Caos Moderno, istruzioni per l'uso. I Perché dell’intelligenza Emotiva
Intelligenza Emotiva e Artificiale: rivali o cellule funzionali nel contesto odierno che pone la persona come motore di innovazione e fonte di forza?
C’era una volta l’uomo all’interno della trasformazione digitale che bombardato da tecnologie sempre più evolute e software sorprendentemente rivoluzionari iniziò a domandarsi se questa tecnologia sempre più evoluta avesse potuto, un giorno, sostituirlo in tutto e per tutto.
Ma nell’ingarbugliata rete della fluidità quotidiana, l’uomo della trasformazione digitale, fu spinto a ripensarsi e ingegnarsi per trovare la soluzione alle sue preoccupazioni moderne…
Josef Nierling in un intervento su Forbes affronta il tema risolvendolo in questo modo:
“Rischiamo allora di diventare inutili? Vi do una buona notizia: l’accelerazione al cambiamento data dalle nuove tecnologie, l’avere a disposizione nuovi strumenti per la guida strategica delle nostre aziende richiede ancora di più la guida della persona, e la sua intelligenza emotiva.
Perché, l’unico modo per implementare una strategia è fare leva sulle persone: devi comunicare, persuadere, ascoltare, dialogare, motivare alla realizzazione della tua visione. E queste sono le skill del leader di successo, proprio queste sono insostituibili da un software.
Dobbiamo affinare le nostre capacità di gestire, influenzare, relazionarci con gli altri: la persona lo può fare meglio di qualunque smart technology.
Insomma, ha ancora senso parlare di emotional intelligence in un’epoca di artificial intelligence.” (Tratto da Perché ha senso parlare di emotional intelligence in un’epoca di artificial intelligence – Josef Nierling – Forbes).
L’uomo, quindi, della trasformazione digitale trovò la soluzione alle sue problematiche moderne facendo affidamento su quanto di più profondo possedeva: le proprie emozioni.
Leggi anche Quali le opportunità dietro le tecnologie emergenti?
Intelligenza Emotiva e Intelligenza Artificiale: rivali o cellule funzionali?
Intelligenza Emotiva e Intelligenza Artificiale: rivali o cellule funzionali in un contesto di cambiamento culturale che pone la persona come motore di innovazione e fonte di forza?
Ho il piacere di affrontare la tematica con Lorenzo Fariselli, Regional Network Director di Six Seconds in Italia.
L. F. : Six Seconds nasce in California da un proposito nobile di un gruppo di insegnanti di portare l’Intelligenza Emotiva (IE) nel mondo.
Tutto ha inizio nel 1967 quando un gruppo di insegnanti, pedagogisti e formatori crearono la metodologia Self Science (la stessa che Goleman definì, in uno dei suoi primi lavori sull’IE, una delle metodologie migliori per lo sviluppo delle competenze emotive) che aveva come obiettivo lo sviluppo emozionale della persona.
Sulla base delle esperienze raccolte in tanti anni di sperimentazione della metodologia Self Science e degli studi portati avanti dai due padri fondatori del costrutto Intelligenza Emotiva, venne fondata nel 1997 a San Francisco Six Seconds.
Mission di Six Seconds: far sì che un miliardo di persone alleni la propria Intelligenza Emotiva.
Oggi l’intelligenza emotiva è annoverata tra le 10 competenze vincenti sul lavoro, e questo di certo non lo dico io, ma una fonte attendibile e prestigiosa come il World Economic Forum. Pertanto il sogno del 1967 può dirsi avverato.
L’Intelligenza emotiva riequilibra la meccanicizzazione
Equilibratore della complessità moderna, l’Intelligenza Emotiva diventa, quindi, l’elemento costruttivo che contrasta la paura moderna della meccanicizzazione dei processi.
A tal proposito Lorenzo Fariselli dice:
L. F. :“Viviamo in un mondo ad alta complessità e soggetto ad una velocità di cambiamento mai vista prima. Sappiamo bene quanto sia “sfidante” svolgere la propria professione oggi, sia essa quella del manager, coach, counselor, trainer, insegnante o genitore.
Siamo in un contesto definito VUCA dagli esperti, contraddistinto quindi da scenari volatili, incerti, complessi ed ambigui. Ciò che oggi corrisponde al vero, tra pochi mesi potrebbe non esserlo. Sembra, tuttavia, che non sia finita qui.
Ci stiamo infatti avviando rapidamente verso una Quarta Rivoluzione Industriale.
Rispetto alle rivoluzioni industriali precedenti, la quarta sta evolvendo ad un ritmo esponenziale e non lineare, colpa o merito anche dell’introduzione sempre maggiore di sistemi di Intelligenza Artificiale che spazzeranno via millenarie certezze ed introdurranno nuove sfide.
In questo processo l’Intelligenza Emotiva, competenza che collega pensiero ed emozioni, rappresenta la chiave mediante la quale l’uomo potrà gestire tale complessità.
Intelligenza Emotiva e Intelligenza Artificiale possono e devono necessariamente rimanere sullo stesso tavolo di lavoro.
Il danno nel separare questi due argomenti sarebbe incalcolabile. Il continuo cambiamento, richiesto ad ognuno di noi nel mondo odierno, è un processo prettamente emozionale che ha regole precise e che può essere gestito in maniera sostenibile solo mettendo in campo un set di competenze specifiche, quelle dell’Intelligenza Emotiva.
Non basterà usare il buon senso, ma occorrerà investire tempo e risorse in nuovi apprendimenti.
La buona notizia viene dal fatto che l’Intelligenza Emotiva, avendo basi neuroscientifiche e facendo leva sulle proprietà neuroplastiche del nostro cervello, è allenabile.”
Leggi anche Neuroscienze e selezione: siamo quello che facciamo non sempre quello che diciamo
Ma in che maniera?
L. F. :“Per fornire un modo semplice e pratico per apprendere ed allenare la propria intelligenza emotiva, Six Seconds ha sviluppato un modello operativo composto da tre aree.
Questo modello, in azione, ha tre fondamentali obiettivi:
- diventare più consapevole (notando quello che fai e quello che provi) per non ripetere gli stessi errori e prendere decisioni migliori;
- più intenzionale (facendo ciò che avresti voluto fare senza cioè reagire in automatico alle situazioni);
- più strategico (agendo per una ragione) così da essere per gli altri una persona che vale la pena seguire.”
Tutto ciò applicato al contesto aziendale cosa può voler significare?
“Calato nel contesto aziendale: l’Intelligenza Emotiva può diventare la soluzione per i piccoli-grandi problemi quali la diminuzione della “lamentela” ed aumento della collaborazione. Diminuzione della paura del confronto ed aumento della capacità di dare e ricevere feedback, diminuzione delle reazioni ed aumento dell’intenzionalità. Diminuzione dell’ansia generata da un mondo in continuo cambiamento ed aumento del senso di scopo.
Da alcune ultime ricerche, circa il 70% dei problemi in azienda è legato a dinamiche emotivo relazionali. Questo significa che l’aumento della performance non passa esclusivamente da un intervento sui processi e/o su ciò che viene considerato “hard”, ma passa soprattutto da una miglior gestione delle nostre emozioni.
I leader aziendali, e in generale professionisti del mondo delle risorse umane, si stanno sempre più attrezzando per acquisire nuove competenze, utili alle odierne sfide manageriali; è inoltre assodato – attraverso dei business case pubblicati (puoi trovarli qui ed in questo report) – come l’Intelligenza Emotiva sia sempre più collegata alla performance.
Una performance che però va a braccetto con il benessere del singolo.
Leggi anche L’importante è da che punto guardi il mondo
Vi lascio con questa riflessione fondata sul rapporto tra consapevolezza e benessere:
Lavorare sulla PERSONA, e per le persone, affinché possa esprimere nel migliore dei modi il proprio talento, le proprie attitudini, e competenze per il benessere del singolo e della realtà nella quale si inserisce, porta a una riflessione sul CREARE CONSAPEVOLEZZA.
“Una parola chiave – continua Lorenzo – del lavoro del singolo sull’Intelligenza Emotiva è proprio benessere! Questo non significa che insegniamo al singolo a fuggire dai problemi o vivere in una SPA emozionale virtuale che ci allontana dalle sfide che l’azienda ci chiede di affrontare, ma diamo al singolo gli strumenti per leggere quello che capita con maggiore chiarezza.
Dico questo perché l’emozione è vissuta ancora come un’interferenza. Sin da piccoli ci hanno insegnato che è meglio stare lontano dalle emozioni spiacevoli con frasi del tipo “non devi aver paura!” oppure “non piangere!” e quindi siamo cresciuti convinti che siano cose sbagliate, non a valore aggiunto anzi da allontanare.
Purtroppo però è una forza che lavora dentro di noi e, se non la razionalizziamo e la mettiamo all’interno del nostro sistema decisionale, le diamo molto più potere di quanto dovrebbe avere. Un potere non mediato da quella parte razionale che crediamo, solitamente a torto, guidi ogni nostra azione.
È per questo che in azienda, attraverso la profilazione dell’Intelligenza Emotiva, aumentiamo la consapevolezza delle persone dei propri schemi funzionali e disfunzionali e grazie a sessioni di coaching one to one lavoriamo in un’ottica di sviluppo.
Assessment, coaching, training, mentoring e tanto altro sono le metodologie che utilizziamo per aiutare il singolo, team ed intere organizzazione a perseguire il benessere, consentendo così di performare in maniera sostenibile, in un contesto così sfidante come quello attuale.
Potrebbe interessarti anche Che colore ha la felicità? Wellbeing, felicità e benessere in azienda.
Caos Moderno, istruzioni per l'uso. I Perché dell’intelligenza Emotiva