I servizi che processano il volto potrebbero non essere più legali
Potrebbero diventare presto illegali in tutto il mondo i servizi che immagazzinano da internet le foto di persone ignare e le processano.
Clearview AI, una azienda con un database di tre miliardi di immagini facciali immagazzinate da internet, sta avendo una diatriba legale con delle campagne sulla privacy.
Privacy international e altre compagnie, sostengono che i metodi di raccolta foto e di vendita ai privati e alla polizia, “vanno ben oltre quello che ci si può aspettare online”.
L’azienda ha dichiarato di non avere contatti con nessun cliente europeo e ha accettato la richiesta di rimuovere le immagini di cittadini dell’unione.
Secondo la nuova legge infatti, un cittadino UE potrebbe verificare se i propri dati biometrici sono nel database e farli rimuovere, per legge.
Acquisizione dati di gravissima entità
La diatriba descrive il processo di acquisizione come “totalmente sbagliato”, e i report sui dati sono stati inviati dai regolatori francesi, austriaci, greci, italiani e britannici.
La start-up usa un sistema automatico di rastrellamento di immagine che raccoglie qualsiasi foto contenente un viso umano.
Queste sono poi sono processate attraverso il software di riconoscimento facciale e poi immagazinate nel database per poi essere vendute a compagnie private e polizia.
Il claim molto pesante e piccato delle associazioni è che la software house di New York non abbia capito che internet non è un forum omogeneo da cui prendere qualsiasi risorsa si voglia gratuitamente.
“Questo è sbagliato, totalmente sbagliato”
La pratica a detta delle organizzazioni per la privacy è una minaccia alla libertà di internet e la caratteristica dei diritti che questo dovrebbe garantire (tra cui quello di oblio).
Le ripercussioni si vedranno nel prossimo futuro ma non è ancora detto l’esito legale della causa, l’unica cosa che viene sottolineata è che una azione del genere è inaccettabile e potrebbe avere ripercussioni su aziende con uno stesso business plan.
I servizi che processano il volto potrebbero non essere più legali