Dove nasce e muore l’innovazione
Per innovare ci sono aspetti chiave che ogni leader deve tener presente. Se si tralasciano, laddove nasce l'innovazione, può anche morire.
Se da una parte ci sono sempre più aziende che si avvicinano al paradigma dell’open innovation avviando progetti di co-innovazione con startup, laboratori di idee e hackathon (secondo il report “Open Innovation Outlook Italy 2022”, la tendenza ad avviare progetti di innovazione aperta è in costante ascesa), dall’altra, è inutile nascondere che sono veramente poche quelle che disegnano e organizzano queste iniziative pensando a uno scenario di lungo termine.
Il futuro di ogni azienda dipende da quanto innova nel presente, e da se è in grado di stimolare, generare e accelerare l’innovazione internamente tramite le sue persone.
Dunque, se alla domanda “Perché innovare?” hai già dato risposta e concordi con me sul fatto che l’innovazione è una questione di sopravvivenza e non più solo un optional, scommetto che potresti avere ancora qualche perplessità e qualche dubbio nel rispondere a un quesito più forte: “La mia organizzazione è pronta a innovare?“
Proviamo a inquadrare alcuni aspetti chiave che necessariamente ogni leader deve tener presente, quando vuole fare innovazione, per evitare di far morire rapidamente la fiamma dell’evoluzione.
Innovare non è un’azione di marketing
Corporate accelerator, innovation lab, call4startup e hackathon sono le azioni principali che le aziende mettono in campo per innovare. In molti casi sono azioni legate a obiettivi di networking e posizionamento, il cui budget proviene dal dipartimento Marketing.
Ma se un acceleratore di idee è pensato e strutturato per soli scopi di visibilità, le pratiche e il know-how non emergeranno e non si radicheranno internamente. Le aziende, ad esempio, non devono scegliere le startup per raccontare un’affascinante storia ai media, ma per attivare sviluppo congiunto di prodotti, di soluzioni e di tutto ciò che possa rispondere alle sfide aziendali.
L’innovazione tra presente e futuro
A pensarci bene, l’innovazione in azienda è un paradosso perché vede leader e entrepreneur – ossia i dipendenti con mindset imprenditoriale e creativo – innovare per il futuro dell’azienda in una “macchina” progettata per il presente e concentrata sul core business.
Si tratta, in realtà, di un paradosso complesso: far ricerca mentre sei in piena execution, creare nuovi prodotti gestendo gli attuali, fallire velocemente per imparare velocemente, ma generare subito profitto. Il rapporto tra la dimensione presente e quella futura è sempre un dialogo e mai un ossimoro.
L’innovazione porta a una trasformazione
Un’azienda che innova è un’azienda che si apre alla trasformazione di processi, cultura, mindset, prodotti, servizi e modelli di business. E tale è l’assunto alla base di tutto.
Un percorso di innovazione può però generare benefici se si riesce ad attuare in primis la trasformazione delle persone e dei loro mindset.
Si tratta del lato umano di un’azienda che, per definizione, tende a rimanere perplesso o immobile rispetto ai cambiamenti. Ciò si nota con particolare enfasi quando un’azienda ha delle pratiche molto consolidate e un andamento stabile, mentre è un fenomeno che si avverte di meno quando si è in una situazione di crisi in cui gli equilibri consolidati crollano.
L’innovazione non deve essere sexy per funzionare
Sono stato rapito da questa affermazione leggendo di recente un articolo di Board of Innovation, società internazionale di consulenza all’innovazione, in cui l’autore evidenzia alcuni elementi chiave alla base del fare innovazione.
L’ossessione verso il cliente (più spesso quello esterno – consumer – e raramente quello interno – employee) e la risoluzione dei suoi problemi sono i principali motivi che spingono ogni organizzazione a innovare.
La prassi, tuttavia, prevede una progettazione dell’innovazione in silo e ancora legata alla logica dei dipartimenti R&D, senza l’adozione di un approccio aperto e collaborativo, finalizzato all’apprendimento continuo e alla pratica.
Secondo dati del MIT, ogni anno vengono sprecati oltre 100 miliardi di dollari in spese per l’innovazione. Uno spreco dovuto principalmente all’assenza di processi, sistemi e modelli che possano innestare l’innovazione in azienda.
Nella mia esperienza, ho notato alcuni fenomeni che si presentano ogni qualvolta c’è in atto un progetto di innovazione con acceleratori e startup. Partendo dal presupposto che una corporate non è una startup, e non può agire come tale, la prima grande sfida è stabilire un codice di comunicazione uguale tra i due mondi.
Corporate e startup parlano lingue differenti, usano schemi e metodologie spesso opposte e, ancor più importante, hanno sensibilità e una percezione del tempo spesso poco compatibili. C’è un’asimmetria che è – dichiaratamente – nota, ma che solo una volta sperimentata diventa comprensibile a fondo.
Spesso progetti di co-innovazione con startup si scontrano con la rigidità dei processi, la resistenza del middle management, i bias cognitivi di alcuni figure chiave in azienda, l’assenza di risorse e budget dedicati, gli approcci e il gap culturale tra generazioni e cluster di persone. Laddove nasce l’innovazione, si rischia anche di assistere alla sua fine prematura.
Alcuni articoli per approfondire il tema innovazione:
- La cultura dell’innovazione è nelle mani giuste? https://spremutedigitali.com/cultura-innovazione
- Esiste una formula magica per l’innovazione? https://spremutedigitali.com/formula-innovazione
- Scopri il framework per condurre l’innovazione in azienda https://spremutedigitali.com/framework-innovazione-azienda
La tua azienda è davvero pronta per l’innovazione?
Tendayi Viki, esperto di corporate innovation e autore di interessanti contributi tra cui questo articolo letto di recente, sottolinea come la maggior parte delle aziende inizia a lavorare sull’innovazione senza prendersi il giusto tempo per valutare quanto effettivamente si sia in grado di coltivare l’innovazione stessa.
Per trasformare l’innovazione da una serie di progetti scollegati a un processo continuativo e sistemico, i leader devono mettere in atto strutture e processi adeguati e creare l’ambiente giusto.
Viki individua tre pilastri:
- un supporto della leadership affinché venga garantita una visione condivisa, un budget dedicato e un coinvolgimento attivo dei leader;
- una progettazione organizzativa che assicuri priorità, legittimità delle azioni e un sistema di incentivi differenziato dal core business;
- delle pratiche per l’innovazione che definiscano gli strumenti, lo sviluppo delle competenze e la gestione dei processi legati all’innovazione.
L’innovazione è di sicuro il motore principale della crescita futura per tutte le organizzazioni di oggi. Tuttavia, prima di avviare una serie di progetti, i responsabili devono assicurarsi che i loro team siano pronti a supportare e maneggiare l’innovazione.
Se non si creano queste condizioni di partenza, i progetti innovativi rischiano di fallire molto velocemente, lasciando cicatrici importanti nella cultura delle persone.
Prima di seminare grandi idee, dobbiamo assicurarci che il terreno sia fertile e che ci siano i nutrienti giusti per alimentare l’innovazione. Laddove nasce l’innovazione, può anche morire.
Dove nasce e muore l’innovazione