Si può cambiare il mondo con dei mattoncini?
Lo scorso fine settimana, nel mio posticino, ho ospitato un corso sulla motivazione tenuto da Daniela Chiru. Io ero tra i partecipanti e per un’intensa giornata ho lavorato sui miei progetti, sulle mie esperienze, sui miei sogni attraverso i mattoncini più famosi del mondo: quelli della Lego.
Io non amo giocare, ancor meno amo i così detti “team building“, ma questa è stata un’esperienza davvero unica: col passare del tempo aumentava la mia familiarità con lo strumento e in poco meno di 8 ore sono riuscita a dare una forma a tanti pensieri che avevo dentro di me.
Così, a fine giornata, ho deciso di fare qualche domanda a Daniela, per approfondire questa tecnica curiosa, insolita e tanto efficace. Già Andrea Solimene ne parlò in questo articolo-intervista a Paola Santoro, ponendo il focus su come stimolare la creatività ed il problem solving.
La metodologia Serious Play per sviluppare nuove abilità nelle organizzazioni
Q. Daniela, nella definizione si legge “Serious Play”. Mi spieghi meglio questo binomio, all’apparenza contraddittorio?
A. La duplice natura del termine lo rende uno strumento molto potente.
PLAY: Il gioco è il nostro modo naturale di adattarci e sviluppare nuove abilità. Significa divertimento, libertà, benessere e ci prepara all’emergere delle situazioni, ci mantiene aperti alla serendipità, alle nuove opportunità.
SERIOUS: il gioco è definito come un’attività strutturata da accordi tra i giocatori, non costretta da figure autoritarie, che coinvolge la fantasia. Regole e strategia si aggiungono al gioco degli adulti che è spesso intrapreso con un obiettivo specifico.
LEGO® SERIOUS PLAY® è il nome della metodologia che utilizzo per portare la creatività, l’esuberanza e l’ispirazione del gioco nelle attività serie degli adulti all’interno delle organizzazioni.
Q. Tu arrivi dal mondo HR: formazione, recruiting, certificazione di competenze. Da cosa è nato il tuo avvicinamento a questa tecnica?
A. Lavorando nelle risorse umane, cerco di valorizzare il potenziale umano e confido nel potere della relazione come opportunità di apprendimento. Mi impegno a creare inclusione, benessere ed engagement, consentendo alle persone di esprimersi, di raggiungere obiettivi condivisi consapevolmente.
Occupandomi di ricerca e selezione, di valutazione del potenziale e interventi formativi per valorizzarlo, di happiness at work non potevo che innamorarmi di un metodo che, unito alle mie lauree specialistiche in psicosociologia e scienze della formazione, mi è di grande supporto.
Mi permette di creare e provare dei sistemi adattativi, immaginare il futuro e identificare i touch points e le soluzioni agli imprevisti partendo dalle persone, dalle loro idee, dalla loro diversità cognitiva e comportamentale.
Nei miei workshop costruiamo delle esperienze di strategia in tempo reale per le organizzazioni, valutiamo come si prendono le decisioni, qual è il grado di partecipazione delle persone nel processo decisionale, la loro motivazione.
Q. Avendo un’esperienza così variegata quale pensi che sia il vantaggio di questo strumento?
A. Da esperto certificato nella valutazione delle competenze e degli apprendimenti ho uno sguardo molto attento sulle persone e sulla cultura del lavoro.
Il World Economic Forum elenca le dieci competenze più richieste nel mondo lavorativo che verrà, a partire dal 2020, sono le soft skills. Nei workshop con la metodologia Serious Play e con altri tools innovativi che utilizzo, mi concentro sullo sviluppo delle competenze trasversali e manageriali:
1) Il problem solving in situazioni complesse. Le persone possono costruire, manipolare e analizzare un modello metaforico 3D dei problemi astratti. Lego® Serious Play® facilita l’utilizzo del pensiero laterale.
2) Pensiero critico. Lego® Serious Play® significa ascolto attivo, comunicazione, attivazione di competenze d’analisi e la valutazione delle diverse situazioni. Processi mentali di discernimento, di riflessione su aree tangibili e intangibili, attivati tramite la metodologia e le sue 7 application techniques, facilitano un giudizio solido che riconcili l’evidenza empirica con il senso comune.
3) Creatività. Le soluzioni innovative sono molto richieste dalle imprese, ne hanno la necessità per mantenersi competitive sul mercato e differenziarsi. L’atto creativo è preliminare all’atto di innovare (cioè di trasformare introducendo sistemi o metodi nuovi).
La creatività (fenomeno mentale) precede sempre l’innovazione (fenomeno economico, sociale e culturale) generando idee che, una volta condivise e adottate dalla collettività, sviluppano innovazione.
Non esiste innovazione senza creatività.
Questi sono solo pochi esempi di come utilizzo la metodologia per stimolare la motivazione, la flessibilità, la negoziazione e la valorizzazione dei talenti innati delle persone.
Q. Daniela, a quali realtà pensi sia adatto questo tipo di strumento?
A. Porto la mia valigia piena di LEGO dove ci sono persone, dove il capitale umano è riconosciuto come essenziale. Anche dove non lo è ben chiaro e lo diventa nei giorni del workshop.
La vasta rete di connessioni e relazioni complicate presenti in un’organizzazione possiamo rappresentarla su carta tramite grafici, diagrammi, senza riuscire a catturare la natura dinamica dell’azienda.
Secondo la mia esperienza, quando viene costruito un modello LEGO dell’azienda in senso sistemico, le persone vedono cose che non riuscivano a vedere prima. Possono guardare un modello metaforico 3D della loro azienda e dello scenario di riferimento e visualizzare strategie che prima erano opache e inaccessibili. Vedono loro stesse e sbloccano energie e conoscenze che non sapevano di avere. Contribuiscono e si sentono parte del processo.
Abbiamo Persone nelle scuole, dove lo sviluppo della creatività, dell’intelligenza sociale ed emotiva, di interventi learning by doing sono essenziali per la crescita dei nostri figli.
Abbiamo Persone nelle strutture sanitarie, dove il rapporto empatico medico-paziente sviluppato consapevolmente ed in modo equilibrato evita il processo di burnout del personale sanitario, mentre facilita la guarigione e l’accettazione delle terapie da parte dei pazienti.
Dove ci sono le persone, io vado. Il mio lavoro è relazione, è valore, mi arricchisce tramite un gioco serio di responsabilità, emozioni e professionalità.
Q. Mi racconti l’episodio che ti è rimasto più impresso durante uno di questi tuoi corsi?
A. Ogni persona che incontro, ogni partecipante mi resta nel cuore. Il processo è molto coinvolgente ed io assorbo positivamente le emozioni che trasmettono mentre curo la facilitazione; è una danza elegante di energie, di stimoli che profuma e respira intelligenza. Ogni persona è musica per me, è diversità.
Sentirmi dire: “Non pensavo di essere un creativo, non credevo che il gioco potesse farmi sentire di nuovo vivo, non tiravo fuori dal cassetto questo sogno perché avevo poca fiducia in me, non vedevo la soluzione al problema”
Tutti questi NON, smontati e sparsi sotto i mattoncini colorati, sono i momenti che preferisco.
Un solo episodio, non saprei, il pensiero vola al primo workshop che ho facilitato. Al momento in cui ho sentito le persone con preferenza cognitiva logico-analitica rilassarsi, entrare sul flusso. Le aspettavo sull’arcobaleno di emozioni colorate per viaggiare insieme.
Q. Posso chiederti quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A. Sorrido e mi chiedo quanto spazio abbiamo a disposizione. Sono un fiume di idee e di progetti da realizzare. Contatto tantissime realtà e spero di raccontarti nel futuro quello che riuscirò a realizzare giorno dopo giorno.
Mi piacciono le sfide e ad ogni porta che si chiude provo a costruire una finestra. Innovare non è facile, cambiare le mentalità e lottare con i bias cognitivi richiede uno sforzo enorme.
Il mio WHY è legato alla crescita e al benessere personale e professionale delle persone e i mattoncini LEGO®, insieme alle mie competenze, fungono da linguaggio comune.
Fare rete, collaborare e contribuire per far sì che le persone non siano giudicate per quello che sono o per quello che possiedono, ma essere apprezzate per la loro diversità è il mio grande progetto.
Si può cambiare il mondo con dei mattoncini?