rossi, CEO Qubo

A. Ciao Sara, grazie a te per l’invito. Sì, partecipare al WMF è stata una bellissima esperienza. Il mio team ed io ne usciamo sicuramente gratificati, sia per la vittoria della startup competition sia per l’essere stati selezionati tra le 35 finaliste.
È stata un’esperienza che ci ha arricchiti molto, da anni il WMF è considerato il più grande evento di marketing ed innovazione in Italia, contando la presenza dei più grandi esponenti dell’ecosistema startup. A tal proposito, permettimi di fare un plauso a tutta l’organizzazione e a Cosmano Lombardo per non aver rinunciato a portare avanti questo progetto, nonostante le condizioni avverse che purtroppo stanno caratterizzando questo 2020.
L’evento ci ha permesso di entrare in contatto con moltissime persone e realtà. Il livello delle startup selezionate quest’anno, era particolarmente elevato, molte delle quali in uno stato di avanzamento più maturo del nostro, essendo già reduci da alcuni round di finanziamento e percorsi di accelerazione.
Tutto ciò non può far altro che renderci fieri e consegnarci la consapevolezza che abbiamo intrapreso la strada giusta, poiché l’organizzazione ha scelto di puntare anche su di noi e sul nostro lavoro, anche se relativamente più giovane degli altri (evidentemente hanno riscontrato l’elevato potenziale che noi di Qubo riteniamo di avere, anche se siamo di parte 🙂 ) e questo dà alla vittoria del premio Seedble ancora più valore.
Ringrazio Andrea Solimene e Giovanni Tufani. Siamo super carichi e non vediamo l’ora di iniziare questo percorso di accelerazione insieme a loro.

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Premio Seedble per Qubo

Q. Parliamo di Qubo: app che grazie ad intelligenza artificiale, realtà aumentata e scansione di oggetti arreda gli spazi rendendoli ambienti efficaci ed immersivi. Come funziona?

A. Volentieri! Come hai detto tu Qubo è un’app mobile che arreda automaticamente ogni tipo di ambiente in modo semplice ed immersivo, attraverso intelligenza artificiale e scansione di oggetti, servendosi della realtà aumentata come strumento di visualizzazione.
Come molto spesso accade le startup nascono dalle esigenze personali di chi poi le va a fondare, e Qubo rientra proprio in questo caso. Nasce per risolvere dei problemi che io stesso ho avuto in prima persona. Mi sono reso conto che attraverso uno strumento come Qubo ne avrebbe giovato il business dei brand e degli immobiliari, e che di riflesso ne avrei giovato anche io come utente finale.
Da questa intuizione ho iniziato a costruire qualcosa di importante, costituendo un team più eterogeneo possibile, ma complementare per coprire le aree principali che compongono ogni azienda che si rispetti.
Ogni volta che si va a visitare un appartamento che si intende affittare/acquistare ci si interroga sulle possibili configurazioni che esso può assumere. Questo processo, per quanto possa sembrare banale, è in realtà un problema con cui tutti, almeno una volta, abbiamo dovuto fare i conti. Anche in fase di ristrutturazione, soprattutto se parliamo dei tagli abitativi più comuni.
Questo genere di problemi tende a demotivare l’utente e molto spesso porta alla rinuncia dell’affare, allungando notevolmente il ciclo di vendita. Stesso paradigma riguarda i brand di mobili, circa le misure e le caratteristiche dei prodotti.
Qubo, quindi, nasce per dare la concezione e la sicurezza di come sarà effettivamente l’ambiente, potendo “portare” in fase di visita con gli immobiliari, i mobili che già possiedono, scansionandoli attraverso il proprio smartphone.
Il funzionamento è molto semplice e veloce.
L’utente che intende visitare un ambiente, una volta fissato l’appuntamento con l’agenzia, otterrà anche l’accesso a Qubo. Durante la visita si potranno “raccontare” a Qubo i propri gusti e bisogni (anche in termini di budget). Da quel momento in poi l’intelligenza artificiale restituirà un preset completamente arredato e automatizzato, visibile in realtà aumentata dal proprio smartphone, includendo sia i mobili scansionati dall’utente, sia quelli provenienti da un catalogo multi-brand, sia dai brand partner dell’immobiliare stesso.
Relativamente al covid-19 permettimi di dire che si rende ancor più necessaria una rapida digitalizzazione nel nostro paese, soprattutto in alcuni settori, ancora troppo indietro in tal senso. Ci si sta rendendo conto che molte azioni della nostra vita quotidiana possono essere svolte in modo più veloce e smart, senza la necessità di presenza fisica.
Come ad esempio proprio l’acquisto dei mobili online che nella stragrande maggioranza riguardano piccoli oggetti, poiché gli utenti difficilmente rischiano di spendere cifre importanti per un qualcosa che non hanno mai toccato, misurato o visualizzato all’interno dei propri spazi. Con Qubo si ha la possibilità di testarlo real-time.
Stesso discorso vale per gli immobili. Nell’ultimo periodo si vedono molte soluzioni di tour virtuali, ma forse calcolando l’investimento è difficile che le persone non vogliano vsitare almeno una volta di persona. Con una proiezione in realtà aumentata è come avere la possibilità di fare una prima visita veloce.


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Q. Mi piace moltissimo l’idea di poter raccontare all’applicazione le esigenze e i desideri di arredamento e di avere un sistema di AI che interpreta le richieste. Quindi, intelligenza artificiale e realtà aumentata possono essere utili anche a chi vuole creare un home office in casa? Ad esempio, per rendere idonei al lavoro spazi, inizialmente non concepiti come tali? 

A. Esattamente Sara. Oggi più che mai stiamo riscoprendo il valore e l’importanza della qualità degli spazi che viviamo tutti i giorni. Nel momento del lockdown in cui si è reso necessario riacquistare un rapporto più stretto con i nostri ambienti, credo che abbiamo capito l’importanza del ruolo che la qualità degli stessi gioca per il nostro benessere.
Moltissime persone si sono ritrovate per la prima volta, nella loro carriera, a lavorare in smart working, non avendo quindi un’abitazione e degli spazi predisposti in tal senso.
Le aziende, soprattutto quelle più indietro nel processo di transizione tecnologica, hanno compiuto un grande sforzo per organizzare e gestire i propri collaboratori in questa modalità di lavoro. Nonostante tutto molte persone che si sono affacciate allo smart working per la prima volta, probabilmente continueranno a farlo per molto tempo, in attesa di maggiori certezze sul virus, e comunque molto più spesso anche in futuro.
Questo rende necessario un’organizzazione abitativa e per chi ne ha la possibilità, di ritagliarsi degli spazi dedicati che inizialmente non erano assolutamente immaginati per tale scopo.
Qubo è sicuramente uno strumento che può ovviare a questo problema. Tra i vari filtri può indicare che il risultato atteso è quello orientato a mobili di ufficio, così da potersi creare un bellissimo home office nel comfort della propria abitazione, secondo i propri gusti e necessità.

Q. Qual è l’utilizzo migliore che un CEO può fare di Qubo app per la sua azienda? Grazie ad un’applicazione come la tua Daniele, si potrebbero iniziare ad ascoltare le esigenze dei lavoratori sugli spazi per migliorare i luoghi di lavoro.

A. Uno dei punti di forza di Qubo è che fa riferimento ad una tecnologia ben precisa. Per l’applicazione non fa differenza che si vada a scansionare e posizionare un tavolino, o – ad esempio – un macchinario produttivo, per cui siamo perfettamente fit anche in ottica di open innovation.
Proprio per questo il consiglio che mi sento di dare ai CEO di qualsiasi azienda è quello di considerare il benessere dei propri lavoratori in ottica degli spazi in cui essi svolgono le proprie funzioni, sia che siano di natura amministrativa o produttiva.
Devo comunque ammettere che già in molti si stanno muovendo, può essere considerato come un nuovo trend. Lo studio degli spazi office con particolare attenzione alle esigenze dei lavoratori, sia in termini di comfort e di design, sia di sicurezza, sia per la qualità dell’aria indoor è di primaria importanza oggi.
Siamo in un periodo in cui di soluzioni ce ne sono, e in Italia più che mai. Quindi tutti dovremmo affrontare in modo programmatico una transizione digitale o comunque cercare di stare al passo con i tempi, per non farsi mai trovare impreparati come lo siamo stati nel recente periodo.

Q. Sarebbe molto bello mettere a disposizione Qubo app dei coworking. Qualsiasi worker potrebbe così collaborare e dare un contributo per arredare con l’intelligenza artificiale un pezzettino di spazio condiviso. La vedi un’idea realizzabile nel prossimo futuro?

A. È sicuramente un aspetto che può avere sviluppi interessanti. Una considerazione che va fatta è che ad oggi anche i coworking, a prescindere dal design e dalla disposizione dell’arredo, stanno vivendo un momento in cui si trovano a dover ripensare gli spazi che mettono a disposizione in funzione della limitazione degli assembramenti e del mantenimento delle distanze di sicurezza.
Penso che questo apra le porte a numerose soluzioni, e perché no, magari proprio con il contributo dei worker. Dipende ovviamente dal grado di “personalizzazione” che i vari coworking consentono.
Solitamente, come nelle grandi aziende, gli spazi di coworking vengono studiati nella loro totalità da brand di office-design custom ai quali si affidano, permettendo un certo tipo di personalizzazione ai worker, che però generalmente riguarda piccoli oggetti.
Comunque anche in questo caso, credo che nel momento in cui questi spazi debbano essere ripensati, un buon metodo sia proprio quello di tenere in considerazione le opinioni dei lavoratori.
Nel prossimo futuro potremo ragionare a creare partnership con i brand incaricati dai coworking stessi. In questo modo gli spazi saranno ripensati per permettere ai worker di mantenere produttività e serenità sul lavoro.
Prima di salutarti Sara, invito tutti i lettori di Spremute Digitali a seguirci sui nostri canali social per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità che ci riguardano, e soprattutto sul rilascio agli utenti della nostra applicazione, sui vari store digitali.
Grazie per la disponibilità Daniele.


Leggi anche Produttività e spazi condivisi. Perché lavorare in un coworking


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