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E alla fine un'emozione. Ri-conoscere ai tempi della trasformazione digitale

metodo FACS

Ricordo che, a chiusura del precedente articolo, ci siamo lasciati su una riflessione che poneva le basi sulla tematica del Ri-conoscere per Ri-disegnare, come potenziale punto di incontro tra mondo digital – nuovi orizzonti HR – intelligenza emotiva. Ho voluto legare questa riflessione ad un mio personale percorso di ricerca professionale, che a livello formativo, mi ha permesso di approdare a NeuroComScience, e da lì all’introduzione di come l’emozione può diventare un’utile guida per l’individuazione del talento, ma anche nella gestione delle problematiche, lo sviluppo del potenziale, la negoziazione.
L’emozione ci circonda, questo è un dato di fatto. Oggi più che mai si pone l’accento su tutto quello che un’emozione può suscitare, e cosa di positivo se ne può “ricavare”.
Pensa al neuromarketing oppure all’approccio del riconoscimento facciale in vari settori, ambiti… E nelle risorse umane, per dare una spinta in più a quel motore che muove le passioni, la motivazione e con essa la crescita.
Lascio ora la parola a Jasna Legisa fondatrice del progetto NeuroComScience, per ripercorrere sviluppi, ambiti di applicazione e potenziale del metodo FACS.

Cos’è il metodo FACS?

Il metodo FACS, Facial Action Coding System, è un metodo descrittivo dell’analisi anatomica dei movimenti osservabili dei muscoli del volto, introdotto da Ekman e Friesen nel 1978.
Il sistema identifica ogni percettibile movimento, da cui è possibile imparare a leggere le emozioni di una persona, attraverso la corretta interpretazione di micro espressioni facciali e del movimento delle singole unità di azione.
Il Metodo è diventato estremamente popolare, tanto da essere utilizzato nei programma di formazione della CIA.
 

Il metodo FACS raccontato da Jasna Legisa fondatrice del progetto NeuroComScience

M. Qual è l’idea alla base di NCS?

J.L. NeuroComScience (NCS) nasce nel 2012 con l’intento di approfondire in Italia le tecniche scientifiche di analisi comportamentale verbale e non verbale, nei settori della selezione e della valutazione del personale, del team building, della negoziazione, ma anche del forense, dell’educativo e del clinico.
Nasce come conseguenza del mio percorso di ricerca. Un cammino che mi ha permesso di elaborare una metodologia di analisi specifica, frutto della fusione di tecniche già collaudate con altre.
L’obiettivo più sfidante della ricerca, è stato quello di mettere su un processo di indagine innovativa, con la possibilità di profilare in maniera precisa e veloce i soggetti esaminati, fornendo molte più informazioni rispetto a quelle ottenibili con le tradizionali metodologie di analisi.
Successivamente, la necessità di dare una casa a questo percorso, mi ha portato al progetto NCS, che ad oggi conta un team di giovani analisti con alti titoli accademici, con i quali offriamo consulenze e formazione in Italia e all’estero.
M. L’attuale scenario pone in primo piano la forte valorizzazione delle Soft Skills. Come secondo te il metodo, può aiutarci a “scovarle” ed orientarle nel miglior modo possibile.
J.L. Le persone sono il motore della realtà lavorativa: averle motivate e coinvolte in quello che stanno facendo, è di estrema importanza per lo sviluppo del vicendevole potenziale (personale e aziendale). Bisogna pertanto sistematizzare l’efficacia di questo meccanismo, e per farlo è doveroso comprendere le necessità di un sistema ed individuarle all’esterno. Permettere l’incontro di due universi per creare un nuovo potenziale, innovazione, idee.
Nel corso della mia esperienza ho avuto modo di appurare come l’applicazione della metodologia scientifica, basata sull’osservazione sistematica, ha aiutato molte realtà nel processo di individuazione di quel potenziale, riuscendo a dare nel breve e lungo termine una fotografia più attendibile della persona all’interno dell’organizzazione.
La predittività del metodo FACS è sicuramente un fattore fondamentale. Approccio utile non solo in termini di sviluppo, ma anche di prevenzione di problematiche.
Come individuare una soft skill, quindi… È l’emozione che diventa l’elemento cardine. Emozione intesa come reazione ad un determinato stimolo che l’analista dovrà saper riconoscere in base alla decodifica delle espressioni facciali, e capire se coniugabile con quel sistema lavorativo.
Le nostre macro e micro espressioni raccontano come reagiamo a una fase di stress, alle sfide, come ci si relaziona ai cambiamenti, quali sono le dinamiche e le competenze soft che mettiamo in moto.
M. Nei precedenti articoli si è posto l’accento sul rapporto tra Intelligenza Emotiva e Digital Trasformation, in cui ho espresso il mio punto di vista. Mi piacerebbe capire cosa ne pensi attraverso la lente di NCS.
J.L. L’attuale realtà ci pone tante sfide, e ci espone a continui e veloci cambiamenti. La velocità di questi è alimentata dalle tecnologie, e per essere competitivi sul mercato bisogna mantenere il passo con i tempi. Dal canto mio e attraverso la lente del progetto NCS, posso dire che “negoziazione”, diventa un’altra parola chiave in questo processo di cambiamento.
Provo a spiegarmi meglio: ogni cambiamento porta con sé un momento di destabilizzazione; essere emotivamente intelligenti significa comprendere la situazione, adeguarsi alla stessa in maniera assertiva e flessibile, aprire un processo di negoziazione che porta a una rilettura di noi stessi in un contesto, e del contesto stesso. Avere la vista più acuta. Sviluppare questo tipo di competenza, può dare la possibilità di avere le spinta giusta per dialogare in maniera coerente con l’era della trasformazione digitale.
M. Una curiosità: qual è stata la conquista più importante di questi anni?
J.L. Credo sia stata proprio il metodo e la sua divulgazione sul mercato italiano. L’accoglienza di un approccio nuovo sull’analisi non verbale.
Vi racconto questa cosa perché non è stato per nulla semplice far atterrare un nuovo approccio sull’analisi non verbale sul nostro territorio. Tuttavia alla fine il clima di scetticismo si è gradualmente dissolto e si è passati ad avere persone veramente interessate, ed in fine alla vittoria sul mercato.
Vedere crescere il progetto anno per anno, in termini di consulenza e collaboratori, è una cosa che mi rende abbastanza orgogliosa.
M. Potenzialità del metodo all’interno del mondo delle risorse umane?
J.L. Sicuramente molte, e spero siano venute fuori nel corso di questa intervista. La collaborazione non riguarda solo l’aspetto della selezione. Si addentra nella realtà aziendale, offrendo attività a supporto per la valutazione del rendimento, la motivazione, lo sviluppo del potenziale.
Il metodo FACS rivela la sua efficacia anche nei processi di riorganizzazione. Altro aspetto da non sottovalutare è quello della negoziazione.
Individuare nel proprio interlocutore emozioni o suscitarle, si dimostra efficace non solo in neuromarketing, ma anche in tutte le attività di negoziazione in campo economico e finanziario fornendo informazioni utili e necessarie per la gestione ottimale della trattativa.

E alla fine un'emozione. Ri-conoscere ai tempi della trasformazione digitale

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