Prototipazione: dal PoC al MVP
Quello dell’innovazione è un processo che, come abbiamo visto, richiede metodi, strumenti e risorse specifiche per ogni obiettivo: ma quali sono i flussi più corretti per passare dalla teoria alla pratica?
Quello di prototipo – e di prototipazione – è un concetto che appartiene, in maniera del tutto naturale, a qualsiasi processo di design, identificandosi da sempre come “qualcosa di concreto”, una bozza tangibile dell’idea su cui si sta lavorando, sia essa un prodotto, un servizio o un’esperienza.
L’evoluzione continua dei modelli innovativi e tecnologici ha ridefinito questo approccio, introducendo il concetto di “prototipazione rapida”, uno strumento che permette ad aziende e startup di pianificare lo sviluppo del proprio prodotto in più fasi di validazione interna, realizzando modelli qualitativamente validi e funzionanti tanto quanto un prototipo finale.
Simulazione concettuale e prototipazione: lo scenario di partenza
Parlare di prototipazione oggi, significa, infatti, superare questa dimensione prettamente fisica a favore di una nuova visione di sviluppo che ha come obiettivo il miglioramento continuo del modello stesso:
“Troppo spesso le idee rimangono solo come idee. Parlare di un’idea non la trasforma in una cosa reale. D’altra parte, anche lavorare da soli nel vuoto, perfezionando all’infinito l’idea, non è utile. Per impedire che queste cose accadano, perché non abbracciare una prospettiva diversa sul fallimento? Fallire presto per avere successo prima”.
Jessie Cuts, designonline.org
Come si vede nel modello Double Diamond, lo sviluppo di un progetto di Design comprende una molteplicità di risorse e di fasi, ciascuna con obiettivi e caratteristiche proprie, in cui quella conclusiva si identifica proprio con la realizzazione del modello ipotizzato.
Il primo passo concreto nel processo di implementazione di un prodotto, o di un servizio, quindi, è l’adozione di una “strategia di convalida” efficace in grado di rappresentare in maniera quanto più completa e approfondita questa stessa soluzione.
Si tratta di una vera e propria dimostrazione, funzionale a verificare la fattibilità del prodotto e, di conseguenza, il suo valore commerciale per gli stakeholder: investire tempo e strumenti in questa fase permette, infatti, di individuare tutte le possibili aree di criticità, ma anche di mettere in evidenza i vantaggi del proprio modello rispetto ai competitor per ottenere l’interesse di investitori e finanziatori.
A oggi, sono diverse le strade percorribili e la difficoltà maggiore da parte delle aziende consiste proprio nella scelta del modello di convalida, potendo scegliere tra una prova di concetto (Proof Of Concept), un prodotto minimo fattibile (Minimun Viable Product), un prototipo vero e proprio, o una combinazione tra di esse.
Proviamo, dunque, a capire come funzionano questi tre metodi usando come comune denominatore due due caratteristiche: obiettivo e implementazione.
PoC
- Obiettivo: verificare la fattibilità del proprio modello
- Implementazione: lo sviluppo di un POC è il modo più rapido e accurato per convalidare o invalidare le caratteristiche principali del proprio modello e la sua declinazione sul target di riferimento
MVP
- Obiettivo: Determinare quali sono le funzionalità principali e la value proposition del prodotto
- Implementazione: Un MVP è, di fatto, una forma minima e utilizzabile del prodotto completo da rilasciare e testare in modalità di simulazione.
Prototipazione
- Obiettivo: Analizzare il funzionamento completo del prodotto in fase di testing
- Implementazione: un prototipo è di fatto la prima versione finale del prodotto che si sta realizzando. Come visualizzazione preliminare di un prodotto funzionante, viene sottoposto a test usabilità su design complessivo ed esperienza utente.
Prototipazione: Cos’è il Proof of Concept (PoC)
Un PoC può essere generalmente indicato come uno strumento di convalida, interno all’azienda, utile a dimostrare la funzionalità e la fattibilità del prodotto prima del suo sviluppo fisico.
Sulla definizione del metodo Proof of Concept le opinioni sono divergenti, a partire dalla definizione stessa – spesso l’espressione è, infatti, sostituita dalla formula “Proof of Principle”. Alcuni esperti si riferiscono ad esso come a un software già creato, mentre altri definiscono la prova di concetto come qualcosa di più simile a un documento di ricerca.
In entrambi i casi, però, l’obiettivo finale è lo stesso: confermare la fattibilità pratica dell’idea, la sua funzionalità rispetto alle esigenze del target che lo richiede e al contesto tecnologico reale in cui sarà inserito, così come previsto.
Ricorrere ad una “prova di convalida” può essere risolutivo perché consente alle aziende di verificare la fattibilità di un’idea prima di passare al livello di produzione vero e proprio, riducendo il rischio di investimento stesso, soprattutto in determinati contesti innovativi.
Nello sviluppo di un software, ad esempio, una prova di concetto mostrerebbe se un’idea è fattibile dal punto di vista tecnologico; per una startup, invece il focus sarebbe incentrato sulla fattibilità finanziaria, valutando le scelte di progettazione all’inizio del ciclo di sviluppo.
Usare una metodologia POC, infatti, è particolarmente importante se ad essere implementato sarà un prodotto che non esiste sul mercato e che, quindi, richiede un maggior investimento in termini di tempo e risorse specifiche, come tecnologie di supporto o componenti materiali necessari per il completamento del modello.
Prototipare è un aspetto fondamentale nell’ambiente del design che permette di capire l’interazione e il valore di un prodotto o servizio prima di procedere con lo sviluppo e portarlo sul mercato.
Giuliano Ambrosio, Innovation Director @ RIBELLI.
Il Proof of Concept è, quindi, un esercizio in cui il lavoro si concentra sulla determinazione della reale concretizzazione dell’idea, e non ha nessuno scopo di esplorare le richieste dal proprio mercato di riferimento né di determinare il miglior processo di produzione.
PoC: tipologie e contesti applicativi
Un Proof of Concept è fondamentale per il processo di sviluppo di nuovi prodotti in una varietà di settori e campi, dall’amministrazione del progetto e lo sviluppo commerciale all’implementazione dell’idea stessa e la sua prima release, riducendo rischi ed eccessiva esposizione sul mercato.
Ad esempio, attuare un Proof of Concept consente di aiutare a identificare potenziali problemi tecnici e logistici che potrebbero interferire con la realizzazione del modello, può promuovere un approccio consulenziale interno all’azienda stessa condividendo le conoscenze interne tra il team, per raccogliere feedback strategici e valutare le scelte di progettazione all’inizio del ciclo di sviluppo.
Il Proof of Concept, infatti, è spesso descritto come uno dei processi più importanti e complessi per le aziende e rappresenta un approccio progettuale efficace soprattutto sui nuovi fronti digitali, dall’intelligenza artificiale al machine learning.
Tuttavia, i modelli POC possono essere utilizzati per testare qualsiasi tipologia di idea di design e per convenzione vengono classificati in quattro macro categorie:
- POC Tecnico: si può dire che quando si avvia un nuovo progetto, i problemi tecnici sono i primi ad essere evidenziati. Un POC tecnico viene utilizzato per mitigare questi rischi verificando che lo stack tecnologico possa supportare i requisiti del progetto. Questo tipo di convalida viene solitamente eseguito da team di ingegneri e specialisti di settore, focalizzati sulla risoluzione di un problema specifico.
- POC di marketing: un POC di marketing viene utilizzato per testare una nuova strategia o tattica di posizionamento. Questo tipo di convalida viene solitamente eseguita con un piccolo gruppo di persone in un ambiente “controllato”, come un focus group. L’obiettivo di un POC di marketing è raccogliere dati e feedback che possono risultare decisivi nel lancio della nuova strategia su scala più ampia.
- POC di Business: Un POC aziendale viene utilizzato per convalidare o rivedere un determinato modello di business. Questo tipo di POC viene solitamente eseguito in una fase preliminare finalizzata a realizzare un prototipo o un prodotto minimo vitale (MVP), per raccogliere feedback da potenziali clienti in modo da apportare le modifiche necessarie e convalidare il concetto di business.
- POC Finanziario: un POC finanziario è, di norma, utilizzato per testare la fattibilità di un nuovo investimento e viene solitamente eseguito creando un modello finanziario che proietta la redditività attesa dell’impresa. L’obiettivo di un POC finanziario è dimostrare che non solo l’idea è fattibile ma è anche realizzabile nei limiti di un investimento economico controllato e sostenibile.
“Definire l’ambito del PoC è la fase di impostazione del lavoro e definisce lo Scenario di Riferimento di un prototipo. Serve specificare il contesto e cercare di prevedere la maggior parte dei problemi da affrontare, gli attori di processo e le loro capacità, Identificare gli indicatori di controllo,gli obiettivi che si intendono perseguire, le risorse necessarie e la stima del tempo di realizzazione”.
Le 10 fati del PoC.
Un processo di proof of concept ben strutturato, quindi, sarà sempre in grado di restituire informazioni precise su tutti gli aspetti che sono alla base dello sviluppo dell l’idea, seguendo un modello sempre più rodato:
- Definizione dell’ambiente di convalida (Master Project ) per individuare lo stato del progetto complessivo
- Mappatura dell’intero processo e di tutte le fasi interne
- Raccolta e misurazione dei dati: analisi dei rendimenti, della capacità di processo,dei rischi ,dei costi
- Identificazione delle variabili di miglioramento e la value proposition sul mercato
- Pianificazione di un ipotetico Kick-Off del Progetto Master
PoC Vs Prototipi
Sebbene i concetti di Proof of Concept e prototipazione siano spesso usati come sinonimi sono processi diversi intesi a produrre risultati diversi e servire a scopi diversi. Volendo riassumere gli asset principali di un modello Poc potremmo individuare tre obiettivi primari:
- Assicurare la fattibilità prima del lancio, analizzando tutte le dipendenze interne ed esterne, per dimostrare se, e in che misura, il prodotto risponde alle esigenze del proprio mercato.
- Ridurre il rischio con un’accurata analisi “costi- benefici” attraverso l’utilizzo di strumenti gestionali e strumenti statistici
- Convincere gli stakeholder dimostrando l’efficacia reale della propria idea, verificando la fattibilità delle soluzioni proposte e il raggiungimento degli obiettivi per tutta la durata del progetto.
Da questo punto di vista è evidente che POC e prototipazione non sono sinonimi: una prova di concetto ha lo scopo di determinare se un’idea può essere trasformata in realtà, un prototipo ha lo scopo di trasformare quell’idea in una versione realistica del prodotto finale che deve essere testata in base a usabilità, funzionalità e design.
Non ci si aspetta, quindi, che un prototipo abbia tutte le caratteristiche e le funzioni di un prodotto pronto per il mercato, né che contenga tutta l’usabilità o l’estetica di un prodotto finale, ma che fornisca una rappresentazione potenzialmente funzionante di quello che potrebbe essere il prodotto finale.
“Il POC Proof of Concept afferma che un prodotto o servizio può essere o meno sviluppato e ne convalida la fattibilità tecnica. Il prototipo mostra un tentativo potenzialmente funzionante ma non raffinato del prodotto finale”
Le 10 fati del PoC.
In sintesi, quindi, mentre il Proof of Concept dimostra che un concetto di prodotto può essere realizzato, un prototipo rappresenta come sarà realizzato.
Sono tantissimi i metodi per lo sviluppo di un prototipo e l’errore concettuale più comune è proprio quello di identificare questo processo con quelli di convalida interna, che come abbiamo cercato di spiegare fin qui, hanno struttura e dinamica completamente differenti anche se orientati allo stesso risultato finale .
Partendo da questo presupposto, anche il concetto di “prodotto minimo vitale” (Minimum Viable Product) allo stesso modo non è sovrapponibile a quello di Prototipazione, ma anzi rappresenta la sintesi funzionale tra quanto emerso dal POC e quanto deve essere previsto dal modello finale. Vediamolo nel dettaglio.
Prototipazione: Che cos’è un MVP
Un “Prodotto minimo Vitale” può essere definito come la prima versione del risultato finale previsto dal processo di design cui si sta lavorando, che include solo le funzionalità basilari di cui ha bisogno per essere presentato sul mercato.
Tecnicamente, un MVP consente di creare un prodotto con caratteristiche di utilizzo minime, di svilupparlo in modo iterativo per creare un modello sempre più raffinato e vicino alla definizione del risultato finale, sottoponendolo a test specifici di usabilità e consumo da parte degli utenti, e di scongiurare il rischio di mandare in produzione qualcosa su cui nessun interlocutore sarebbe disposto ad investire.
Il concetto di “Minimum Viable Product” stato introdotto per la prima volta nel contesto del design thinking nel nel 2001 da Frank Robinson, ma è noto per essere diventato uno dei punti cardine del Metodo Lean Startup, il framework ideato da Eric Ries e Steve Blank basato sul concetto di “Build-Measure-Learn”, che mette la misurazione continua delle performance al centro del processo di sviluppo del prodotto, in base alle esigenze del cliente e con il minimo spreco di risorse.
“ Un MVP è la versione di un nuovo prodotto che permette a un team di raccogliere la massima quantità di informazioni validate sui clienti con il minimo sforzo.”
Eric Ries, The Lean Startup.
Un prodotto minimo praticabile, quindi, rappresenta lo step successivo a quello del Proof of Concept nella misura in cui, accertata la fattibilità della soluzione proposta, si passa allo sviluppo di un modello dalle funzionalità minime necessarie a convalidarne il posizionamento e la vendita.
Lo scopo principale? Testare un’idea imprenditoriale a un costo minimo per raccogliere dai consumatori i feedback necessari a migliorare sempre di più la soluzione offerta, prima di realizzare la sua versione finale.
I vantaggi di un MPV
Il rischio di sviluppare un modello con più features di quelle che effettivamente potrebbero essere utili è il motivo che rende necessario convalidare una rappresentazione funzionale con un modello MVP, definendo la roadmap di sviluppo del prodotto e guidando la sua evoluzione.
Mentre i prototipi risolvono i problemi durante le prime fasi di sviluppo, il processo iterativo di un MVP è progettato per identificare punti deboli e criticità quando il prodotto viene effettivamente testato sul mercato da parte dei cosiddetti “early adopters”.
Ragionare su dimensione MPV, infatti, consente di poter affinare l’analisi del prodotto da più punti di vista funzionale quali:
- Fattibilità del prodotto, partendo da quanto emerso con il POC
- Ipotesi di prodotto, distinguendo le features essenziali del prodotto da quelle accessorie
- Usabilità, testando continuamente tutte le evoluzioni del modello
- Domanda di mercato, intercettando le esigenze specifiche del segmento in cui si sta lavorando per lavorare sulla propria value proposition
Iniziare con una funzionalità di base, studiare le reazioni degli utenti e rimodellare il prodotto man mano in base al feedback degli utenti diventa, quindi, cruciale per individuare quelle caratteristiche distintive del prodotto in grado di soddisfare le esigenze del consumatore, creando fiducia e aspettative positive nella sua capacità di ottenere il risultato desiderato e supportare il ROI.
Lo sviluppo di un MVP garantisce questo meccanismo di buy-in, fornendo un prodotto fisico che può essere utilizzato e testato in fase preliminare e successivamente presentato al mercato come best practice verificata.
Quello MVP è, in sintesi, una metodologia sempre più usata da innovatori e designer, diventando un elemento fondamentale nello sviluppo di un prodotto innovativo, in quanto consente di ottimizzare le risorse minime a disposizione nelle sue primissime fasi di vita, interagire sin da subito con il proprio segmento di mercato, testando l’idea e validandola prima di finalizzare la sua produzione.
Prototipazione: dal PoC al MVP