Innovazione: diamone una definizione (una volta e per tutte)
Quella di Innovazione è una definizione complessa. Qualsiasi essa sia deve avere alla base la volontà di un impatto positivo sulla società.
Nel 1987, Warren Bennis, consulente di organizzazione e direzione aziendale, e Burt Nanus, professore universitario presso la University of Southern California, hanno coniato l’acronimo V.U.C.A., utilizzato per un modello volto a descrivere situazioni caratterizzate da:
- Volatility (volatilità). La volatilità si riferisce al fatto che i cambiamenti sono rapidi e imprevedibili, per natura ed impatto;
- Uncertainty (incertezza). L’incertezza riguarda l’assenza (o comunque la presenza incompleta) di informazioni rilevanti;
- Complexity (complessità). Il sistema preso in considerazione, con i propri fenomeni e le relative interazioni, è caratterizzato da alta complessità: entrano in gioco fattori interconnessi, che causano confusione e disordine;
- Ambiguity (ambiguità). Le informazioni riguardanti i fenomeni osservati possono anche essere complete, ma il significato complessivo non è chiaro.
Ebbene, il contesto attuale può essere definito “mondo VUCA”: la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni hanno fatto sì che fenomeni locali, un tempo circoscritti al loro contesto, abbiano ora ripercussioni globali in lassi di tempo molto ristretti. Questa incertezza generale si ripercuote anche sul business, rendendo il mercato sempre più turbolento e imprevedibile.
Va da sé che, in uno scenario simile, è più che mai indispensabile essere in grado di adattarsi, evolvere e, dunque, innovare.
Ma che vuol dire “fare innovazione”?
Trovare un’unica definizione soddisfacente di innovazione è, da sempre, una sfida complessa. In ambito economico, J. Schumpeter ha associato l’innovazione allo sviluppo, definendola come una nuova combinazione di nuove o esistenti conoscenze, risorse, strumenti e altri fattori, distinguendola dall’invenzione, ed evidenziandone il nesso con la capacità delle imprese di sviluppare processi adeguati al contesto capitalista.
Successivamente, autori come Berkun, Drucker, Kastelle e tanti altri hanno dato la propria interpretazione alla parola “innovazione”, ponendo l’accento su fattori diversi, come cambiamento, novità, idee, creatività, valore. Altri, invece, hanno posto al centro il concetto di miglioramento progressivo, sia che riguardi un prodotto tangibile, che un mercato o un vantaggio competitivo.
Provando a sintetizzare i contributi precedenti, l’innovazione – intesa come business innovation – può esser vista come il processo attraverso il quale stimoliamo la nostra creatività (ecco perché dovresti ricorrere a una challenge per fare innovazione) e mettiamo in pratica le idee che apportano qualcosa di nuovo e/o di migliore allo status quo, a patto che queste siano economicamente sostenibili.
Tipologie di innovazione
L’innovazione, per molti catalogata come innovazione tecnologica o più semplicemente sinonimo di tecnologia, assume in realtà diverse forme: innovazione di processo, di prodotto o servizio, manageriale, strategica, organizzativa.
Per semplicità, in Seedble operiamo una distinzione tra tre principali tipologie di innovazione, che intervengono su aspetti diversi del business aziendale:
- Innovazione strategica: l’innovazione che ha come oggetto, appunto, la strategia aziendale in senso ampio.
- Innovazione organizzativa: qui, invece, il focus principale è sul “sistema operativo” (processi, tecniche, principi, stili di management) dell’organizzazione, che viene aggiornato alle esigenze del contesto facendo leva anche sui nuovi modi di lavorare e collaborare.
- Innovazione di processo: in questo caso, l’innovazione si concentra sui processi aziendali e ha una declinazione prettamente tecnologica, identificandosi in senso lato con la trasformazione digitale.
Questa è solo una delle possibili clusterizzazioni delle diverse tipologie di innovazione. L’innovazione è, in realtà, un concetto univoco, che abbraccia olisticamente tutti gli ambiti e le attività di un’azienda. Quello che realmente contraddistingue un processo innovativo è il risultato finale: cambiare e migliorare lo status quo mediante un processo che valorizza le giuste idee e intuizioni.
Oltre il business
Al giorno d’oggi, però, l’innovazione all’interno delle imprese non può più avere una connotazione solo di business. L’era che stiamo vivendo ci pone di fronte a sfide e problematiche mai viste in precedenza: cambiamento climatico, scarsità idrica, disuguaglianza sociale, cambiamenti demografici, pandemie.
Tutti questi fenomeni hanno naturalmente ripercussioni sull’economia, e non possono essere quindi trascurati nel momento in cui si fa innovazione: le tematiche di sostenibilità sociale e ambientale hanno negli ultimi anni ottenuto una sempre maggiore attenzione, tanto che oggi non è più possibile pensare all’innovazione senza tenere in considerazione l’impatto che questa genera e il contesto in cui avviene.
Si è quindi arrivati a parlare di social innovation, ovvero quell’innovazione esplicitamente volta a risolvere bisogni di tipo sociale.
Anche qui, però, le definizioni sono molteplici. Due tra le più note sono le seguenti:
- In un articolo del 2008 della Stanford Social Innovation Review, la social innovation viene definita come una nuova soluzione (a un problema sociale) che è più efficace, efficiente, sostenibile delle soluzioni esistenti e per la quale il valore creato va principalmente alla società nel suo complesso piuttosto che ai privati.
- Nello scritto “The Open Book of Social Innovation”, le innovazioni sociali vengono invece definite come nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che contemporaneamente soddisfano i bisogni sociali in modo più efficace delle alternative e creano nuove relazioni o collaborazioni sociali. In altre parole, sono innovazioni che sia sono utili per la società sia migliorano la capacità della società di agire.
Anche nelle definizioni di social innovation ricorrono quindi aspetti come novità, idee e valore. L’attenzione viene però chiaramente posta sulla relazione che questi fattori hanno con la società, andando a evidenziare come ci sia alla base la volontà di avere un impatto positivo.
Quello di innovazione è, chiaramente, un concetto complesso e sfaccettato, che accoglie in sé molteplici possibili interpretazioni. Al di là di scegliere quella in cui ci ritroviamo maggiormente come innovatori o aspiranti tali, quello che possiamo – e, anzi, dobbiamo – fare è aggiungere a tutte un tassello in più: il purpose sociale, ovvero quella visione più ampia che prende in considerazione la città, il Paese, l’intero Pianeta in cui si inserisce la nostra attività di business e il nostro progetto di innovazione.
Ad oggi non si tratta di un addendum, di un’opzione riservata a persone e aziende particolarmente virtuose: è una necessità che nasce – come abbiamo visto – dal contesto attuale, ovvero dal fatto che siamo tutti chiamati a un nuovo senso di responsabilità nei confronti della società in cui viviamo, del Pianeta che ospitiamo, delle generazioni future.
Innovazione: diamone una definizione (una volta e per tutte)