Google Ads, l’ultima Video Spremuta con Valerio Celletti
Google Ads, Video Spremuta con Valerio Celletti che ci parla dell'aggiornamento di Google Ads e l’intervento dell’antitrust
Aggiornamento di Google Ads e l’intervento dell’antitrust, queste sono queste le novità di cui abbiamo parlato assieme a Valerio Celletti, PPC Specialist e Consulente Google Ads.
Google e l’antitrust, problemi per l’azienda?
Google è di nuovo nel mirino dell’antitrust perché sarebbero state violate le norme della concorrenza. L’azienda potrebbe favorire davvero i propri servizi tecnologici a discapito di imprenditori e inserzionisti, che poi sono le categorie che pagano?
Il punto è che stiamo parlando essenzialmente di un ecosistema privato che tende a voler monetizzare sui servizi che offre, sul traffico…
L’altro punto è quello che riguarda l’antitrust stesso. Si può pensare a un libro di Scott Galloway dal titolo “The Four: The Hidden DNA of Amazon, Apple, Facebook and Google”, che parla proprio della crescita di questi quattro colossi. Ebbene, queste quattro entità sono diventate così grandi e così importanti che trascendono un po’ tutte le regole del settore, incluso l’antitrust.
Questo vuol dire, molto semplicemente, che una multa molto salata a Google, ad esempio, probabilmente è un qualcosa che non li scalfisce neanche. Non si parla di pluralismo dell’informazione o di esempi più o meno vicini alla nostra realtà; si parla di un’azienda gigantesca che se la caverà con qualche graffio.
Poi se si volessero fare delle “valutazioni morali” allora è un discorso a parte, ma se ragioniamo in termini pratici allora è chiaro che cambierà molto poco.
Poi tornando alla multa, riguarda anche ambiti di difficile controllo. Un po’ per la transnazionalità e un po’ per l’argomento che non si può definire con regole e metri di giudizio prestabiliti; allora appare evidente che diventa complicato anche per il legislatore stesso andare a controllare tutto nel dettaglio.
Google Ads è uno strumento per tutti?
Google Ads è uno strumento che realmente può essere considerato come “full-funnel”, cioè che può riguardare anche account molto piccoli, non c’è bisogno che il volume di click e quello di spesa siano necessariamente ampi. Si può lavorare su livelli di consapevolezza diversi, cioè anche per persone che non stanno cercando attivamente un prodotto o un servizio.
Insomma Google non è solo ricerca, ma è un ecosistema molto più ampio che può arrivare, veramente, a un numero altissimo di persone e via dicendo.
E questo strumento, potenzialmente, è adatto a tutti gli inserzionisti, a patto che abbiano un po’ di accortezze nella gestione, insomma che sappiano dedicare il giusto tempo e le giuste attenzioni ai processi di sponsorizzazione.
Generalmente un consiglio sempre utile è quello di cercare di avere una buona padronanza dello strumento perché permette davvero di raggiungere risultati interessanti; a patto, chiaramente, che venga gestito in una certa maniera e che vengano comprese le reali potenzialità di questo sistema.
Ovviamente Google si aspetta anche molta pertinenza rispetto all’annuncio che vede l’utente che sta cercando qualcosa. Poter ragionare su strutture rigide con una buona corrispondenza tra ciò che appare sul motore di ricerca e ciò che l’utente ha cercato è molto utile perché serve ad aumentare il punteggio di qualità e che determina l’affidabilità dell’inserzionista. Per questo vale la pena concentrarsi sulla qualità dell’inserzione.
C’è uno strumento gratuito che si chiama Google Ads Editor, che permette di gestire le campagne come se fossero righe di un foglio Excel o dei file; potendo quindi organizzare le campagne al meglio e spostare i vari elementi da un gruppo all’altro in maniera semplice.
Il discorso si sposta sempre di più verso la lettura dei dati, nel cercare di capire che cosa sta funzionando in una campagna o meno. Grazie a Google Ads Editor si possono gestire al meglio tutti gli elementi delle varie campagne e tenere traccia di tutto.
L’altro dettaglio fondamentale è quello che riguarda le creatività. È l’utente l’arbitro del successo di una qualunque campagna di advertising; per questo è importantissimo curare la creatività con buoni annunci, buone landing page e via dicendo.
Vale sempre la pena investire tempo sulla creatività e su, ad esempio, test sulle landing page o conversion rate optimization, perché se sappiamo leggere i dati e portare nuova linfa alla creatività il resto del lavoro può essere svolto molto bene da Google.
Cosa succederà in futuro?
Nel futuro di Google Ads , molto probabilmente ci sarà una semplificazione (più o meno estrema) dei processi. A oggi ci sono delle campagne costruite come scatole nere e le persone si affidano a queste più o meno ciecamente. Il discorso del machine learning e di ciò che Google “impara in automatico” è forse uno dei modi in cui si evolverà la situazione nei prossimi anni.
Altro discorso importantissimo è quello che riguarda la privacy e tutto ciò che vi ruota attorno. Probabilmente il concetto di pubblicità personalizzata diventerà molto meno invasiva e molto più controllabile; cosa che non succederà, invece, è un ritorno a quel “livello di generalismo” di qualche anno fa. Il discorso progredirà e diventerà molto più mirato e gestibile.
Facebook o Google Ads?
Meglio Facebook Ads o Google Ads? La risposta è dipende. Sono due strumenti con caratteristiche diverse, ma che lavorano molto bene insieme. Ovviamente Google Ads al momento è il miglior strumento per catturare la domanda consapevole. Tutto ciò di cui le persone hanno bisogno, tutte le loro ricerche, passano da Google e non da Facebook e affini. Probabilmente la grande G sta recuperando quello che negli ultimi anni ha perso in termini di reti visive.
Facebook dall’altra parte è uno strumento molto semplice e, appunto, visual che ha permesso a molti di “provare” le inserzioni semplicemente cliccando sul bottone “sponsorizza”. Altro punto a favore di FB e IG è che sono strumenti pervasivi, su cui le persone passano moltissime ore.
In un certo senso, rispetto ai social, Google tende ad essere penalizzato perché gli utenti spesso non si rendono conto dei banner e della pubblicità; grazie anche agli ADBlock da installare sul browser queste inserzioni tengono a sparire, cosa che invece non è possibile su Facebook e Instagram.
Poi sui social c’è la possibile di mettere insieme il potere delle immagini e del testo, oltre che di avere un feedback diretto dalle persone che vedono l’annuncio. Ecco questo su Google questo ancora non avviene, ad esempio.
Nel mondo dell’advertising è lecito parlare e “scherzare” su tutto, oppure ci sono ancora dei limiti che non devono essere superati?
Una domanda che fanno in molti quando si parla di Advertising, soprattutto con la nascita e lo sviluppo di un certo tipo di comunicazione che, nonostante a molti possa non piacere ,sta comunque raggiungendo buoni risultati.
In un certo senso la cosa dipende anche dall’intelligenza con cui sono fatte tutte le cose. Molto spesso l’ironia e l’irriverenza di alcune pubblicità cercano di uscire fuori da un tracciato, ma senza comunque essere efficaci. Vale la pena mantenere un certo tipo di forma e di rispetto e fare advertising efficace.
Pensiamo a Taffo, ad esempio, che in materia ha fatto scuola, ma ha dato vita anche a tutta una serie di imitatori che cercano di copiare il suo modus operandi risultando comunque inefficaci perché non hanno quel tipo di raffinatezza e di sensibilità.
Molto probabilmente non vale più il discorso del “purché se ne parli”, ma occorre trovare un proprio linguaggio, un proprio stile e una propria identità che, molto spesso, manca.
Google Ads, l’ultima Video Spremuta con Valerio Celletti