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Stablecoin: e adesso dove si va?

Dopo il caso Terra/Luna, che direzione prenderanno le stablecoin? Ripercorriamo quel che è accaduto per comprendere la direzione che prenderà.

Stablecoin

Per i possessori di UST, stablecoin algoritmica dell’ecosistema Terra, si è verificato l’impensabile: nelle scorse settimane, un massiccio bankrun del token nativo LUNA ha visto materializzarsi l’incubo del de-peg di UST rispetto al dollaro, sceso ormai stabilmente intorno ai 10 centesimi dopo vari tentativi di risalita (dati Binance).

Cosa significa la perdita della parità con il dollaro per una stablecoin algoritmica e perché è collegata al valore del token nativo dell’ecosistema? Riavvolgiamo il nastro e andiamo con ordine.

Cosa sono le Stablecoin

Le Stablecoin sono criptovalute che hanno un prezzo stabile (solitamente ancorate al dollaro USA) e che sono state sviluppate allo scopo di facilitare gli scambi e risolvere la questione della volatilità.

Ad esempio, invece di acquistare o vendere Bitcoin direttamente in dollari USA, gli operatori spesso utilizzano una stablecoin. Inizialmente, infatti, queste sono nate per supportare l’attività di trading di criptovalute al fine di ridurre al minimo l’impatto della volatilità e permettere ai trader di non dover necessariamente convertire in dollari o euro, dovendo quindi “uscire” dal mercato cripto.

Successivamente, complice anche il grande successo di questo strumento, sono state utilizzate per altri scopi, grazie alla velocità e al basso costo delle transazioni: sono diventate una riserva di valore che gli operatori detengono per ricevere interessi sui depositi e contribuiscono anche a facilitare l’accesso del grande pubblico al mercato cripto.  

Attualmente, la capitalizzazione di mercato totale di tutte le stablecoin esistenti ammonta a circa 150 miliardi di dollari, numeri che rendono l’idea di quanto questa risorsa sia diventata importante per l’ecosistema cripto in generale e, in particolare, per lo sviluppo della DeFi (Decentralized Finance).

Le tipologie di Stablecoin

Esistono quattro tipologie di stablecoin, o per essere più precisi, esistono quattro metodologie grazie alle quali le stablecoin possono mantenere fisso il loro valore: in tre casi su quattro, il peg, e quindi l’ancoraggio del valore, è supportato da un collaterale, quale valuta fiat (dollari o euro), materie prime o altre criptovalute

Il quarto caso, che è sicuramente quello più affascinante e allo stesso tempo sperimentale e dunque più rischioso, è quello delle stablecoin non collateralizzate o algoritmiche che utilizzano smart contract per mantenere automaticamente il valore fisso.

Le stablecoin più diffuse e a maggior capitalizzazione sono quelle supportate dalle valute fiat, dove il prezzo ancorato al valore del dollaro (o dell’euro) si mantiene stabile grazie alle riserve in valuta fiat detenute in quantità equivalente al market cap della stablecoin.

Gli esempi più importanti di stablecoin supportate da collaterale fiat sono USDT, emessa dalla società Tether la cui capitalizzazione di mercato è attualmente pari a circa 75 miliardi di dollari, USD Coin, emessa dalle società Circle e Coinbase, con una capitalizzazione pari a circa 51 miliardi di dollari e BUSD emessa da Binance con capitalizzazione di mercato pari a circa 17 miliardi di dollari.

Esistono anche stablecoin garantite da un collaterale in una o più criptovalute. In questi casi, viene richiesta una sovra-collateralizzazione essendo gli asset utilizzati come garanzia altamente volatili. 

Un esempio è la stablecoin DAI, emessa nel 2019 dall’organizzazione autonoma decentralizzata MakerDAO e basata su Ethereum, il cui prezzo è ancorato al dollaro USA ed è garantito da un mix di altre criptovalute che vengono depositate in caveau di contratti intelligenti ogni volta che viene coniato un nuovo DAI.

Icona dollaro accanto a icona stablecoin

Le stablecoin algoritmiche e il caso UST

Con il caso Terra Luna/UST è già svanito il sogno di avere una stablecoin totalmente decentralizzata? O è un sistema migliorabile per evitare altri crack? C’è chi grida al fallimento delle stablecoin algoritmiche e chi, come il fondatore di Tron Justin Sun ci riprova con il lancio di USDD.

Una stablecoin algoritmica è un esperimento di stablecoin non “collateralizzata”: utilizza appunto un algoritmo per regolare l’offerta circolante della moneta al fine di mantenerne stabile il prezzo. 

Sulla base del principio di domanda e offerta, quando la quotazione scende sotto la parità, viene ridotto il circolante in modo da far risalire il prezzo, al contrario in caso di superamento della parità viene aggiunta liquidità per far scendere le quotazioni. 

Il tutto avviene in modo automatico: nel caso di UST e Terra, infatti, al superamento della parità con il dollaro di UST, il protocollo bruciava una quantità di Luna e creava UST corrispondente in modo da aumentarne la fornitura e quindi abbassarne il prezzo. 

Al contrario, con la perdita del peg al dollaro della scorsa settimana, il tentativo estremo dell’ecosistema Terra è stato quello di aumentare il circolante di Luna in modo da bruciare la supply di UST e provare a farne salire il prezzo. 

Ma la situazione era già compromessa, la fuga di capitali dall’asset e il panic selling hanno definitivamente segnato il collasso dell’ecosistema.

Stablecoin: e adesso dove si va?

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