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Come cambia il luogo di lavoro nel prossimo futuro?

luogo di lavoro nel futuro

L'approccio delle aziende al remote working è cambiato radicalmente, per questo saranno costrette a rivedere il concetto di luogo di lavoro nel futuro.

L’emergenza coronavirus sta cambiando radicalmente il modo in cui le aziende si approcciano al remote working. La transizione verso il lavoro a distanza è iniziata diversi anni fa, ma nell’ultimo periodo ha subito una forte accelerazione che probabilmente non si esaurirà con la fine della pandemia. Le aziende saranno costrette a rivedere il loro concetto di luogo di lavoro, per rispondere in modo concreto ed efficace alle richieste di chi vorrà lavorare da remoto.
Di questo ho voluto parlarne con Sampath Sowmyanarayan, President, Global Enterprise, Verizon Business.

Come cambia il luogo di lavoro del futuro in funzione del remote working

Q. Salve Sampath, la ringrazio per essere qui su Spremute Digitali. In che modo è evoluto il lavoro a distanza durante l’emergenza Covid-19?

Sampath Sowmyanarayan

Sampath Sowmyanarayan


A. Negli ultimi anni il remote working è diventato imprescindibile per le aziende. Sempre più lavoratori scelgono di lavorare da casa, molti lavorano fuori dall’ufficio, magari mentre stanno viaggiando; ma anche di fronte a questa evoluzione nessuno avrebbe potuto immaginare l’enorme accelerazione causata dall’emergenza COVID-19.
Fino alla comparsa del nuovo coronavirus, molte aziende e organizzazioni globali erano ancora estremamente legate al concetto di ufficio, inteso come spazio fisico all’interno del quale svolgere il proprio lavoro. Le motivazioni di questo legame sono dovute prevalentemente all’età media del management aziendale, spesso composto da baby boomer, ma anche alla longevità di molte imprese, che sono state create nel secolo scorso, prima dell’avvento degli smartphone, dei personal computer e di internet.
Proprio questa forte connessione fra ufficio e lavoro ha spesso determinato in passato dei preconcetti nei confronti del remote working, in materia di produttività e motivazione delle risorse.
L’emergenza Covid-19 ha generato un vero e proprio terremoto. Lo possiamo vedere anche dai dati relativi alla domanda di tecnologie per il lavoro a distanza: prendendo ad esempio il periodo che va dalla fine di marzo all’inizio di aprile 2020, è stato registrato un notevole incremento nell’utilizzo dei tool di collaboration +47%, delle VPN +40% e degli strumenti per il video-conferencing +33%. Di fatto siamo di fronte a una vera e propria ondata, la terza su un totale di quattro, che registra un sensibile incremento del lavoro da remoto.
Oggi per le aziende che vogliono garantire la propria business continuity, il remote working non è più né un lusso né un’opzione secondaria, ma un’esigenza a cui dare risposte concrete.
I datori di lavoro dovranno saper sfruttare questa “nuova normalità” in un’ottica di maggiore sostenibilità a vantaggio delle loro organizzazioni.

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luogo di lavoro

La quarta ondata di incremento di remote working sarà determinata dal “new normal”

Q. Ha parlato di una quarta ondata di remore working, di cosa si tratta? 

A. Se la terza ondata di lavoro a distanza è stata generata dal Covid-19, con molte aziende tradizionali che hanno faticato per adattarsi nel breve periodo alla situazione, la quarta ondata di incremento di remote working sarà determinata dal “new normal, che si sta delineando con la fine dell’emergenza.
Appare chiaro che la normalità post Covid-19 sarà molto differente da quella che abbiamo conosciuto finora. Secondo ciò che sostiene il Boston Consulting Group in un recente white paper, il remote working cambierà in modo significativo il luogo di lavoro.
Aumenteranno i contratti di collaborazione flessibile e le aziende, se vorranno trarre da questa nuova situazione dei vantaggi di tipo competitivo, dovranno affrontare e risolvere una serie di problematiche che coinvolgono tecnologia, persone e processi di business.
Per quanto riguarda la tecnologia, l’intelligenza artificiale, il machine learning e le altre emerging technology verranno impiegate sempre di più in settori chiave.
I lavoratori che operano da remoto avranno necessità di poter entrare in contatto con esperti, di veder risolti i problemi legati alla sicurezza e alla privacy (pensiamo agli operatori di call center), di poter monitorare test ed esami (questo vale soprattutto per gli insegnanti).
Sarà importante partire dalle esigenze degli utenti per creare una user experience che, anche attraverso le tecnologie, possa ridisegnare il nuovo ambiente di lavoro per renderlo semplice e funzionale.

Q. Quali sfide si troveranno di fronte i CIO per affrontare questo “new normal”? 

A. Una forza lavoro che opera da remoto rappresenta per i c-level aziendali una sfida enorme. Oggi più che mai, CIO, CHRO e CISO sono chiamati a lavorare insieme, per affrontare le tante problematiche che possono scaturire dal cambiamento epocale che stiamo vivendo.
In particolare il Chief Information Officer deve essere un attore primario e proattivo in questo cambiamento. Spesso i CIO si trovano a dover far fronte a situazioni nuove e imponderabili. Ma nella maggior parte dei casi i piani per garantire la business continuity sono tarati su emergenze regionali e locali e, di solito, si occupano di come le aree non colpite possano colmare il rallentamento delle altre. L’emergenza Covid-19, con la sua natura globale, non ha avuto precedenti e ha trovato molti CIO totalmente impreparati.
Per il lavoro a distanza post Covid-19, il ruolo del CIO rimane centrale e a trecentosessanta gradi. L’esigenza principale è quella di concentrarsi sulle innovazioni tecnologiche che possano aiutare a supportare la quarta ondata di remote working, risolvendo le problematiche riscontrate durante il periodo precedente.
La preparazione sarà l’elemento fondamentale, che permetterà ai CIO e, di conseguenza, alle aziende di poter rispondere a tutta una serie di nuove considerazioni:

  • L’infrastruttura per l’accesso a distanza è tanto solida da garantire alla maggioranza dei lavoratori la possibilità di operare da remoto?
  • Le app utilizzate per il core business aziendale sono pronte per il cloud?
  • Gli strumenti di collaboration utilizzati possono supportare l’incremento del traffico mentre gli utenti si spostano su soluzioni di collaborazione virtuale?
  • Il “nuovo ufficio” è compliant sul piano della security?

In particolare, spostando l’ufficio sui device utilizzati dai dipendenti, la sicurezza diventerà un tema sempre più centrale per tutelare i dati, siano essi di clienti, finanziari o personali. Già nei mesi dell’emergenza, abbiamo assistito a un notevole incremento dei crimini informatici legati proprio al Covid-19.
I Chief Information Officer devono impostare adesso tutti quei cambiamenti che permetteranno alle loro aziende di affrontare il “new normal”, ottenendo da questo un vantaggio competitivo utile per il loro business.


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