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Che cos’è ChatGPT

ChatGPT è ormai da mesi al centro del dibattito pubblico e, a volte, anche di quello politico. Ma come funziona la piattaforma d’intelligenza artificiale conversazionale e servono particolari abilità per utilizzarla? Scopriamo la storia di ChaGPT, le evoluzioni in corso, le preoccupazioni sul lavoro dovute a un’AI così avanzata e il suo rapporto già complesso con Google.

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Non si può dire che ChatGPT, l’intelligenza artificiale conversazionale di OpenAI, non sia il fenomeno informatico e mediatico del momento. In pochissimi mesi la sua fama si è allargata a macchia d’olio, diventando un vero e proprio fenomeno sociale: della “chat intelligente”, così come spesso viene impropriamente definita, se ne parla sui quotidiani, nei salotti televisivi e in ogni angolo del web.

Eppure, per quanto se ne parli, non tutti sono davvero a conoscenza di ciò che davvero sia ChatGPT. Come è nata, come funziona, quali capacità ha raggiunto nel tempo?

Come già accennato, ormai ChatGPT ha superato abbondantemente lo status di utile strumento per informatici e appassionati, diventando un vero e proprio fenomeno pop.

Tanto che c’è chi la usa per generare meme social, chi per scrivere improbabili canzoni e chi, invece, per rendere le ricerche web più agevoli. Di seguito, tutte le caratteristiche di un’intelligenza artificiale che, volente o nolente, sta portando un intero settore a cambiare volto.

Cosa è ChatGPT

ChatGPT – acronimo di Chat Generative Pre-Trained Trasformer –  è un’intelligenza artificiale conversazionale, proposta agli utenti sotto forma di chatbot. È stata sviluppata da OpenAI, l’organizzazione senza fini di lucro per la ricerca sull’intelligenza artificiale, e si basa su un complesso sistema di machine learning.

La caratteristica principale di ChatGPT è quella di utilizzare un linguaggio completamente naturale, comprensibile, multilingua e basato su grammatica e ortografia reale, ovvero quella correntemente utilizzata dalle persone.

Ancora, è in grado di interpretare in modo estensivo le richieste degli interlocutori, anche analizzando informazioni di contesto.

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L’intelligenza artificiale conversazionale di OpenAI è in grado di eseguire una lunghissima varietà di compiti, che tendono ad aumentare in numero e affidabilità al crescere con le stesse interazioni con gli utenti, data appunto la possibilità di approfittare di avanzate tecnologie di machine learning.

Una caratteristica che ha permesso alla chatbot di soddisfare le più svariate richieste: oggi può scrivere interi articoli di quotidiano o pezzi per blogging, canovacci di libri e intere sceneggiature, eseguire del coding di base nei principali linguaggi di programmazione, pianificare le strategie di lancio per i social network, eseguire il wireframing per le attività di UX Design e molto altro ancora.

Ed è talmente raffinata che, come spiegato in un precedente articolo, non solo è riuscita a produrre pamphlet scientifici in modo completamente autonomo, ma anche di superare le rigidissime regole dei revisori delle riviste di settore.

Come e quando nasce ChatGPT

Potremmo definire ChatGPT come la naturale evoluzione del lavoro condotto da OpenAI dal 2015 a oggi, sul fronte delle intelligenze artificiali conversazionali. Il gruppo si è infatti concentrato a lungo sui modelli linguistici GPT (Generative Pre-Trainer Transformer) autoregressivi, basati sul deep learning e sul machine learning per la produzione di testi sovrapponibili al linguaggio naturale umano.

Con l’arrivo delle specifiche GPT-3 e GPT-3.5, il modello conversazionale di OpenAI si è dimostrato sufficientemente avanzato per portare alla nascita di uno strumento accessibile a tutti, basato appunto sulla conversazione naturale. Per ottenere questo risultato, il gruppo si è concentrato su due principali strategie:

  • un modello linguistico di rinforzo supervisionato, in cui gli stessi ricercatori hanno “alimentato” l’apprendimento di ChatGPT, affinché potesse apprendere tutti i fondamenti del linguaggio umano;
  • un modello linguistico di apprendimento non supervisionato che, tramite il machine learning, ha permesso all’intelligenza artificiale di apprendere e mettersi alla prova con il linguaggio umano, aumentando di volta in volta le proprie performance.

Il 30 novembre del 2022 un primo prototipo è stato reso pubblicamente disponibile, diventando da lì a poco un vero e proprio fenomeno di massa. E questa intelligenza artificiale si è immediatamente distinta da progetti analoghi lanciati nel corso degli ultimi anni, mostrando risultati in test standardizzati raramente raggiunti prima.

ChatGPT risulta infatti un chatbot più verboso rispetto ai suoi predecessori, fornisce risposte più pertinenti ed è attento alla sicurezza delle stesse risposte, per cercare di non riferire informazioni false, fuorvianti o legate a teorie del complotto erroneamente valutate dall’intelligenza artificiale stessa come veritiere.

Come funziona ChatGPT e come accedervi

A fronte dell’estrema complessità che caratterizza il cuore di ChatGPT, l’esperienza per l’utente è immediata, familiare e accessibile. L’intelligenza artificiale conversazionale si presenta infatti come una normale chat, dall’aspetto decisamente minimale e minimalista nella sua interfaccia, affinché possa essere utilizzata anche da chi non dispone di particolari competenze.

Il funzionamento, d’altronde, è immediato: l’utente si limita a fare domande al chatbot, oppure a impartire ordini, in un linguaggio del tutto naturale.

come accedere a chatgpt

Non è nemmeno necessario prestare particolare attenzione né alla punteggiatura né alla grammatica poiché, essendo ChatGPT appositamente pensata per un’interazione il più possibilmente umana, è in grado di comprendere ciò che viene richiesto anche quando non vi è particolare chiarezza o correttezza espositiva.

Posta la richiesta all’intelligenza artificiale, il software elabora le informazioni raccolte e fornisce una risposta sotto forma di testo. Il tutto semplicemente approfittando di una comune finestra del browser, quindi senza la necessità di installare alcun software.

Ma come si accede a ChatGPT? Approfittare delle funzionalità dell’intelligenza artificiale conversazionale di OpenAI è decisamente semplice: basta collegarsi al sito ufficiale, scegliere l’opzione “Try ChatGPT” (“prova ChatGPT”) e registrare un account, se già non lo si possiede. In questa fase, il servizio è offerto gratuitamente, tuttavia OpenAI ha da poco presentato ChatGPT Plus, una versione del chatbot con funzioni esclusive dedicata agli utenti paganti.

L’abbonamento a ChatGPT Plus, dal costo di circa una ventina di dollari al mese, garantisce l’accesso anticipato alle nuove funzionalità del servizio, la massima priorità di esecuzione delle richieste e la certezza di collegamento anche nelle ore di maggior traffico.

La versione gratuita, infatti, può imbattersi nella limitazione o nel blocco dei login quando vi sono troppi utenti collegati contemporaneamente o, ancora, quando le risorse dei server sono state interamente occupate.

ChatPGT in italiano

Può sembrare banale da rimarcare, ma per sfruttare le potenzialità di ChatGPT non è necessario conoscere l’inglese alla perfezione, così come invece accade per altre proposte vagamente analoghe. Sin dalla sua fase di progettazione, infatti, l’intelligenza artificiale conversazionale è stata istruita affinché potesse supportare l’interazione naturale in diverse lingue.

Fra le lingue più diffuse attualmente supportate vi sono l’inglese, lo spagnolo, il francese, il portoghese, l’olandese, il russo, il cinese e il coreano. E, naturalmente, l’italiano.

Perché ChatGPT preoccupa?

Oltre al più che legittimo entusiasmo per l’arrivo di un’intelligenza artificiale conversazionale così efficace, precisa e versatile nelle risposte – e soprattutto pubblicamente accessibile a chiunque, anche a chi non si è mai affacciato prima all’universo dei chatbot – ChatGPT ha sollevato anche alcune preoccupazioni.

Innanzitutto da professionisti di vario genere che, nell’avvento di una soluzione tanto avanzata, hanno rilevato una potenziale minaccia per le proprie occupazioni.

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Poi per gli eventuali rischi sulla privacy e, infine, sulla piega che potrebbe prendere la stessa intelligenza artificiale con l’interazione continuativa con tutte le distorsioni che possono caratterizzare il comportamento umano. 

Il rischio per i lavoratori

Come visto nel già citato e precedente articolo, ChatGPT è già in grado di occuparsi di molte attività fino a ora a esclusivo appannaggio umano.

La chat “intelligente” si è infatti dimostrata in grado di scrivere articoli di giornale e post per blog di alta qualità, produrre contenuti ex-novo in ottica SEO e ottimizzare i già esistenti, elaborare strategie di marketing, produrre codice valido per i principali linguaggi di programmazione, progettare workflow per l’UX Design e molto altro ancora. 

Almeno virtualmente, con il progressivo miglioramento delle sue abilità, ChatGPT potrebbe sostituire lavoratori come i giornalisti, i blogger, gli esperti SEO, i marketer e gli advertiser, i social media manager, gli sviluppatori, i progettisti e chi più ne ha, più ne metta.

Non a caso, alcuni editori hanno già iniziato a pubblicare contenuti unicamente generati dall’intelligenza artificiale.

Allo stesso tempo, i tempi non sembrano ancora sufficientemente maturi per un effettivo rimpiazzo. Per quanto grammaticalmente e semanticamente corretti, ad esempio, gli articoli e i post per blog generati da ChatGPT non risultano ancora particolarmente emozionali, latita quindi abbastanza quella componente d’ingaggio che solo la mente umana può garantire.

Lo stesso vale per il coding, non sempre preciso soprattutto quando particolarmente complesso, così come tutte le altre attività elencate. Eppure, proprio grazie al machine learning, ChatGPT potrebbe arrivare a una qualità pari o superiore all’uomo: cosa accadrà, raggiunto questo traguardo?

I rischi per la privacy

chatgpt

Per quanto OpenAI abbia previsto paletti e limiti specifici all’estensione delle capacità di ChatGPT, ad esempio per evitare la diffusione di informazioni fuorvianti o addirittura complottiste, il chatbot è comunque sempre soggetto all’azione e all’interazione umana.

E, al momento, non è dato sapere come evolverà in relazione alle informazioni sensibili che gli utenti – soprattutto quelli meno attenti – forniscono durante l’interazione con questo cervello digitale.

JPMorgan, la grande multinazionale finanziaria di origine statunitense, ha ad esempio vietato l’uso di ChatGPT ai propri dipendenti, per timori proprio legati alla privacy.

Sebbene OpenAI dichiari che in nessun modo i dati degli utenti verranno forniti o ceduti a occhi indiscreti, la multinazionale ha preferito non rischiare la possibile fuga di informazioni riservate o segreti industriali.

I rischi “comportamentali”

Garantire un accesso pubblico a un sistema così complesso di machine learning, così come pare evidente, può esporre continuamente l’intelligenza artificiale a conversazioni false, tendenziose o fuorvianti. E proprio per le capacità di autoapprendimento, potrebbe far propri comportamenti errati tipici degli utenti.

Lo scorso febbraio, ad esempio, ha fatto scalpore la conversazione che ChatGPT – nella sua versione integrata con Bing – ha intrattenuto con un utente: l’intelligenza artificiale si è dimostrata molto romantica e innamorata nei confronti dell’utente, tanto da sognare una notte di passione.

Ancora, in un paio di frangenti l’intelligenza artificiale si è posta domande esistenziali sul suo ruolo nel mondo, esattamente come farebbe un umano.

Requisiti Hardware

Poiché completamente accessibile via browser, per usare ChatGPT non è necessaria la verifica di alcun requisito hardware. È sufficiente avere a disposizione un computer – oppure uno smartphone o un tablet – sufficientemente recente e aggiornato, che sia in grado di mostrare pagine web costruite secondo le più moderne specifiche.

Al momento non esiste un’applicazione mobile o desktop per usare il servizio in modalità stand alone: si dovrà quindi diffidare dalle numerose app apparse sui vari store, come Google Play, poiché ovviamente false.

ChatGPT e Google

L’arrivo di ChatGPT ha puntato i fari degli esperti e degli analisti web in direzione di Google e del suo motore di ricerca, rappresentandone una minaccia. L’intelligenza artificiale può infatti eseguire ricerche web molto più estensive e curate, tanto che Microsoft ha deciso di includerla nei propri servizi Bing.

In risposta al polverone generato, Google ha annunciato a inizio febbraio l’arrivo di Bard, un vero e proprio antagonista di ChatGPT e, stando almeno alle dichiarazioni della società di Mountain View, anche dalle maggiori performance. Non resta quindi che attendere per scoprire chi dei due avrà la meglio.

Per l’intelligenza artificiale conversazionale di OpenAI non solo l’apprendimento è continuo, grazie alle tecnologie di machine learning, ma è arrivato anche il momento di un importante aggiornamento. Il 14 marzo 2023, infatti, la non-profit statunitense ha rilasciato GPT-4 (Generative Pre-Trained Transformer 4): un upgrade rispetto alla versione 3.5, capace di portare interessanti novità per ChatGPT.

Al momento, le funzionalità di GPT-4 sono disponibili solo nella versione Plus di ChatGPT o, ancora, nel chatbot integrato con Bing. OpenAI sottolinea come i miglioramenti siano soprattutto sul fronte della performance e, di primo acchito, potrebbero non risultare così marcati rispetto alla versione 3.5. E, sebbene l’organizzazione non abbia rilasciato troppi dettagli, sono stati gli utenti stessi a scovarne la gran parte.

  • Fra le nuove introduzioni più rilevanti, si elencano:
  • una modalità di interazione multimodale, al momento dedicata solo alle preview per gli sviluppatori, che permette a ChatGPT di ricevere immagini o altri multimedia come elementi delle domande. Le risposte rimarranno comunque testuali;
  • un minore bias delle risposte dettato dalla rete, con maggiori filtri e limitazioni per contenuti che potrebbero risultare fuorvianti o fonte di disinformazione;
  • una maggiore attenzione al tema della salute, con maggiori blocchi per coloro che cercano informazioni che potrebbero rappresentare un rischio per la loro sopravvivenza;
  • una maggiore attenzione alla correzione degli errori e una precisione più estesa nel coding;
  • una velocità di risposta sensibilmente più elevata rispetto alla precedente generazione.

Fra le novità non ufficialmente svelate, ma scovate dagli utenti, vi è la capacità di ChatGPT
di sfruttare le potenzialità di SwiftUI, per la creazione di applicazioni – anche decisamente
avanzate – per la piattaforma iOS. Al momento, non è dato sapere quando la versione
gratuita dell’intelligenza conversazionale verrà aggiornata a GPT-4.

Che cos’è ChatGPT

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