eHealth: come il digitale sta cambiando il rapporto medico-paziente
eHealth: come il digitale sta cambiando il rapporto medico-paziente
Qualcuno lo definisce anche “doctor Google”, tanto cresciuta è la tendenza al ricorso al famoso motore di ricerca da parte degli utenti, per soddisfare il bisogno di risposte alle sempre più frequenti domande sulla propria salute ed il proprio benessere. La pratica – oggettivamente una “cattiva” pratica – se da una parte fa letteralmente infuriare i dottori, dall’altra è la naturale devianza dovuta all’assenza di un serio presidio professionale del principale canale informativo nella società moderna. Che poi tanto nuovo non è, il web.
Ma la professione medica, vuoi per la complessità scientifica del campo, vuoi per la rigidità degli esercenti e delle strutture sanitarie, ha per certi versi lasciato che questo differenziale si creasse nel corso degli anni.
Il problema è che, mentre ancora si ha difficoltà ad introdurre Fascicolo Sanitario Elettronico, ricetta elettronica, un CUP on line o una banale condivisione digitale dell’esito delle analisi, il bisogno tecnologico verso cui evolve il mercato si è radicalmente spostato in avanti. E ciò per il semplice motivo che oggi, i pazienti, hanno in mano strumenti e abitudini correlate che rendono difficilmente comprensibile la non applicabilità degli stessi al settore sanitario.
L’errore è pensare che sia il digitale a porre il paziente al centro. Piuttosto è il contrario: è il paziente a sentirsi al centro grazie al digitale, e fatica a comprendere servizi e relazioni che non siano tali.
Se il medico non soddisfa il bisogno informativo del paziente, questi si rivolge ad altre fonti.
Il paziente al centro
Il seguente grafico proposto dalla DRG Digital nel Report Modernizing the Patient Journey with Digital illustra chiaramente che si profila un nuovo patient journey, in cui il paziente ha un ruolo sempre più attivo e centrale non solo con la sua patologia, ma anche con la sua vita quotidiana fatta di impegni lavorativi e familiari.
Strumenti e abitudini digitali hanno conquistato uno spazio significativo e determinante in tutte le fasi del processo clinico
Un valore universalmente riconosciuto e che contribuisce alla percezione qualitativa dei servizi sanitari, pubblici e privati, erogati.
Il grafico descrive chiaramente il nuovo percorso di approccio alle problematiche della salute. Il paziente cerca su internet una risposta ai sintomi percepiti, a quale specialista rivolgersi, quali domande porre e, ricevuta la diagnosi ed il trattamento, lo confronta con altre esperienze sul web per verificare altre strade alternative, usa app apposite che lo supportano nel trattamento (gestione e posologia dei farmaci, rilevazione parametri, ecc.) e, infine, confronta l’esito del trattamento in community online.
L’intera catena del valore clinico è investita dai comportamenti digitali del paziente.
A mutare, con il digitale, è il rapporto tra il paziente e la sua salute. Al medico resta la sfida di ritrovare un ruolo in questa relazione.
Digitale e salute: le tendenze dell’e-Health
Gli investimenti delle startup che si occupano di salute digitale e assistenza sanitaria sono in crescita, sono in atto processi di definizione degli standard a livello internazionale e sono numerose le tecnologie digitali oggetto di autorizzazione sanitaria e, in alcuni casi, anche ammessi al rimborso.
Raccontarne gli scenari ci serve, oggi, per comprendere le chiavi di lettura per il presente. Il medico può capire il contesto in cui ripensare il rapporto con i propri pazienti, mentre le strutture sanitarie – pubbliche e private – devono farne bussola per la pianificazione o l’ottimizzazione dei propri processi d’innovazione.
Al Frontiers Health 2016 di Berlino, l’annuale conferenza sulla sanità digitale, sono state illustrate sei tendenze della trasformazione digitale in atto nell’ambito medico-sanitario:
- Il Paziente al centro
- Aderenza alla terapia
- Big Data
- Intelligenza Artificiale (AI)
- Weareable
- Reimboursement
A noi piace però riadattare questa lettura, distinguendo tra obiettivi delle tendenze digitali in Sanità e strumenti a loro disposizione:
OBIETTIVI | TECNOLOGIE |
1) Paziente al Centro |
|
2) Aderenza alla Terapia | |
3) riduzione delle disabilità |
Per ciascuna di esse daremo di seguito un breve focus sulle startup con i servizi digitali più interessanti per orientarsi nel futuro possibile di un nuovo modo di vivere e intendere il mondo della salute.
Paziente al centro
Contrastare il fenomeno dell’autodiagnosi in stile “doctor google” è uno dei principali pregi delle soluzioni di “community qualificata” offerte all’utenza da alcune startup. Alcune di esse si focalizzano sui servizi di gestione di agenda e prenotazioni on line, favorendo azioni di marketing digitale per i medici. Tra le varie, MioDottore.it offre anche una community in cui i medici possono offrire le loro indicazioni professionali, favorendo la qualificazione dei contenuti web.
Ha un posizionamento diverso la startup spagnola Mediktor, che supporta gli utenti nella valutazione dei propri sintomi e nella scelta tra automedicazione e visita medica, accompagnando nell’individuazione dell’ambito specialistico e del professionista. L’obiettivo è quello di ridurre il ricorso alle visite, riducendo l’impatto delle stesse sui costi del servizio.
Heal si prefigura come l’Uber della sanità: il medico a casa tua quando vuoi tu, dietro sottoscrizione di un abbonamento flat.
La tedesca Medigo è una piattaforma che prova, invece, a globalizzare i servizi sanitari, occupandosi dell’organizzazione di itinerari e soggiorni della salute, comparando strutture cliniche e loro recensioni, offerte alberghiere, servizi di viaggio, ecc.
L’intelligenza artificiale interviene a supporto dei caregivers conferendo un fondamentale vantaggio per il miglioramento di diagnosi e terapie. Non a caso i big del Web stanno orientando ingenti investimenti in nuove soluzioni, quali Deepmind Health acquisita da Google e WatsonPaths sviluppata da IBM, che hanno l’obiettivo di migliorare l’interazione tra medici e informazioni cliniche e velocizzare i tempi di diagnosi e definizione delle terapie.
Simili gli obiettivi di WebMD, che però, grazie all’accordo con Amazon, abilita le proprie tecnologie in associazione al dispositivo Alexa ed alle relative applicazione di domotica. Un esempio è KidsMD, con la quale Alexa diventa un vero e proprio assistente digitale per accompagnare i genitori nell’interpretazione dei sintomi dei loro bambini.
Con l’intelligenza artificiale si punta ad un monitoraggio globale delle persona, con la rilevazione di dati funzionali alla prevenzione, diagnosi e cura delle patologie. Un aspetto che forse fa paura, ma che è già realtà in altri campi e, forse, nell’ambito sanitario avrebbe maggiori motivi di positività.
Le soluzioni finora illustrate applicano al settore sanitario logiche tipiche del marketing digitale, introducendo nuove forme di concorrenza legate alla qualità dei servizi e alla capacità di comunicazione degli attori della salute. La declinazione del digitale “lato paziente” trova invece applicazione in numerose soluzioni di supporto alla prevenzione e gestione di patologie che necessitano di affiancare alla terapia cambiamenti negli stili di vita.
Aderenza alla terapia
L’aderenza delle terapie è un aspetto molto importante, sia in termini di efficacia delle stesse che di efficienza per la già appesantita spesa sanitaria. Assumere un farmaco costa, sia al paziente che alle strutture sanitarie. Per questo molte startup hanno investito nello sviluppo di soluzioni in grado di contribuire positivamente al miglioramento di questi due aspetti.
Si va da Trillio, un’app con la quale lo specialista può impostare la terapia per il paziente che, attraverso degli alert, riceverà posologia, dosaggio e tempi dell’assunzione dei farmaci, rivelandosi un utile strumento di monitoraggio e analisi dei feedback per medici, in ottica di studio e perfezionamento delle terapie.
La statunitense Proteus va addirittura oltre, attraverso l’ingestione di microsensori assieme al farmaco che, grazie all’integrazione con dispositivi indossabili, rileva e condivide via internet parametri biomedici sull’efficacia dei trattamenti prescritti, fornendo importanti informazioni per il perfezionamento di dosaggi e terapie.
I dispositivi Wearable stanno impattando considerevolmente sulla Telemedicina, già da anni oggetto di investimenti nello sviluppo di soluzioni per l’assistenza domiciliare e il monitoraggio biometrico di pazienti.
Ciascuno di noi è già tracciato. Apple con HealthKit e Google con Fit, rilevano già attraverso il GPS dei nostri smartphone e smartwatch, alcune informazioni sul movimento e lo sport. E con esse le tante altre app per il fitness integrate con IOS e Android. Tutte tendenti però al “self wellness”, che può escludere lo specialista dal bisogno di un accompagnamento nella gestione della propria salute.
Alcuni specialisti (nutrizionisti, cardiologi, diabetologi, ecc.), invece, potrebbero trarre beneficio dall’integrazione tra MyFitnessPal e HealthCare o Fit, per il controllo remoto delle performance di programmi nutrizionali e sportivi prescritti. Purché ne condividano l’uso con i propri pazienti.
L’adozione di altri strumenti amplifica invece il livello di monitoraggio e, di conseguenza, le possibili applicazioni. Glooko, MySugr, Diasend e OneDrop supportano il monitoraggio dei valori diabetici. mediante piattaforma web e app, erogano servizi di coaching per pazienti affetti da diabete, mentre AmicoMed si rivolge a coloro affetti da ipertensione, supportandoli – anche attraverso dispositivi indossabili – nella gestione oculata della patologia.
T-shirt intelligenti, come quella sviluppata da NTT Data, grazie a tessuti innovativi che contengono un polimero elettro-conduttore, misurano il battito cardiaco, l’intervallo di respirazione e l’attività muscolare. Evidenziano anche squilibri chimici ed elettrolitici, come la sudorazione o l’acidità della pelle, restituendo, infine, i dati sotto forma di elettrocardiogramma ed elettromiogramma alle piattaforme correlate.
Riduzioni delle disabilità
I tools digitali possono, se combinati, essere di notevole aiuto nel caso specifico del sostegno alla riduzione delle disabilità. Ne sono un esempio i caschi interattivi sviluppati dalla Brain Control, in grado di interpretare la mappa elettrica corrispondente a determinate attività cerebrali consentendone l’impiego per controllare dispositivi esterni. Soluzione dedicata a persone affette da patologie come la SLA e la sclerosi multipla.
Un ultimo sguardo, a margine, lo si riserva al delicato tema della gestione e valorizzazione delle informazioni digitali e dei conseguenti problemi di standardizzazione e sicurezza delle informazioni. Su questi aspetti intervengono startup quali Chino.io, che offre servizi relativi alla compliance delle soluzioni, al data security e all’interoperabilità con altri sistemi informativi.
Conclusioni
Questi due modelli di soluzioni mostrano un ambito, quello della personalizzazione delle terapie con monitoraggio in remoto, che potrebbero tendenzialmente ridurre la necessità del rapporto con lo specialista. A loro il compito di interpretare un nuovo ruolo nell’uso di queste applicazioni o di individuare e promuovere altri servizi in grado di favorire il proprio controllo remoto sul paziente. Ignorare questa tendenza sarebbe l’unico errore certo per gli attori della salute.
Alle strutture sanitarie la sfida di riconcepire la propria identità, superando i limiti fisici delle strutture e generando un rapporto proficuo e fiduciario con i propri pazienti, in grado di favorire la condivisione virtuale di dati, informazioni e strumenti in grado di rendere globale l’assistenza.
Ma anche, e soprattutto, di coerenza programmatica dei piano di sviluppo, di un’innovazione aperta e partecipata, non delegata a fornitori tout court, ma a partner in grado di garantire neutralità tecnologica e user design. Solo così si potrà dire che è stato posto il paziente al centro.
Se sei interessato ad approfondire gli argomenti qui trattati prova tranquillamente a contattare noi di Spremute Digitali. Potrai ricevere ulteriori informazioni e materiali utili per aprire anche la tua organizzazione alla dimensione digitale.
eHealth: come il digitale sta cambiando il rapporto medico-paziente