La fine della Silicon Valley è solo click baiting
Si sente parlare ultimamente della fine della Silicon Valley. Perché si crede che la capitale mondiale della tecnologia stia morendo? E perché non è così?
La Silicon Valley, un luogo meravigliosamente… Rurale
Parliamoci chiaro, in quel di San José, fino alla metà del secolo scorso, avremmo visto una distesa erbosa degna della maremma Toscana.
Ad oggi si staglia di fronte a noi una città industriosa, nelle cui vene dei cittadini scorre innovazione. Google, Apple Inc, Hewlett-Packard, Facebook Inc, Netflix, Adobe Systems, eBay, Cisco Systems, sono solo alcuni dei principali gioielli della corona tecnologica che attornia questa località. Alcune società vantano permanenze di lunga data, altre hanno solo recentemente visto i loro natali nella città del silicio.
Cosa è successo, dunque, in questo ultimo anno per dare l’idea che sia la fine della Silicon Valley e cioè che un settantennale polo di innovazione stia decadendo?
Delocalizzazione, smart working e GenZ: le migliori scuse a cui imputare la morte delle città (e della Silicon Valley)
Date la colpa a una di queste motivazioni, oppure a tutte e tre. Che sia perché è più conveniente assumere dipendenti in altre parti del mondo, oppure che le nuove dinamiche lavorative permettano di mantenere lo staff in contatto da dovunque, in modo indistinto.
Non dimentichiamo nemmeno la sete di libertà delle nuove generazioni, a cui la vita d’ufficio risulta più una condanna a morte piuttosto che l’impiego dei sogni.
Comunque la si voglia mettere il nocciolo della questione è che le persone si spostano sempre più lontano dalla loro sede lavorativa, le nuove frontiere del lavoro lo permettono e le grandi aziende ne stanno valutando i benefici rispetto ai costi strutturali.
Ad aggiungersi è la tendenza più che comune della popolazione statunitense che nell’ultimo quinquennio ha visto un lento decremento di afflusso nelle grandi città. La migrazione tecnologica è un dato di fatto. A darcene i numeri il blog “Big Technology” che ha eseguito un’analisi basata sui dati di Linkedin.
I risultati della migrazione tecnologica dalle principali città sono riportate in questo documento: https://docs.google.com/spreadsheets/d/1DL8NjTIg5j64d2LHPatHM1arWhru7IfF/edit#gid=946328010
Come si può scoprire il rapporto lavoratori in entrata ed in uscita nella Silicon Valley del 2020 ha visto un decremento, per cui l’attuale ratio è negativo. Ovvero per 100 lavoratori che vanno via, ne arrivano 96. Ben altre 15 città hanno un ratio inferiore, fra cui New York, Chicago, Detroit e Boston.
Un decremento generalizzato, indubbiamente segnato da drammatico crollo, considerato che nel 2019 il ratio era 1.48 per San Francisco, mentre oggi 0,96.
Eppure sembra avere molto senso, il fatto che in molte città la flessione sia stata alta, ancor di più nella Silicon Valley, dove prosperano lavoratori di “ultima generazione”.
È dunque veramente un fallimento della città, o un riassestamento globale dei flussi lavorativi?
La fine della Silicon Valley è vicina? No, sta semplicemente cambiando
Il principale errore in questo discorso è credere che tutto ruoti attorno alla tecnologia e all’esserne al servizio fisicamente in un luogo specifico o meno, quando il vero protagonista dell’articolo è l’identità culturale che popola la Silicon Valley.
Le città si stanno spopolando? Sì. La Silicon Valley sta vedendo un buon numero di dipendenti, un tempo in loco, spostarsi? Sì. Ciò distruggerà l’organismo culturale ed economico che si è formato? Non credo.
La vera eredità che la Silicon Valley sta donando al mondo e tramandando ai posteri, è una formazione culturale ed economica che nei decenni non solo ha prosperato in loco, ma ha anche subìto una sua diaspora inevitabile.
Innumerevoli le persone che si sono recate in questa città per un periodo, e che tornati in patria hanno portato con loro qualcosa. Un modo di pensare, una visione del futuro e di come la società possa organizzarsi in un tessuto interattivo di innovazione.
La nuova Silicon Valley è ovunque e con più cittadini che mai
Cosa resta però “fisicamente” in quella città?
Oltre ad ancora i principali e più prestigiosi head-quarters di tech ed innovazione, resta una società fatta di persone che sono cresciute all’interno di questo sistema e che ne tramanderanno senza ombra di dubbio lo spirito.
Concludendo, se in un gioco mondiale ognuno di noi potesse segnare la sua città di “appartenenza” al di là di barriere e nazioni, una sorta di cittadinanza digitale, forse scopriremmo che il popolo della Silicon Valley è più grande che mai.
LA fine della Silicon Valley. Approfondimenti e riferimenti utili:
- https://www.oreilly.com/radar/the-end-of-silicon-valley-as-we-know-it/
- https://www.forbes.com/sites/timbajarin/2021/02/23/the-death-of-silicon-valley-is-highly-exaggerated-again/
- https://bigtechnology.substack.com/p/where-tech-workers-are-moving-new
- https://thenewstack.io/are-tech-workers-fleeing-silicon-valley-heres-what-the-data-shows/
La fine della Silicon Valley è solo click baiting