Blockchain non profit: UNICEF e altri esempi di cripto filantropia
UNICEF e altri esempi di enti filantropici aiutano a comprendere come funziona la Blockchain non profit.
Blockchain non profit: cos'è il fenomeno della cripto filantropia e quali sono le prospettive? Il caso Blockchain UNICEF e altri esempi.
Nel 2022 potremmo assistere a un vero boom per la cripto filantropia. Di cosa si tratta? Di donazioni a enti e organizzazioni non profit mediante NFT (Non Fungible Token). Ma davvero criptovalute e filantropia andranno sempre più di pari passo? Per rispondere a questa domanda, entriamo nel merito del caso di UNICEF: una delle poche organizzazioni di beneficenza che non soltanto riceve, ma anche detiene e distribuisce criptovaluta.
UNICEF è il caso più eclatante, ma non è il solo. Altri esempi di enti filantropici ci aiuteranno a capire come funziona la Blockchain non profit, fenomeno di nicchia, ma in forte crescita.
Come funziona la Blockchain non profit?
Il nuovo corso della Blockchain ha un volto umano. I grandi temi – come sostenibilità ambientale, equità sociale e cambiamenti climatici – sono diventati il focus per gli sviluppatori. Abbiamo recentemente raccontato la storia di due startup che hanno realizzato una piattaforma con tecnologia Blockchain per ridurre l’uso della plastica.
Ebbene, la Blockchain non profit fa un passo ulteriore. Le organizzazioni e gli enti danno modo di partecipare ai progetti filantropici, donando NFT. I token digitali sono del resto i più noti “prodotti” collegati alla suddetta tecnologia.
Blockchain e filantropia: dati e previsioni
Secondo The Giving Block, una delle principali piattaforme dedicate alle donazioni di “valuta” crittografica, nel 2022 la stima è di raccogliere l’equivalente di 1 miliardo di UDS in Bitcoin e altre criptovalute. I fondi saranno destinati alle missioni degli enti affiliati.
La cifra secondo il co-fondatore Alex Wilson è notevole, eppure realistica, perché proporzionata al valore complessivo del mercato delle criptovalute: 3 trilioni di USD e 200 milioni di utenti/possessori.
Il salto compiuto da The Giving Block conferma che l’obiettivo è sfidante, ma possibile: nel 2020 la società ha iniziato con appena 100 clienti attivi, attualmente sono circa 1.200 e nel 2021 sono stati raccolti oltre 100 milioni di USD in criptovaluta.
Se il numero dei possessori di NFT manterrà il trend di crescita, raddoppiando praticamente ogni anno, la cripto filantropia diventerà sempre più rilevante.
Stando alla tipologia di progetti di The Giving Block, non è azzardato ipotizzare che la rilevanza della cripto filantropia sia da analizzare non tanto in termini di numero complessivo di donatori, quanto in termini di valore delle singole donazioni.
Così si spiega il lancio annunciato a dicembre 2021 di quella che è stata definita “la prima esperienza di donazione premium in criptovaluta”: The Giving Block consente ai clienti, con ingente patrimonio netto, di effettuare donazioni anonime, anche a più organizzazioni con una singola transazione.
La beneficienza apre alla Blockchain
The Life You Can Save è un’organizzazione non profit attiva contro la povertà. In collaborazione con The Giving Block ha cominciato a raccogliere donazioni in NFT. Alla fine del 2021 erano più di 40 le criptovalute su Blockchain accettate, per offrire supporto ai progetti seguiti dall’ente. E i primi risultati sembrano dare ragione a questa scelta.
Durante un evento contro la povertà in Liberia, The Life You Can Save e GiveDirectly hanno insieme raccolto circa 920.000$ in criptovaluta. Motivo per il quale Jon Behar, consulente strategico di The Life You Can Change, ha dichiarato che il gruppo ha pianificato altri appuntamenti simili nel 2022, con vari enti filantropici.
Anche Fidelity Charitable accetta offerte in criptovaluta. In questo caso parliamo del principale donatore di sovvenzioni negli USA: società fondata nel 1991, ha distribuito 10,3 miliardi di dollari a vari enti di beneficenza nel 2021. Parte di queste sovvenzioni sono frutto di donazioni in criptovaluta: circa 274 milioni di dollari, stando a quanto riferisce l’organizzazione.
Per quale motivo la Blockchain e le criptovalute non possono più essere ignorate dalle organizzazioni filantropiche e dagli enti non profit?
Una ricerca di William Luther, professore associato di economia presso la Florida Atlantic University, ha rilevato come i primi investitori in criptomonete siano desiderosi di condividere parte della ricchezza accumulata. Magari devolvendola per una buona causa.
Dal momento che la finanza DeFi ha creato nuovi ricchi e poiché quella ricchezza è in gran parte in token, ne consegue che la condivisione avviene in cripto e non in moneta FIAT.
Maxi donazioni in criptovalute
Una conferma di quanto sopra arriva dalle maxi donazioni in criptovalute. A marzo 2020, Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter ha raccolto 2,9 milioni di USD vendendo un NFT del primo tweet pubblicato dal social media “cinguettante”. Dorsey ha poi convertito i proventi in Bitcoin prima di donare a GiveDirectly per gli sforzi contro la povertà in Africa.
A maggio 2021 il co-fondatore della Blockchain Ethereum, Vitalik Buterin, ha donato il corrispettivo di 1,2 miliardi di dollari (50 trilioni di token) al Crypto Covid Relief Fund dell’India.
Cripto filantropia: roba da ricchi?
La cripto filantropia, così come analizzato negli esempi sopra riferiti, ha una evidente localizzazione geografica negli USA.
Per quale motivo la Blockchain filantropica ha successo negli Stati Uniti? Le ragioni sono molteplici e non tutte hanno un fondamento esclusivamente umanitario. Negli USA le donazioni in criptovaluta portano ingenti vantaggi fiscali.
L’Internal Revenue Service (IRS), infatti, classifica la criptovaluta come “bene di proprietà”. Ciò significa che chi dona, riceve una detrazione fiscale commisurata all’equo valore di mercato della criptovaluta ed evita l’imposta sulle plusvalenze. L’imposta sulla plusvalenza sarebbe invece dovuta se si effettuasse la donazione dopo aver venduto criptovaluta.
In ogni caso la crescita del potenziale filantropico delle criptovalute è un dato di fatto e tale tendenza, in un certo senso, legittima il mercato dei token agli occhi di una platea più ampia.
Del resto è più difficile affermare che la Blockchain e le criptovalute, per quanto immateriali, non sono qualcosa di reale, se vengono usate per fare del bene tangibile.
Volatilità e sostenibilità: limiti per la cripto filantropia?
Il professor William J. Luther, già citato, ha evidenziato nei suoi studi di settore due rischi per lo sviluppo della cripto filantropia:
- la volatilità delle criptovalute
- la quantità di energia necessaria per creare le crypto e per verificare le transazioni.
Per quanto riguarda la volatilità è un elemento che accompagna il fenomeno finanziario della criptovaluta Blockchain dall’inizio della sua recente storia. Basti pensare che il valore di un singolo Bitcoin è arrivato fino a un massimo storico di oltre 68.000$ in ottobre 2021, e oggi mentre scrivo vale meno di 40.000$.
Ma, dal momento che in questo articolo ci si sofferma sulle azioni a fondo benefico della moneta crittografica, la domanda più stringente è quella relativa alla sostenibilità.
Ricordiamo che nel processo di produzione dei Bitcoin, l’algoritmo della Blockchain ha bisogno di una potenza di calcolo molto alta, sia nella fase di mining (estrazione delle monete), sia nella fase di controllo sui blocchi della catena (leggi qui come funziona la Blockchain).
Secondo i dati del Bitcoin Electricity Consumption Index (Università di Cambridge), la struttura per la creazione di Bitcoin consuma circa 134 Terawattora, un dato che può essere equiparato al consumo di una nazione di medie dimensioni.
Quanto può essere etica una valuta che danneggia l’ambiente e che contribuisce all’aggravamento della crisi climatica?
The Life You Can Save sul suo sito Web riconosce che, in particolare, Bitcoin utilizza un sistema ad alto fabbisogno energetico per attivare le sue reti, ma afferma anche che altri token utilizzano metodi più sostenibili.
UNICEF ha riferito tramite le parole di Sunita Grote, manager dell‘Innovation Fund, che l’agenzia sta monitorando da vicino l’impatto ambientale della criptovaluta.
Blockchain non profit: il caso UNICEF
Abbiamo appena menzionato UNICEF: una delle principali organizzazioni per la tutela dei bambini nel mondo. A gennaio 2022, per il 75° anniversario di fondazione dell’agenzia, è stata lanciata la raccolta di NFT su Blockchain Ethereum.
La finalità dei fondi è quella di sostenere i tanti progetti attivati dall’agenzia, fra i quali anche le iniziative Giga. Queste ultime sono rivolte alla diffusione della connettività, ovvero a consentire l’accesso alle informazioni online per bambini e giovani facenti parte dei circa 2,9 miliardi di persone che non hanno Internet.
In particolare, Giga vuole diminuire il divario digitale e connettere le scuole di ogni Paese del mondo al Web, in modo tale che questo strumento di informazione e di formazione sia disponibile in modo equo.
CryptoFund UNICEF: cosa è?
UNICEF si è avvicinata al mondo della tecnologia Blockchain già da qualche anno. Nell’ottobre 2019 è stato istituito il CryptoFund UNICEF: un mezzo finanziario che permette all’organizzazione di ricevere, possedere ed erogare criptovaluta.
Il primo nel suo genere fra le varie agenzie facenti capo alle Nazioni Unite: si tratta di un fondo prototipo che offre l’opportunità di esplorare l’uso delle valute digitali e della finanza digitale.
Il CryptoFund fa parte dell’Innovation Fund di UNICEF e gestisce sia Bitcoin, sia Ethereum. Fino a oggi l’Innovation Fund ha totalizzato donazioni in valuta FIAT (quasi 35 milioni di USD) e criptovalute (2267 ETH e 8 BTC). Il totale delle donazioni in token ammonta a quasi 6 milioni di dollari.
Innovation Fund UNICEF e startup Blockchain
I progetti dell’Innovation Fund non si limitano però alla cripto beneficienza, in forma di donazioni, ma mirano anche a sviluppare progetti Web che abbiano un potenziale impatto migliorativo sui bambini di tutto il mondo. Così si spiega l’investimento di oltre 300.000 USD in tre startup Blockchain (Leaf Global Fintech, Rumsan e Xcapit), attive nei mercati emergenti.
Per esempio Leaf Global Fintech, con sede in Ruanda, ha ricevuto 48.900$ e ETH 20,69 (51.700$) per il Leaf Wallet su Blockchain Stellar. Tale portafoglio digitale consente agli utenti dell’Africa orientale di depositare denaro in più valute, pagare beni e servizi, ottenere micro prestiti e scambiare valute.
Rahat, progetto Blochchain della società nepalese Rumsan, ha ricevuto 100.000$ per l’implementazione della piattaforma che utilizza i token per semplificare la distribuzione degli aiuti umanitari. In pratica la dashboard Rahat dà modo alle organizzazioni umanitarie di assegnare ai beneficiari i token dei fondi di soccorso, poi riscattabili dai fornitori locali che partecipano al progetto.
La startup di criptovaluta Xcapit ha sede in Argentina e ha ricevuto ETH 43,78 (110.000$) per la sua piattaforma Blockchain avente come scopo quello di creare una cultura del risparmio e di promuovere l’educazione finanziaria tra i giovani del Sudamerica.
CryptoFund UNICEF e inclusione finanziaria
L’esempio di UNICEF consente di capire in quale modo il mondo non profit si sta avvalendo della finanza DeFi e delle criptovalute.
Da un lato la cripto filantropia facilita le donazioni per chi ha investito in token e cerca il modo di devolvere alle cause umanitarie (per vari motivi) parte della propria ricchezza. Dall’altro la Blockchain, in qualità di tecnologia open source, rimuove gli intermediari finanziari e agevola l’inclusione nel mercato anche di chi ha meno possibilità.
Concludiamo con un pensiero della Grote (Innovation Fund di UNICEF):
Nella dimensione tecnologica le startup innovative, come quelle Blockchain, competono per acquisire prospetti. Le risorse in criptovalute permettono di attrarre talenti nel mercato globale, perché danno modo di effettuare transazioni finanziarie facilmente e senza confini.
Sunita Grote, manager dell‘Innovation Fund UNICEF.
Sitografia
https://www.ledgerinsights.com/unicef-invests-300000-in-blockchain-startups
Blockchain non profit: UNICEF e altri esempi di cripto filantropia