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Selezionare con intelligenza (artificiale ed emotiva). Sì, si può.

intelligenza artificiale ed emotiva

Quando l'intelligenza artificiale incontra l'emotiva nei processi di selezione. Una startup innovativa fa di questo mix un servizio per ricercare talenti.

[…] la mia esperienza m’insegna che la mente umana è così potente che in tempo relativamente breve è possibile insegnare a chiunque a svolgere qualsiasi tipo di di lavoro esistente al mondo, mentre servono anni per sradicare alcune pessime abitudini e caratteristiche personali, come mentire o mancare di rispetto agli altri, che guastano un lavoratore molto più della mancanza di capacità tecniche. […]

Michael Roach, Il Tagliatore di diamanti

 
Inizio la mia esperienza qui su Spremute Digitali con l’obiettivo di trattare la tematica dell’Intelligenza Emotiva e del suo rapporto con l’intelligenza artificiale e la Digital Transformation.
Era Ottobre 2017, non molto tempo fa direte, ma è da allora che mi sembra ci sia stato un forte impulso positivo nei confronti della tematica, della sua importanza e declinazione nella vita lavorativa.
La Digital Transformation accanto alla paura/sospetto di farci predominare da processi troppo “meccanicizzati” ha portato con sé anche il suo diretto contrario, ovvero: una potente riflessione sulla centralità della persona come motore di ogni realtà. Della persona in carne, ossa ed emozioni – motivanti e demotivanti.
Oggi a un manager si chiede di essere empatico, di capire le emozioni del gruppo, orientarle per una crescita produttiva, e perché no di innovazione. Ad un HR – responsabile risorse umane, selezionatore – si chiede di ascoltare attivamente, capire il potenziale, trovarne la giusta collocazione e anche in questo caso orientare.
Chi di voi non vuole essere capito, ascoltato. E che potere ha questo approccio… Credo che questo sia un buon punto di riflessione.


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L’intelligenza artificiale incontra l’intelligenza emotiva 

In un contesto in cui la razionalità cede il passo ad un approccio emotivo, in cui l’intelligenza emotiva diventa un nuovo paradigma di valutazione ed in cui un manager per essere tale deve avere quella competenza in più di osservazione, ascolto e orientamento, ecco in questo contesto si inserisce l’attività di Colloquio24.
A detta dei suoi ideatori “un’azienda innovativa che misura l’intelligenza emotiva del candidato usando tecnologie per l’analisi del comportamento del volto umano“.
Due aspetti, fortemente moderni: intelligenza artificiale ed emotiva, incontrano circa due anni fa il background dei founder dando vita oggi ad un tool che ha la volontà di coadiuvare la ricerca del miglior candidato attraverso tecniche di riconoscimento facciale, passando attraverso la loro traduzione e contestualizzazione nell’ecosistema aziendale.
Siamo fatti di emozioni che ci motivano, stimolano o abbattono, riconoscerle diventa fondamentale per gestirle e creare un ambiente di lavoro stimolante.

L’emozione ha un peso e un valore da non poter più sottovalutare.

Carmela Casella founder e CEO della startup innovativa, presenta in questo modo l’evoluzione di Colloquio24:
“Colloquio24 nasce circa due anni fa con l’obiettivo di preparare il candidato al colloquio di lavoro.
Durante un percorso di pre-accelerazione la contaminazione tra know-how differenti, analisi di mercato, campagne marketing e prime vendite, hanno permesso a Colloquio24 di avere l’occasione di confrontarsi con investitori, acceleratori, business angel.
Il lavoro nei mesi, nonché la diversità del team, ha migliorato l’idea iniziale portandola a essere più vicina alle esigenze di mercato, all’evoluzione tecnologica e al mondo del lavoro.
Da qui la decisione di fare dell’intelligenza emotiva il focus sul quale basarci.
I nostri cardini oggi sono:

  • Analisi delle competenze emotive sulla base della mappatura dei ruoli;
  • Intelligenza artificiale per lo sviluppo di funzionalità in grado di riconoscere le micro-espressioni facciali, tradurle.”

Dunque, la fusione tra metriche psicologiche e algoritmi di intelligenza artificiale hanno determinato l’evoluzione di Colloquio24.
“La sfida nasce, ed è data, dall’implementazione di strumenti informatici appositamente disegnati per tracciare con specificità il complesso profilo delle qualità umane. L’obiettivo è quello di innovare, velocizzare ed ottimizzare il processo di selezione inserendosi nella fase di pre-screening, qui si ha la volontà di misurare l’intelligenza emotiva, valutarla, in base ad una mappatura dei ruoli.
Cosa accade: il valutato si trova a rispondere a delle domande che rappresentano stimoli ai quali restituirà delle reazioni emotive, le stesse verranno valutate dal tool che genererà una scheda con un indice percentuale per ogni area presa in considerazione. La percentuale è l’indicatore per accedere al processo di selezione.
La nostra volontà è quella di non fermarsi unicamente al cv, ma fornire un servizio di screening che va ad ottimizzare tempi e restituisce una risposta sulle soft skill fondamentale in un contesto come l’attuale.


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Dare la parola alla persona e non ad un semplice documento.

Basare le operazioni di screening solo sul cv significa perdere risorse preziose. Bisogna supportare le aziende con una lista di candidati pre-selezionati ai quali abbiamo dato voce valutando le soft skill, riconosciute per mezzo di emozioni venute fuori dall’interpretazione delle micro-espressioni facciali.
Come? Con un prodotto in grado di rilevare, per mezzo di metriche specifiche, l’assetto emotivo e comportamentale conferendo importanti elementi per migliorare il processo di screening.
Un’ultima domanda ho voluto porre a Carmela, molto importante per le aziende e per chiunque sia alla ricerca di talenti: Quali sono i potenziali benefici di un processo basato sulla lettura e contestualizzazione del quoziente emotivo?
E per il team di Colloquio24 non ci sono dubbi, circondarsi di collaboratori dotati di intelligenza emotiva in azienda significa:

  • migliorare l’efficacia del team riducendo le scarse prestazioni e il tasso di assenteismo;
  • aumentare le performance e la redditività;
  • aumentare la fidelizzazione del cliente migliorando la customer satisfaction;
  • gestire efficacemente il cambiamento riducendo il tasso di turnover;
  • fornire un’immagine moderna dell’azienda.

E su quest’aspetto Carmela continua:
“In questi ultimi tempi parlare di intelligenza emotiva in ambito Digital Transformation coincide con la capacità di un’organizzazione di ricercare e proporre una visione competitiva su un’intera gamma di canali d’impresa, dai più classici ai più evoluti, facendo perno sul capitale umano.
Nello specifico, parliamo della possibilità di sviluppare i propri servizi in una modalità mirata ad enfatizzare la performance emotiva dei propri collaboratori, veicolando al contempo un’immagine aziendale moderna, arricchita dalle evoluzioni dell’epoca digitale.
Questa innovazione da parte delle aziende ha molteplici vantaggi, soprattutto sul piano della comunicazione, sia esterna che interna.”

Conclusione: Quando l’intelligenza emotiva si fonde con l’intelligenza artificiale

L’intelligenza emotiva in un contesto fluido come quello attuale può essere leva di attraction. Può essere l’elemento che permette di differenziarsi, può concorrere a un’efficace politica di Employer Branding.
Mostra il volto umano, il motore che anima una realtà, i valori su cui si fonda e in cui potremmo riconoscerci. È l’elemento che può motivare una scelta, che può rispondere alla domanda che ormai il contesto Digital fa porre alla gran parte delle persone: tu in cosa ti differenzi? Perché dovremmo sceglierci? Quali sono i tuoi valori?


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Selezionare con intelligenza (artificiale ed emotiva). Sì, si può.

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