Tokyo 2020, le opere dei robot artisti per celebrare lo sport e il movimento
Tokyo 2020, le opere dei robot artisti per celebrare lo sport e il movimento. Il mondo della robotica si avvicina all'arte e alla creatività
In concomitanza con i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2020, lo studio londinese Jason Bruges ha presentato una nuova installazione artistica all’aperto. Il progetto ha il ruolo di fondere arte, sport, informatica e l’antica tradizione del giardino zen giapponese.
The Constant Gardeners è un’opera performativa che vede una squadra di quattro robot creare illustrazioni rastrellando motivi su una tela di basalto nero. Analizzando le riprese video passate da una vasta gamma di discipline ed eventi sportivi, l’opera comunica e celebra il movimento e la fisicità nell’atletica professionale.
The Constant Gardeners attinge all’estetica e all’artigianato del tradizionale giardino zen giapponese e agli sportivi che affinano meticolosamente i loro movimenti per raggiungere il massimo del loro gioco.
Durante le esibizioni quotidiane, i “giardinieri” collaboreranno per creare 150 illustrazioni uniche dedicate alle Olimpiadi. Alcuni mostreranno la storia di un evento che si svolge nel tempo, mentre altri metteranno in luce un singolo movimento spettacolare o un momento sportivo.
Tokyo 2020, da dove arrivano i robot artisti?
Le esibizioni robotiche sono collegate direttamente al programma dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2020, utilizzando i dati letti dai videoclip delle prestazioni atletiche. L’obiettivo è che l’opera completi almeno un’illustrazione per ogni disciplina.
Il team di ricerca spera che sviluppando nuovi paradigmi nella robotica e nelle arti performative, si riesca a mostrare come le tecnologie innovative possono essere utilizzate nella narrazione; offrendo al pubblico di Tokyo un’esperienza accessibile e significativa che celebra i Giochi di Tokyo 2020 e l’incredibile abilità e risultati dei suoi atleti.
I robot utilizzati erano installati in una fabbrica della BMW. È stato un processo complicato perché gli automi sono stati originariamente progettati per eseguire movimenti minimi, industriali e ripetuti all’infinito.
Riprogrammarli per svolgere compiti coreografici complessi per cui non sono progettati è un compito arduo. Per sfruttare questa tecnologia il team di ricerca ha dovuto ripensare completamente il loro funzionamento ed elaborare un programma di controllo personalizzato; così facendo hanno potuto “hackerare il sistema” e portare un po’ di arte anche nella ripetitività della produzione industriale.
Tokyo 2020, le opere dei robot artisti per celebrare lo sport e il movimento