Un gesto vale più di mille parole. L'importanza della comunicazione non verbale
Un gesto vale più di 1000 parole
Da quando ho iniziato ad osservare e scrivere del cambiamento di cui si fa portavoce l’era della Digital Transformation, si è fatta strada nella mia testa l’idea che nel processo giocasse un ruolo importante il binomio de-costruzione/ri-costruzione.
Nella mia personale visione il cambiamento veste i panni di un processo graduale, che dà l’opportunità di guardare meccanismi già collaudati con occhi diversi. Lavorare quindi su una decostruzione degli stessi, per dargli luce nuova e per andare verso quel nuovo normale che il cambiamento porta con sé.
Contemporaneamente nel momento in cui ho avuto modo di addentrarmi in maniera più pratica nel mondo delle Neuroscienze, ho sentito che questo binomio potesse trovare un giusto parallelismo nelle dinamiche di codifica/decodifica alla base del Facial Action Coding System.
L’espressione o la micro-espressione diventa, quindi, quella particella utile al riconoscimento di un emozione. La sua interpretazione, una guida di valutazione del comportamento in un determinato contesto. L’emozione viene ricostruita e contestualizzata attraverso una decostruzione.
Qualche articolo fa abbiamo parlato della predittività del metodo di scomposizione/ricomposizione (passatemi la frase). Il precedente articolo, invece, ha segnato l’incipit del percorso specifico nel mondo delle risorse umane.
In questo, dalla fase di selezione ci spostiamo a quella della valutazione delle competenze e con esso alla pianificazione di carriera.
L’argomento è stato affrontato con Matteo Zanandrea – Amministratore
Delegato di Drahtzug Stein omim/come S.r.l e si è focalizzato principalmente su un altro aspetto che la Digital Trasformation, e con essa il binomio mente cuore, porta con sé: la nascita di una nuova sensibilità che ci spinge a ripensarci professionalmente.
Un ri-pensarsi professionale che riguarda in primis, quelle figure che fungono da snodo nei processi di crescita del personale.
Il confronto con Matteo Zanandrea ha avuto inizio sul valore dell’intelligenza emotiva, interpretata come “competenza utile per riconoscere e gestire le emozioni. Come tutte le skills, anche questa può essere innata e particolarmente sviluppata, ma oggigiorno possiamo migliorarla o addirittura svilupparla, al fine di rendere proficua la conoscenza delle proprie e altrui emozioni nelle relazioni sociali e soprattutto lavorative.”
Il rapporto tra verbale e non verbale assume, pertanto un ruolo importante nei contesti relazionali e lavorativi:
M.Z.: “Un gesto vale di più di 1000 parole. La comunicazione è il mezzo attraverso il quale le relazioni umane si realizzano.
Per una efficiente ed efficace comunicazione, è molto più importante ciò che si percepisce e, di contro, ciò che si trasmette, rispetto a ciò che si dice. Pertanto la comunicazione non verbale ricopre un aspetto fondamentale e predominante nelle interazione tra le persone e per raggiungere gli obiettivi di comunicazione prefissati.”
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Codifica e Decodifica. Un binomio che, facendo leva sul riconoscimento della singola espressione ci dà l’opportunità di darle un valore.
In un contesto lavorativo, individuare le emozioni motivanti, quelle di rifiuto, la tristezza o disagio, può diventare un utile strumento non solo nella valutazione del candidato più idoneo, ma anche nella valorizzazione di un percorso e nella pianificazione di una carriera.
Il tutto nell’obiettivo comune di creare quel circolo virtuoso che, facendo leva sull’importanza della Persona crea le basi per una crescita vicendevole, personale e aziendale.
Queste basi si traducono anche nella costruzione di un Team consapevole e bilanciato. Ad oggi fare un bilancio delle competenze, significa riconoscere e contestualizzare le emozioni delle persone che compongono il team, per ricavarne quel potenziale utile a beneficio del gruppo.
M.Z.: “Nell’azienda moderna ai manager non è più richiesto di essere il più esperto del team, ma di lavorare con il team. Questo tipo di filosofia predilige, infatti, le “soft” skills alle “hard”.
Mi sento di dire che in un percorso di carriera, il bilancio di competenze diventa un tassello fondamentale per raggiungere l’obiettivo di creare una realtà equilibrata e motivata. Avere una chiara visione degli aspetti negativi e positivi delle proprie caratteristiche e di quelle dei collaboratori, diventa una leva fondamentale per delineare un percorso di crescita strutturato e proficuo.
L’attuale realtà ci suggerisce di evolverci per essere al passo con i tempi; pertanto la velocità con cui i cambiamenti avvengono o vengono richiesti, comporta la necessità di avere un team “bilanciato” nelle competenze – cellula fondamentale per una crescita costruttiva personale e aziendale.
L’osservazione delle nuove dinamiche mi porta a dire che sviluppare le proprie competenze soft, e nello specifico la nostra intelligenza emotiva, diventa lo step fondamentale che ci dà modo di gestire le persone e con esse le loro emozioni, con la finalità di rendere più efficiente e efficace il proprio e l’altrui lavoro.
Ottenere un team di lavoro efficiente e “bilanciato”, in grado di reagire al mondo in cambiamento, in grado di gestire il VUCA world (Volatile, Uncertain, Complex, Ambiguous)”
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Fare leva su l’intelligenza emotiva e su metodi di riconoscimento F.A.C.S cosa può significare:
M.Z.: “Come già accennato, l’importanza del bilancio delle competenze nell’ambito lavorativo, è la base di una crescita con successo. Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva e l’apprendimento delle tecniche di riconoscimento della comunicazione non verbale, è stato per la nostra realtà lo strumento, non solo per avere più coscienza delle proprie competenze, ma anche per valutare con più efficacia le competenze dei nostri interlocutori.
Il risultato: essere riusciti a delineare un percorso più soddisfacente per il riconoscimento persona e funzionale con gli obiettivi aziendali. La capacità di riuscire a leggere e analizzare in maniera predittiva le competenze e le attitudini dei propri collaboratori, ci ha permesso non solo di essere più efficaci nella fase di selezione, ma anche di riuscire a delineare un percorso stimolante per le stesse.
Fare una valutazione delle competenze ci porta inevitabilmente a conoscere le leve di motivazione e non, con il vantaggio, ad esempio, nel caso in cui volessimo parlare di costi – di ridurre i tempi di reazione o inserimento – ridurre i costi del “Trial and error…
Il risultato sarà un’azienda efficiente, in grado di seguire il cambiamento, e di successo.”
Le persone incontrano le loro emozioni, e diventano potenziale
Il confronto con Matteo è andato a sondare anche le modalità con le quali in Drahtzug, le persone incontrano le loro emozioni e come le stesse diventano potenziale:
M.Z.: “L’attenzione alle risorse umane è uno dei nostri valori aziendali e pertanto curiamo con attenzione i percorsi di carriera dei nostri collaboratori.
Qual è l’approccio adottato per far ciò:
M.Z.: “Per la definizione e lo sviluppo dei percorsi ci affidiamo ai professionisti della NeuroComScience.
Per le figure, che definiamo al nostro interno “High Potential” e “High Perfomance”, sono previsti regolari colloqui individuali e non, per delineare, sviluppare e mantenere le potenzialità e le performance dei Manager attuali o futuri.
Nelle interviste il team di NeuroComScience utilizza tecniche di analisi di linguaggio non verbale e di decodifica delle espressioni facciali tramite il metodo F.A.C.S., per verificare le reali inclinazioni e motivazioni del nostro personale. Tali tecniche risultano di fondamentale importanza allo stesso modo, per gestire le dinamiche che si instaurano all’interno di un reparto, tra i reparti stessi oppure all’inserimento di un nuovo responsabile.
Per inciso, l’analisi del linguaggio non verbale e metodo F.A.C.S. vengono utilizzati anche da alcuni dei nostri collaboratori per la gestione delle relazioni e contrattazioni, soprattutto nell’ambito Sales e Purchasing, a testimonianza della grande potenzialità di queste tecniche in svariati ambiti lavorativi non necessariamente legati alla HR.”
Un gesto vale più di mille parole. L'importanza della comunicazione non verbale