La mia settimana in Workation. E perché dovremmo farlo tutti!
Smart working in luoghi di vacanza. Una tendenza nata lo scorso anno che piace agli italiani, aiuta ad essere più felici e produttivi, e sostiene le bellezze e il turismo del Bel Paese.
Smartworking in luoghi di vacanza. Una tendenza nata lo scorso anno che piace agli italiani, aiuta ad essere più felici e produttivi, e sostiene le bellezze e il turismo del Bel Paese.
Dopo lunghissimi mesi di smart working solitario e casalingo, non appena è stato possibile, ho deciso di tornare una settimana nella mia città natale, Firenze. Volevo tornare a contatto con la mia terra, anche se non avevo parenti o amici ad aspettarmi e soprattutto ad ospitarmi; ho optato quindi per una sistemazione in albergo. Il periodo non era dei migliori per prendere ferie, così ho deciso che avrei lavorato direttamente da lì. Avrei provato anche io cosa significasse fare workation.
Come è andata?
Una esperienza magnifica. Che non vedo l’ora di ripetere (luglio in Alto Adige, arrivo!). Ho imparato tre cose fondamentali:
- Nonostante la mole di lavoro, sapevo che fuori dalla mia stanza mi aspettava un mondo di bellezza e di vita; l’unica cosa che avrei dovuto fare era concentrarmi al massimo, così da finire il prima possibile e avere più tempo per riscoprire Firenze. Questa consapevolezza e la voglia di uscire mi hanno reso più produttiva.
- Le passeggiate mattutine, prima di iniziare, le colazioni all’aperto, le cene con viste mozzafiato e le camminate in notturna meravigliandomi tra un monumento e l’altro, mi hanno dato nuova carica ed energia per affrontare ore e ore di riunioni e di documenti da preparare. E anche per accettare e sciogliere qualche grattacapo difficile da risolvere.
- Non solo si può lavorare fuori dall’ufficio, ma una volta compresi i concetti cardine del lavoro per obiettivi, possiamo farlo da qualunque posto offra una connessione stabile, anche a centinaia di Km da casa. Questa enorme libertà è un privilegio che ancora non hanno provato in molti, ma che potrebbe esplodere nel corso di questa estate.
Cosa è il Workation?
Ennesimo inglesismo, workation nasce dall’unione tra le parole “work” e “vacation”, e indica proprio il concetto di lavorare da un luogo di villeggiatura. La tendenza è nata nell’estate 2020, la prima dopo l’inizio della pandemia da Coronavirus, ed è stata favorita dalla diffusione dello smart working.
Ma perché dovrei lavorare quando sono in vacanza? In realtà il workation non è un periodo di ferie. Semplicemente, potrete trovarvi in un luogo “vacanziero”, portando avanti gli obblighi dell’ufficio, ma sfruttando la possibilità di godersi mare, montagna o città d’arte una volta chiuso il PC. Per non parlare del vantaggio di poter muovere tutta la famiglia, proprio ora che chiudono le scuole e i bambini sono in vacanza per tre mesi. Invece che separarvi e mandarli dai nonni, potrete accompagnarli e passare il tempo libero insieme, fare un bagno a mare la mattina, o una passeggiata in pausa pranzo.
Anche se mamma o papà “devono lavorare”, tutta la famiglia potrebbe beneficiare di questo nuovo modo di vivere le vacanze dei piccoli.
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Sì, ma dove fare workation?
Questi 18 mesi di pandemia hanno cambiato le abitudini di tutti, e con esse stanno cambiando anche le esigenze, e nascendo nuove tendenze. Già la scorsa estate si sono moltiplicate le possibilità di fare workation. Grandi catene alberghiere, villaggi turistici, intere comunità si sono mosse per coniugare esigenze di lavoro e riposo e intercettare i flussi crescenti di questo nuovo turismo.
E così, da Courmayeur a Cortina, dalla Toscana alla Maddalena fino alla caldissima Sicilia, sono sempre più numerose le strutture che offrono pacchetti con wi-fi, pranzo in camera, salotti riconvertiti in meeting room per sistemazioni comode, silenziose, e in mezzo alla bellezza. Basta una ricerca su Google per trovare decine e decine di offerte, non solo in Italia. La maggior parte dei paradisi caraibici sparsi nel mondo, infatti, ha attivato diverse iniziative per promuovere l’ingresso di turisti lavoratori (da semplificazioni con il visto, pacchetti all inclusive, incentivi vari).
L’unico difetto è che la maggior parte delle sistemazioni non sono propriamente economiche. Questo perché i primi ad intercettare il trend e potersi permettere di cavalcarlo sono state proprio le grandi catene alberghiere e le strutture considerate di lusso, con l’obiettivo di mantenere la propria clientela e intercettare i “top manager” disposti a pagare cifre importanti per trovare l’equilibrio ideale tra impegni lavorativi e vita personale.
Ma è possibile trovare delle sistemazioni anche a budget più contenuti, sfruttando l’enorme offerta di case vacanze, sui maggiori portali. Uno su tutti, Airbnb, che, oltre a segnalare il wifi tra i servizi presenti o meno, ha un filtro “zona lavoro computer friendly”. Anche il sito discover.amavido.it ha una sezione chiamata “remote” per indicare quelle strutture che danno la possibilità di trasferire il proprio ufficio nella natura.
Smace, la start up che unisce workation, aziende e comunità locali
Si chiama Smace, “smart work in a smart place”, la start up tutta italiana, firmata Andrea Droghetti e Marta Romero, fondata a Ferrara nell’estate del 2020, dopo che i due giovani fondatori si sono trovati loro stessi a fare smart working in giro per l’Italia (puoi vedere la mia intervista a Marta Romero qui).
L’ambizioso obiettivo di Smace è diventare un punto di riferimento per il servizio di workation presso luoghi di interesse del Bel Paese immersi nella natura.
La soluzione proposta è vantaggiosa per il dipendente, ma anche per l’azienda, che la inserirà come benefit aziendale e diventerà attrattiva per nuovi talenti, e per la comunità locale, che vedrà un maggior afflusso di turisti. I primi gruppi sono partiti non appena si sono allentate le restrizioni, verso le prime destinazioni selezionate, tra l’altro, con dei criteri molto stringenti e volti alla massima flessibilità e al benessere psicofisico delle persone. L’obiettivo è arrivare a quota 50 strutture entro l’anno, prima in Italia e poi, dal 2022, anche in altri Paesi europei.
Qualche consiglio pratico per il tuo workation
Ok, vi ho convinto a cercare un luogo che soddisfi la voglia di evasione, quel desiderio di tuffarsi in mare al tramonto e allo stesso tempo l’esigenza di lavorare per la maggior parte dell’estate. A questo punto vediamo cosa considerare per scegliere un luogo di workation:
- Uno su tutti, una connessione stabile. Sembra facile, ma considerando lo stato della rete in Italia, non lo è. Qualora decidiate di soggiornare in città, e la casa o l’hotel non dispongano di giuste dotazioni tecnologiche, potreste considerare mete coperte da servizi di coworking.
- Un luogo confortevole, tranquillo, sufficientemente silenzioso e isolato. Dovrete passarci la maggior parte della giornata, non può essere la classica minuscola camera d’hotel con il bagno senza finestre.
- Se dovete fare i pendolari, meglio scegliere località ben collegate, meglio ancora raggiungibili in treno, per non stressarvi troppo nel traffico.
- Se scegliete una casa, che sia vicina ai principali servizi, come un supermercato, ad esempio.
- Se invece scegliete una struttura alberghiera, valutate bene quali servizi include nel pacchetto (ad esempio un light lunch tra una riunione e l’altra).
- Se scegliete una destinazione estera per un (lungo) periodo lavorativo, valutate bene l’aspetto della fiscalità.
Un ultimo consiglio: anche se siete in remote working e teoricamente potreste farlo dove volete, non dimenticatevi di avvisare il datore di lavoro. Potrebbe non essere favorevole a questo spostamento, quindi meglio parlare chiaro da subito, altrimenti rischiate di buttare la prenotazione!
Buon workation!
La mia settimana in Workation. E perché dovremmo farlo tutti!