Realtà virtuale: un valido strumento di sostegno allo smart working
Realtà Virtuale e Smart working: se paradigma e tecnologia fossero stati implementati meglio nei processi aziendali, sarebbe stato meno difficile per aziende e lavoratori?
Questa è una delle domande che abbiamo posto in Video Spremuta a Valentino Megale, CEO di Softcare Studios ed ideatore di TOMMI, una domanda che molte organizzazioni e manager dovrebbero porsi per migliorare le condizioni lavorative delle persone, mindset e cultura aziendale.
Realtà Virtuale e Smart Working, insieme è meglio
Il virtuale sarà la nuova frontiera del lavoro, purché impariamo ad utilizzare nel modo giusto la tecnologia.
Se avessimo iniziato il 2020 con una conoscenza professionale delle piattaforme di streaming, delle modalità ottimali di comunicazione a distanza e di metodi e tecniche di lavoro da remoto e smart working (che non stancherò mai di ripetere che non sono la stessa cosa e in questo articolo trovi le differenze), non ci saremmo trovati a dover partecipare a questa corsa affannata per adattarsi al cambiamento.
Se avessimo già conosciuto la realtà virtuale e non l’avessimo associata solo a divertimento e distrazione, avrebbe sicuramente aiutato ad evitare molte situazioni di stress working, manie di controllo di alcuni manager e sensazioni di colpa o isolamento delle persone. Ci saremmo magari riuniti in spazi virtuali, in cui avremmo potuto esserci come in presenza godendo la vicinanza, anche se simulata, di colleghi.
La realtà virtuale per come è oggi non è ancora la tecnologia curatrice di ogni male, ma collocandola in maniera razionale all’interno dei processi lavorativi apporterebbe sicuramente un vantaggio.
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Il futuro dello smart working è anche nella realtà virtuale
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, durante la fase iniziale della pandemia, il lavoro agile ha coinvolto il 97% delle grandi imprese, il 94% delle pubbliche amministrazioni e il 58% delle PMI, per un totale di 6,58 milioni di lavoratori agili; circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani. E solo una cospicua minoranza di questi vorrebbe tornare a lavorare in ufficio e con le vecchie modalità.
La realtà virtuale aiuterà a sostituire le infinite video call nate durante la situazione emergenziale, poiché ci ritroveremo insieme ai colleghi all’interno di una stanza simulata per fare brain storming, anche se dislocati. E non sarà più una situazione in cui attraverso uno schermo bidimensionale la comunicazione giunge frammentata.
La collaborazione digitale basata sulla realtà virtuale è una modalità di lavoro interattiva che offre ai team decentrati l’opportunità di comunicare, interagire ed entrare in relazione con le persone in uno spazio virtuale condiviso.
Questo vuol dire che l’ufficio del futuro non sarà più racchiuso in 4 mura, ma sarà anche virtuale, e potremmo raggiungere l’azienda indossando un semplice visore.
Qui sotto puoi rivedere l’intera Video Spremuta con Valentino Megale.
Realtà virtuale: un valido strumento di sostegno allo smart working