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Keep Calm e Startup: due giovani pavesi ci credono

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L’Italia è piena di gente che vuole innovare. Luca Ballista e Marco Filocamo li ho conosciuti di persona qualche mese fa. Eravamo entrati in contatto su Facebook e grazie a un interesse comune: le startup. Ogni qualvolta capitavo a Milano per lavoro cercavamo di organizzare un incontro e parlare della nostra passione. Accadeva sempre in posti alquanto improbabili. Allora erano studenti magistrali Bocconi ed erano entrambi alle prese con le loro tesi. Adesso sono cofondatori di Activators Pavia, un ambizioso progetto che mira a costruire un ecosistema per l’imprenditoria giovanile pavese. Marco, inoltre, lavora come Project Manager per Startcup Milano Lombardia, la business plan competition organizzata in collaborazione con i principali atenei lombardi. I due giovani sono cresciuti. Ho pensato a loro per testimoniare la voglia di fare di molti giovani alle prese con un Paese che vuole cambiare, partendo dal rinnovamento imprenditoriale. Conosciamo meglio la loro storia. (Ovviamente L sta per Luca e M per Marco)

 

Siete uniti da una passione comune: la voglia di stimolare l’imprenditoria giovanile. Come è nata?
 
L:Mi ricordo come fosse ieri uno dei primi giorni di Università. Io e Marco abbiamo saltato lezione per trovarci in un bar e scrivere su un foglio di carta la nostra idea su quello che abbiamo scoperto poi essere un Business Plan (all’epoca non sapevamo nemmeno cosa fosse!). Scoprimmo, qualche giorno dopo, che l’idea era completamente illegale (!) Qualche mese dopo la stessa scena si è ripetuta … ma esistevano già due startup che erano arrivate prima di noi. Startup. Ecco. Una parola che in quel periodo non era nemmeno lontanamente nei nostri radar. La passione per l’imprenditoria e la “voglia di fare” ci hanno portato poi ad approfondire, a scegliere i corsi giusti, a partecipare agli eventi, a conoscere persone e fare rete. Il fenomeno startup ci piaceva!
 
Viviamo nell’era dei nativi digitali che purtroppo non riescono ancora ad appropriarsene. Abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 38% e l’età pensionabile non aiuta. Ma si respira grande voglia di ripartenza … quali le opportunità?
 
M:Purtroppo l’Italia è un Paese incapace di valorizzare la sua risorsa più grande: i giovani, che nella maggior parte dei casi, soffrono di “disorientamento giovanile”. Totale incertezza sul proprio futuro e nessuna chiarezza sul percorso professionale da intraprendere. Io in parte li capisco: appena iniziata l’Università pensavo di diventare un giornalista, poi ho creduto che la mia strada fosse l’economia pura, poi l’economia comportamentale, il produttore cinematografico, poi qualcosa collegato con i media. Adesso ho trovato la mia strada ma credo che tutto dipenda dalla visione un po’ distorta della realtà, dal mito della grande azienda e da un’economia facile. Forse. Le condizioni sono però cambiate: opportunità imperdibili ce ne sono sempre meno, per non parlare dei lavori per cui si è pagati. Ci resta esiliare (ci ho provato e no, non funziona) oppure partire da zero. Costruirsi il proprio futuro. C’è tanto talento sparso sul territorio, occorre valorizzarlo! Il fenomeno delle startup sta nascendo in Italia e un ecosistema, seppure confusionario e complesso, sta prendendo forma: viene data a tutti la possibilità di rischiare. Questo è il momento giusto per provarci: non è mai stato così facile avviare un’attività imprenditoriale.
 
La voglia di rischiare non vi manca. Ci siamo conosciuti quando i vostri progetti erano ancora in fase embrionale. Ora avete Activators Pavia. Cos’è?
 
M: Abbiamo sempre pensato di fare qualcosa per la nostra terra d’origine, Pavia, un centro con circa 20.000 studenti universitari: un buon punto di partenza! Il Progetto Activators Pavia nasce dalla voglia di orientare e assistere i ragazzi della nostra età che hanno un’idea e stanno perdendo tempo inseguendo chimere. L’intero sistema economico sta cambiando e persino persone del settore faticano a stare al passo. Noi abbiamo l’ambizione di indirizzare i giovani. Un progetto semplice quanto complicato: non abbiamo inventato nulla, ma vogliamo portare l’entusiasmo di chi fa impresa tutti i giorni anche a Pavia, una realtà che ha tutte le potenzialità per competere a livello nazionale. L’obiettivo è chiaro: fare networking sfruttando le competenze e le risorse del territorio per creare valore.
 

Luca Ballista (S) e Marco Filocamo (D)

 

Come ha preso forma Activators Pavia e quali sono i traguardi raggiunti dall’avvio del progetto?
 
L:Siamo partiti dal basso, facendo la cosa più “social” possibile: creare un gruppo Facebook per avvicinare i pavesi e i giovani all’imprenditoria. Poi siamo andati sul territorio. Pavia è la nostra città. Conosciamo le persone e la loro mentalità. Sun Tzu, uno dei massimi strateghi militari, definirebbe la “strategia di conoscere il campo di battaglia”. Così abbiamo organizzato un “College Tour” in giro per i 14 collegi universitari. Parlavamo di startup e del progetto per sensibilizzare i “ragazzi con studi, interessi e passioni diverse che vivono sotto lo stesso tetto”. Le basi per il team perfetto insomma. Non ci aspettavamo grandi numeri nei primi incontri ed effettivamente non li abbiamo avuti, ma le cose piano piano sono cambiate fino a organizzare una serie di cicli di incontri mensili in Università dal titolo “Keep Calm and Startup Pavia”. Il primo evento ha avuto come ospite Fabio Lalli, CEO di IQUII e fondatore di Indigeni Digitali, una delle più grandi community digitali. Un successone. Speriamo di essere presto virali. Ma sia chiaro: non vogliamo stimolare i ragazzi a diventare dei kamikaze delle startup! Vogliamo al contrario lavorare per creare quella cultura di base che in molti altri paesi si è sviluppata facilmente e che qui manca totalmente: il concetto di essere imprenditori, di assumere un rischio e di lavorare duramente perchè quel rischio si trasformi in una grande opportunità.
 
Quali sono le difficoltà che avete incontrato nel vostro percorso?
 
M: Partendo da zero è stato sia un vantaggio sia un problema. Come ogni progetto di questo tipo abbiamo bisogno di visibilità e non sempre è facile ottenerla. Stiamo cercando di scardinare alcuni dei preconcetti di chi ritiene che sia solo utile agire e non discutere, cercando di stimolare discussioni tramite alcuni canali “social” cercando sempre il faccia a faccia. Siamo certi che ci siano persone come noi a Pavia, in provincia, in Italia. Il problema è che il potenziale imprenditore può essere chiunque, il nostro obiettivo è quindi stanare queste persone per poi interagire con loro a diversi livelli.
 
Quali sono gli obiettivi futuri e qual è la strada da seguire?
 
M: Spero vivamente che convinceremo persone come noi a fare impresa o almeno a pensarci. Non siamo manager arrivati, non siamo ex baby-prodigio, siamo persone che hanno tanta voglia di fare, aiutare e discutere di qualsiasi tipo di argomento. Credo che appassionarsi a questo mondo fatto di imprenditoria e rischio accenda la voglia di parlare e di confrontarsi uscendo dal proprio territorio di competenza ed è uno degli aspetti che più ci affascina. Mettersi in gioco significa informarsi e capire le regole. Ho letto molte storie di recente a cui ispirarsi: dalla potenziale stampante 3D che crea un intero edificio al ragazzino di 15 anni che si inventa un metodo di screening per il cancro.  Storie trovate curiosando sul web senza criterio! Se però non avete il tempo di vagare per la rete in cerca di una perla nascosta che vi faccia svoltare la giornata, prendetevi qualche minuto e guardate un qualsiasi TED Talk. Ne varrà la pena.
 
Non è facile avviare un’attività imprenditoriale. La strada è lunga. Qualche suggerimento?
 
L: Idea, mercato e target sono le tre cose da avere chiaro se si vuole partire. Non basta svegliarsi un giorno con un’intuizione. Occorre anche saper eseguire al meglio le procedure che trasformano l’idea in un’azienda. Questo significa essere imprenditori. La conoscenza è indispensabile. Leggere i libri che parlano di startup e di imprenditorialità. Seguire online i principali canali che ogni giorno “vomitano” letteralmente migliaia di contenuti (italiani ed esteri) sul tema. Partecipare agli eventi della propria città (o meglio ancora nelle città vicine) legati al tema dell’imprenditoria (o legati alla tua idea) e conoscere le persone. “Fare network come se non ci fosse un domani”. Senza una rete è davvero difficile farcela al giorno d’oggi. 

I quattro link (italiani) che fornisco sempre quando qualcuno mi chiede “da dove iniziare”:
Italian Startup Scene: la più grande community italiana che tratta a 360 il tema Startup;
Indigeni Digitali: sia il blog che il gruppo Facebook. La più grande community italiana che tratta nello specifico il lato digital del mondo startup;
L’articolo di Dettori (CEO di dPixel, fondo di VC) pubblicato su Chefuturo (importanti sia il blog che l’articolo;
TheStartup Ecosystem: la raccolta di Andrea Solimene di articoli riguardanti l’ecosistema italiano (e non)  

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