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Social Innovation e dintorni. Intervista alla Dott.sa Simonetta Cavalieri

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Ci muoviamo verso un'innovazione che abbraccia non solo gli aspetti tecnologici e di business, ma anche quelli sociali. Ecco perché la social innovation.

Le numerose richieste da parte della società civile di reinventare il sistema (politiche, normative, modelli di business …) aprono ad un nuovo concetto di innovazione che non può essere “ingabbiata” in uno specifico cluster verticale come l’innovazione tecnologica, economica, ambientale perché è trasversale a ogni tipo di innovazione. Parliamo dell’Innovazione Sociale che ha come scopo quello di migliorare la vita delle persone e delle comunità.

Introducendo il paradigma di Coalescence Innovation abbiamo parlato di come ci si stia muovendo verso un modello di innovazione che possa abbracciare non solo gli aspetti tecnologici e di business, ma che sia in grado di rispondere anche a quello sociale.

È proprio per approfondire questo tema che abbiamo deciso di coinvolgere la Dott.sa Simonetta Cavalieri, Co-Founder & President di Social Innovation Society (SIS), associazione nazionale attiva nella promozione dei principi dell’Innovazione Sociale.

Social Innovation: innovazione sociale come soluzione a problemi non ancora emersi

Q: Ciao Simonetta e grazie per essere qui su Spremute Digitali. Come nasce SIS e con quale obiettivo?

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Social Innovation: Simonetta Cavalieri

A. Grazie per l’invito e per l’opportunità di condividere la Visione e le progettualità che stiamo realizzando. SIS- Social Innovation Society è nata nel 2012 da un team di socie fondatrici impegnate con diversi ruoli in grandi aziende nazionali ed internazionali e possiamo dire che il nome dell’Associazione racchiude la Visione. Lo scopo di SIS, infatti, è quello di innescare l’evoluzione della società attuale verso una Società Socialmente Innovativa.

Il nostro lavoro è focalizzato infatti nella creazione e diffusione di ecosistemi ed Organizzazioni in grado di produrre quelle Innovazioni trasversali che coniugano la sostenibilità economica degli scenari/proposte individuati, con la consapevolezza delle ricadute che tali innovazioni possono generare sulle comunità a livello sociale, ambientale, culturale.

Per questo non parliamo mai di Innovazione Sociale, ma di Innovazioni Sociali, ovvero prodotti/servizi/politiche ecc. che diano soluzione a problemi non ancora risolti o non ancora emersi (per via dei cambiamenti in corso) senza generare nuovi bisogni.

Q. Quali sono gli elementi caratteristici e le finalità dell’innovazione sociale? 

A. Gli elementi che caratterizzano l’Innovazione Sociale sono la trasversalità e l’inclusività. Prendiamo ad esempio la situazione che stiamo vivendo: l’emergenza legata alla diffusione su scala globale del Covid-19 è stata la reiterazione di una richiesta di cambiamento a più voci che ha avuto come elemento differenziale dalle precedenti la contemporaneità degli accadimenti e la scalabilità.

Alla luce del vissuto degli ultimi mesi, dovremmo chiederci cosa significa, oggi, questa richiesta, che superficialmente si traduce in un “si deve reinventare ogni aspetto”.

Probabilmente nel corso degli ultimi anni ci si è concentrati più sul migliorare lo status quo che sul cercare di reinventarlo e ridefinirlo in base ai segnali inviati dal contesto. Le Innovazioni Sociali nascono proprio allo scopo di produrre delle soluzioni innovative che non siano semplici miglioramenti. In tale ottica, rilevato un certo ambito di innovazione, in prima istanza non ci si preoccupa degli strumenti, dei modelli, della tecnologia da utilizzare, ma si interviene sull’impostazione del problema (problem setting) mediante una logica di attenzione alla trasversalità di analisi e ampiezza di inclusione; solo con i risultati emersi da questo lavoro si procede alla ricerca delle soluzioni (problem solving).

Q. Perché è così importante parlare di Social Innovation?

A. Come anticipavo prima, l’emergenza Covid-19 ha solo portato in evidenza una serie di fragilità preesistenti sulle quali non avevamo ancora posto la dovuta attenzione. Non dobbiamo pensare solo ai “danni economici” – seppur ingenti – scaturiti con gli ultimi dodici mesi, ma anche alle evidenti difficoltà socio-politiche e ambientali emerse in modo dirompente.

Numerosi problemi preesistenti alla pandemia sono emersi prepotentemente in questo periodo in quanto tutti fenomeni sociali di un contesto socio-economico in continuo cambiamento. Le domande che dobbiamo porci sono : Cosa rappresentano tali fenomeni? Come li possiamo leggere in termini di bisogni sociali? Che risposta possiamo dare?

Ora più di prima risulta necessario chiedersi quali siano le idee di futuro che abbiamo? Oltre alle soluzioni di emergenza, quali risposte concrete possiamo dare alle aspirazioni delle persone che vengono coinvolte? Dobbiamo chiederci: quali necessità stiamo soddisfacendo, e soprattutto di chi?

Il tutto tenendo sempre a mente non solo le priorità di sviluppo del nostro Paese, ma anche gli alti e imprescindibili obiettivi fissati dall’Agenda 2030.

In sintesi: la sfida è nella Visione!

L’innovazione sociale ci indica il percorso metodologico per il superamento dei problemi, per uscire dall’impasse. Ci dice che dobbiamo partire dal contesto e superare i confini delle “categorie” rappresentate da forme giuridiche aziendali, tipologia di enti e/o istituzioni, classificazioni di stakeholder ecc. attivando un primo passo di riflessione laboratoriale su cosa significa, oggi, reinventare ogni aspetto del reale e ottenere una nuova Economia attraverso la creazione di organizzazioni e impatti socio/ambientali/culturali positivi e sostenibili nel futuro.

Spesso vi sono stati fenomeni che sono stati imputati alle diverse crisi, quasi fossero un capro espiatorio dietro il quale nascondersi per giustificare un certo immobilismo. Noi di SIS non abbiamo mai voluto parlare di crisi, ma di grandi fenomeni di cambiamento, a livello culturale, sociale ed economico, che possono portare a nuove opportunità per la Società in genere, per l’imprenditoria e gli ecosistemi di cui fanno parte. E’ questo il motivo per cui è importante parlare di Innovazioni Sociali e continuare a lavorare per creare ecosistemi in grado di generarle, sostenerle e renderle replicabili e scalabili.

Q. Quali sono i maggiori ostacoli che frenano lo sviluppo dell’innovazione sociale?

A. Se vogliamo ragionare in termini di Innovazione Sociale occorre attivare un mindest trasformativo che consenta di imparare a leggere tali fenomeni, mappare i bisogni che segnalano o emergono, unire competenze ed esperienze, approntare risposte private e pubbliche creando nuove “geografie di pensiero”, e quindi sinergie.

Pre-pandemia abbiamo potuto rilevare che ancor prima delle istituzioni nazionali e internazionali, sono stati cittadini e imprese a reagire ai fenomeni culturali e socioeconomici di oggi e ai bisogni sociali che questi creano. Ci sono casi virtuosi di imprenditori che hanno letto nuovi bisogni sociali emersi a fronte di mutamenti nelle politiche di mobilità, welfare, food, riconoscimento dell’identità e hanno dato delle risposte con il loro agire economico e secondo logiche di buon senso.

Durante gli ultimi mesi, le Organizzazioni che operano in questi termini hanno avuto la capacità di rileggere il contesto, di attivare nuove risposte fino ad innescare metamorfosi quasi totali, mentre la maggioranza delle altre organizzazioni sono state prese alla sprovvista dagli avvenimenti e sopraffatte dall’incertezza.

Ora è il momento di accelerare, facilitati dall’evoluzione che il periodo ha innescato, partendo dall’analisi del mindset. Questo sarà necessario per analizzare i modelli di business e verificare quali risposte imprenditoriali potranno sviluppare, le Governance da attivare, le riflessioni su rischi mai considerati e gli aggiornamenti da apportare, fino al design e sviluppo di modelli operativi e politiche che dovranno rispondere a necessità di well-being circolare e non solo interno.

Q. Grazie per l’intervista.

Social Innovation e dintorni. Intervista alla Dott.sa Simonetta Cavalieri

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