Ken Kutaragi boccia il Metaverso, il creatore della PlayStation snobba la realtà virtuale
L’informatico intervistato da Bloomberg, si è detto scettico sul Metaverso e critico sull’uso della realtà virtuale come realtà alternativa.
Negli ultimi anni ci siamo abituati sempre di più ad accogliere la realtà virtuale nella nostra vita quotidiana, imparando a vivere esperienze maggiormente immersive a casa, a scuola e perfino a lavoro. Le tecnologie che tutti i giorni passano tra le nostre mani ci offrono una user experience rinnovata rispetto al passato, frutto di un incredibile trend produttivo trainato con fiducia ed entusiasmo dalle grandi Big Tech mondiali. Tutti vogliono conquistare la realtà virtuale, e il Metaverso è ormai sulla bocca di tutti.
Ma siamo convinti sia la strada giusta da intraprendere?
Quello che si prospetta per il prossimo futuro è di fatto un mondo virtuale che si pone come una vera e propria alternativa al mondo reale. Tutto si sta digitalizzando e la sensazione è che presto anche noi, utenti in carne e ossa, potremmo trasformarci in contenuti digitali. Fantascienza? Forse, ma se c’è qualcosa che la letteratura e il cinema di genere ci hanno insegnato è proprio rendere possibile l’impossibile. Una missione un po’ azzardata, ricca di possibilità straordinarie, ma anche di pericoli concreti per la salute individuale e sociale.
Ken Kutaragi, una voce fuori dal coro
Ken Kutaragi ha recentemente rilasciato un’intervista per Bloomberg proprio in merito all’evoluzione della realtà virtuale e alla direzione presa dai principali protagonisti dell’industria di settore.
Ben noto al pubblico come il papà della PlayStation, l’informatico giapponese ha espresso grande scetticismo sull’operato delle Big Tech circa lo sviluppo della realtà virtuale e del Metaverso, definendo le loro azioni assolutamente divisive. Una posizione decisamente fuori dal coro, che senza mezzi termini critica l’assurdità nel cercare di costruire un mondo digitale alternativo alla realtà piuttosto che impegnarsi a integrare le due dimensioni in modo efficace e non invasivo.
Metaverso, siamo persone o avatar?
Rimanere nel mondo reale è molto importante, ma il Metaverso riguarda il rendere “quasi reale” il mondo virtuale, non ne vedo il senso. Preferiresti essere un avatar invece di te stesso? In sostanza non è molto diverso, ad esempio, dalle chat anonime.
Ken Kutaragi
Con quest’affermazione, Kutaragi entra a gamba tesa contro le scelte adottate fin qui dai colossi della tecnologia, rivendicando l’assoluta necessità di evitare una deriva assolutista della realtà virtuale come una valida alternativa alla nostra realtà materiale.
La sua riflessione offre uno spunto interessante per fare chiarezza sul tema e trovare risposte a domande fin troppo scomode. Nel Metaverso saremo ancora noi stessi o diventeremo avatar? Una questione delicata che rimette in discussione aspetti sociali e antropologici che diamo per scontati.
L’involuzione umana, da Homo Videns ad Avatar
In letteratura ci sono già state voci autorevoli che hanno acceso dei campanelli d’allarme sugli effetti negativi che i nuovi media possono esercitare sugli essere umani. Ne è un esempio cristallino Giovanni Sartori, che con la sua brillante teoria sull’Homo Videns ha messo a nudo le fragilità psichiche e cognitive dell’uomo di fronte allo schermo – televisore, computer, console o smartphone, fa ormai poca differenza.
A causa della televisione, per la prima volta nella storia l’immagine prevale sulla parola, andando a mutare completamente la comunicazione e i meccanismi di comprensione tra gli esseri umani. Il predominio dell’immagine sulla parola ha minato il cosiddetto pensiero astratto e l’attività simbolica propria dell’essere umano.
Sartori G., “Homo Videns”
Indubbiamente oggi viviamo davvero nell’epoca del predominio dell’immagine, e ancora di più dell’immagine in movimento e in trasformazione propria della realtà virtuale. Ma quando l’immagine finisce per riflettere noi stessi trasformandoci in veri e propri avatar, perfettamente integrati in un modo digitale “quasi reale“, allora forse qualcosa si è rotto. Per provare a capire cosa, può essere utile rispolverare le intuizioni di McLuhan.
Ken Kutaragi e l’universo PlayStation, questione di direzioni diverse
I rapporti lavorativi dell’informatico giapponese con Sony si sono interrotti nel lontano 2007 alla vigilia del lancio della PlayStation 3, la prima console della casa del Sol Levante a fare da apripista all’acerbo tentativo di creare un Metaverso videoludico. Erano i tempi di PlayStation Home.
Umanizzare la macchina, il sogno possibile di Kutaragi
Kutaragi oggi è alla guida di Ascent, azienda particolarmente attiva nel campo della robotica, dell’intelligenza artificiale e dello sviluppo di soluzioni che rendono sempre più integrate e complementari la dimensione reale e quella virtuale – come l’utilizzo di ologrammi per rivoluzionare l’e-commerce e la shopping experience online. Una mission decisamente in linea con il point of view di Kutaragi, che mira al potenziamento della realtà grazie alla tecnologia e non alla sua sostituzione.
Gli attuali robots non sono dotati di software e sensori in grado di emulare la capacità umana di comprendere il mondo reale e reagire di fronte a ciò che succede, il nostro obiettivo è trovare presto una soluzione in merito a questo”.
Ken Kutaragi
In estrema sintesi, umanizzare la macchina per non meccanizzare l’uomo.
PlayStation punta sulla realtà virtuale
Mentre il suo creatore esprime il proprio dissenso sul tema, l’universo PlayStation continua la sua corsa alla conquista della realtà virtuale ritagliandosi la propria fetta di Metaverso. A tal proposito, l’inizio del 2022 in casa Sony è stato festeggiato con l’annuncio ufficiale dell’headset PS VR2 e PS Sense Controller, i nuovi devices PlayStation per potenziare l’esperienza di VR gaming dei giocatori su PS5.
Kutaragi si mostra distante anche da quest’approccio invasivo della realtà virtuale nel mondo dei videogiochi, criticando l’uso di apparecchiature indossabili per il gaming:
I caschi per la realtà virtuale non fanno altro che isolare dal mondo reale, è qualcosa che non riesco ad accettare. E poi sono anche scomodi da indossare.
dice Kutaragi
Insomma, l’intervista a Ken Kutaragi suona a tutti gli effetti come un richiamo al buon senso per evitare di cadere in facili entusiasmi. Il suo scetticismo sul Metaverso può avere diversi significati: paura per il nuovo che avanza, incertezza sulle sue qualità o semplice sfiducia verso una visione differente.
Il punto è tutto qui: che tipo di realtà virtuale vogliamo? Ma, soprattutto, abbiamo davvero bisogno della realtà virtuale?
Ken Kutaragi boccia il Metaverso, il creatore della PlayStation snobba la realtà virtuale