Corporate Innovation
L’emergenza coronavirus sta cambiando radicalmente il modo in cui le aziende si approcciano al remote working. La transizione verso il lavoro a distanza è iniziata diversi anni fa, ma nell’ultimo periodo ha subito una forte accelerazione che probabilmente non si esaurirà con la fine della pandemia. Le aziende saranno costrette a rivedere il loro concetto di luogo di lavoro, per rispondere in modo concreto ed efficace alle richieste di chi vorrà lavorare da remoto.
Di questo ho voluto parlarne con Sampath Sowmyanarayan, President, Global Enterprise, Verizon Business.
Sampath Sowmyanarayan
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La quarta ondata di incremento di remote working sarà determinata dal “new normal”
A. Se la terza ondata di lavoro a distanza è stata generata dal Covid-19, con molte aziende tradizionali che hanno faticato per adattarsi nel breve periodo alla situazione, la quarta ondata di incremento di remote working sarà determinata dal “new normal”, che si sta delineando con la fine dell’emergenza.
Appare chiaro che la normalità post Covid-19 sarà molto differente da quella che abbiamo conosciuto finora. Secondo ciò che sostiene il Boston Consulting Group in un recente white paper, il remote working cambierà in modo significativo il luogo di lavoro.
Aumenteranno i contratti di collaborazione flessibile e le aziende, se vorranno trarre da questa nuova situazione dei vantaggi di tipo competitivo, dovranno affrontare e risolvere una serie di problematiche che coinvolgono tecnologia, persone e processi di business.
Per quanto riguarda la tecnologia, l’intelligenza artificiale, il machine learning e le altre emerging technology verranno impiegate sempre di più in settori chiave.
I lavoratori che operano da remoto avranno necessità di poter entrare in contatto con esperti, di veder risolti i problemi legati alla sicurezza e alla privacy (pensiamo agli operatori di call center), di poter monitorare test ed esami (questo vale soprattutto per gli insegnanti).
Sarà importante partire dalle esigenze degli utenti per creare una user experience che, anche attraverso le tecnologie, possa ridisegnare il nuovo ambiente di lavoro per renderlo semplice e funzionale.
A. Una forza lavoro che opera da remoto rappresenta per i c-level aziendali una sfida enorme. Oggi più che mai, CIO, CHRO e CISO sono chiamati a lavorare insieme, per affrontare le tante problematiche che possono scaturire dal cambiamento epocale che stiamo vivendo.
In particolare il Chief Information Officer deve essere un attore primario e proattivo in questo cambiamento. Spesso i CIO si trovano a dover far fronte a situazioni nuove e imponderabili. Ma nella maggior parte dei casi i piani per garantire la business continuity sono tarati su emergenze regionali e locali e, di solito, si occupano di come le aree non colpite possano colmare il rallentamento delle altre. L’emergenza Covid-19, con la sua natura globale, non ha avuto precedenti e ha trovato molti CIO totalmente impreparati.
Per il lavoro a distanza post Covid-19, il ruolo del CIO rimane centrale e a trecentosessanta gradi. L’esigenza principale è quella di concentrarsi sulle innovazioni tecnologiche che possano aiutare a supportare la quarta ondata di remote working, risolvendo le problematiche riscontrate durante il periodo precedente.
La preparazione sarà l’elemento fondamentale, che permetterà ai CIO e, di conseguenza, alle aziende di poter rispondere a tutta una serie di nuove considerazioni:
In particolare, spostando l’ufficio sui device utilizzati dai dipendenti, la sicurezza diventerà un tema sempre più centrale per tutelare i dati, siano essi di clienti, finanziari o personali. Già nei mesi dell’emergenza, abbiamo assistito a un notevole incremento dei crimini informatici legati proprio al Covid-19.
I Chief Information Officer devono impostare adesso tutti quei cambiamenti che permetteranno alle loro aziende di affrontare il “new normal”, ottenendo da questo un vantaggio competitivo utile per il loro business.
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