New Ways of Working

La mia settimana in Workation. E perché dovremmo farlo tutti!

Martina Sconcerti Pubblicato: 8 Giugno 2021

workation

Dopo lunghissimi mesi di smart working solitario e casalingo, non appena è stato possibile, ho deciso di tornare una settimana nella mia città natale, Firenze. Volevo tornare a contatto con la mia terra, anche se non avevo parenti o amici ad aspettarmi e soprattutto ad ospitarmi; ho optato quindi per una sistemazione in albergo. Il periodo non era dei migliori per prendere ferie, così ho deciso che avrei lavorato direttamente da lì. Avrei provato anche io cosa significasse fare workation.

Come è andata?

Una esperienza magnifica. Che non vedo l’ora di ripetere (luglio in Alto Adige, arrivo!). Ho imparato tre cose fondamentali:

Cosa è il Workation?

Ennesimo inglesismo, workation nasce dall’unione tra le parole “work” e “vacation”, e indica proprio il concetto di lavorare da un luogo di villeggiatura. La tendenza è nata nell’estate 2020, la prima dopo l’inizio della pandemia da Coronavirus, ed è stata favorita dalla diffusione dello smart working.

Ma perché dovrei lavorare quando sono in vacanza? In realtà il workation non è un periodo di ferie. Semplicemente, potrete trovarvi in un luogo “vacanziero”, portando avanti gli obblighi dell’ufficio, ma sfruttando la possibilità di godersi mare, montagna o città d’arte una volta chiuso il PC. Per non parlare del vantaggio di poter muovere tutta la famiglia, proprio ora che chiudono le scuole e i bambini sono in vacanza per tre mesi. Invece che separarvi e mandarli dai nonni, potrete accompagnarli e passare il tempo libero insieme, fare un bagno a mare la mattina, o una passeggiata in pausa pranzo.

Anche se mamma o papà “devono lavorare”, tutta la famiglia potrebbe beneficiare di questo nuovo modo di vivere le vacanze dei piccoli.


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Sì, ma dove fare workation?

Questi 18 mesi di pandemia hanno cambiato le abitudini di tutti, e con esse stanno cambiando anche le esigenze, e nascendo nuove tendenze. Già la scorsa estate si sono moltiplicate le possibilità di fare workation. Grandi catene alberghiere, villaggi turistici, intere comunità si sono mosse per coniugare esigenze di lavoro e riposo e intercettare i flussi crescenti di questo nuovo turismo.

E così, da Courmayeur a Cortina, dalla Toscana alla Maddalena fino alla caldissima Sicilia, sono sempre più numerose le strutture che offrono pacchetti con wi-fi, pranzo in camera, salotti riconvertiti in meeting room per sistemazioni comode, silenziose, e in mezzo alla bellezza. Basta una ricerca su Google per trovare decine e decine di offerte, non solo in Italia. La maggior parte dei paradisi caraibici sparsi nel mondo, infatti, ha attivato diverse iniziative per promuovere l’ingresso di turisti lavoratori (da semplificazioni con il visto, pacchetti all inclusive, incentivi vari).

L’unico difetto è che la maggior parte delle sistemazioni non sono propriamente economiche. Questo perché i primi ad intercettare il trend e potersi permettere di cavalcarlo sono state proprio le grandi catene alberghiere e le strutture considerate di lusso, con l’obiettivo di mantenere la propria clientela e intercettare i “top manager” disposti a pagare cifre importanti per trovare l’equilibrio ideale tra impegni lavorativi e vita personale.

Ma è possibile trovare delle sistemazioni anche a budget più contenuti, sfruttando l’enorme offerta di case vacanze, sui maggiori portali. Uno su tutti, Airbnb, che, oltre a segnalare il wifi tra i servizi presenti o meno, ha un filtro “zona lavoro computer friendly”. Anche il sito discover.amavido.it ha una sezione chiamata “remote” per indicare quelle strutture che danno la possibilità di trasferire il proprio ufficio nella natura.

Smace, la start up che unisce workation, aziende e comunità locali

Si chiama Smace, “smart work in a smart place”, la start up tutta italiana, firmata Andrea Droghetti e Marta Romero, fondata a Ferrara nell’estate del 2020, dopo che i due giovani fondatori si sono trovati loro stessi a fare smart working in giro per l’Italia (puoi vedere la mia intervista a Marta Romero qui).

L’ambizioso obiettivo di Smace è diventare un punto di riferimento per il servizio di workation presso luoghi di interesse del Bel Paese immersi nella natura.

La soluzione proposta è vantaggiosa per il dipendente, ma anche per l’azienda, che la inserirà come benefit aziendale e diventerà attrattiva per nuovi talenti, e per la comunità locale, che vedrà un maggior afflusso di turisti. I primi gruppi sono partiti non appena si sono allentate le restrizioni, verso le prime destinazioni selezionate, tra l’altro, con dei criteri molto stringenti e volti alla massima flessibilità e al benessere psicofisico delle persone. L’obiettivo è arrivare a quota 50 strutture entro l’anno, prima in Italia e poi, dal 2022, anche in altri Paesi europei.

Qualche consiglio pratico per il tuo workation

Ok, vi ho convinto a cercare un luogo che soddisfi la voglia di evasione, quel desiderio di tuffarsi in mare al tramonto e allo stesso tempo l’esigenza di lavorare per la maggior parte dell’estate. A questo punto vediamo cosa considerare per scegliere un luogo di workation:

Un ultimo consiglio: anche se siete in remote working e teoricamente potreste farlo dove volete, non dimenticatevi di avvisare il datore di lavoro. Potrebbe non essere favorevole a questo spostamento, quindi meglio parlare chiaro da subito, altrimenti rischiate di buttare la prenotazione!

Buon workation!

Perché l’ufficio è parte integrante dello smart working