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Digital "Attitude": trasformare il nuovo in un’abitudine per tutti

digital attitude

Oggi è fondamentale interrogarsi su come trasformare il nuovo in abitudine e vivere in modo efficace i cambiamenti. Come? Questione di digital attitude.

Una delle cose che più difficilmente accettiamo è che le situazioni intorno a noi cambino, soprattutto se ci sentiamo felici e al sicuro. Eppure, la miopia verso il cambiamento conduce a situazioni negative, impedendo di raggiungere miglioramenti e di sfruttare occasioni di crescita. Ce lo spiega bene Massimo Scalzo, nella recensione di uno dei testi più celebri parlando di cambiamento: “Chi ha spostato il mio formaggio” di Spencer Johnson.
Adesso, però, che le certezze sembrano davvero poche, è fondamentale interrogarci su come trasformare il nuovo in abitudine e come vivere in modo efficace i cambiamenti. Questo avendo ben chiaro, come condiviso con l’amico e collega Andrea Solimene, che “limitarsi ad utilizzare vecchi approcci per risolvere nuovi problemi, non fa fare grande strada…”.
Ho pensato allora di partire con il ragionamento focalizzandomi sulla tecnologia, che è l’elemento che in questi mesi, più di ogni altro, ci è stato imposto letteralmente per la sopravvivenza professionale, ma anche personale: Come sentirsi? Come vederci? Come continuare a formarci? Come fare netwoking? Come ingaggiare il Team e l’intera azienda? Come festeggiare una bella occasione?

Come trasformare il nuovo in un’abitudine? Questione di “digital attitude”

A tutte le domande poste poco sopra, in quest’ultimo periodo soprattutto, la risposta è stata data dalla tecnologia. Anche per quelle persone che avrebbero avuto bisogno prima della cosiddetta fase di adoption.
Condivido allora l’articolo-intervista con due esperti, Luca Argenton e Francesco Pozzobon, di Digital Attitude.

Q. Vi presentate con un tweet?

Luca Argenton

Luca Argenton, Digital Attitude


A. Luca, psicologo e papà, convinto che – nella loro alchimia – tecnologia, mindset ed emozioni possano favorire un cambiamento positivo per le persone, le organizzazioni e la società.
Francesco Pozzobon

Francesco Pozzobon, Digital Attitude


A. Mi chiamo Francesco, sono un change-maker, amo l’innovazione – disruptive – e credo nel potere esponenziale della connessione, della relazione e dell’interazione generativa fra le persone.

Q. Digital Attitude: provate a raccontare cosa fate ad un bambino

A. La mission di Digital Attitude è rendere semplice l’adozione di nuove tecnologie per far sì che le persone, in ogni organizzazione e contesto, possano lavorare meglio (oggi si dice smart) ed essere più felici.
Facciamo questo calandoci nella realtà specifica di ogni azienda, studiando i comportamenti delle persone affinché possano adottarne di nuovi facendoli diventare buone abitudini. Ciò che importa è, come del resto è tipico e bello per un bambino, il lasciarsi stupire e incuriosire, quindi avere quel mindset favorevole al nuovo che arriva.

Q. “Si è sempre fatto così”: quante volte questo mantra diventa l’alibi per non cambiare mai. Sostenete che le abitudini delle persone possano essere convertite, ma che sia necessario che non cambi solo il cervello, ma anche il cuore. In questo senso, affermate che il cambiamento si può insegnare. Come?

A. Proprio settimana scorsa abbiamo tenuto un webinar dal titolo: “The unconventional solution for your digital evolution”. Non convenzionale ed evoluzione sono i due termini che meglio rappresentano il mindset con cui ci è stato chiesto di affrontare i mesi passati, e di viverli come una nuova e grande opportunità da cui imparare molto. Questo anche e soprattutto riferito al digitale e ai temi e contenuti che riguardano il change management e l’adoption di nuove soluzioni tecnologiche.
L’evoluzione (quindi il cambiamento che appartiene alla storia dell’uomo) è continua, necessaria e sempre più veloce; ed è quindi richiesto ad ogni singola persona, ogni essere umano, nella mappa relazionale più o meno complessa delle diverse organizzazioni di affrontare oggi il non convenzionale, di guardarlo e viverlo anche con approccio, e grazie a strumenti (le nuove piattaforme digitali) non convenzionali.
Quindi sì, il cambiamento può essere anche insegnato, si apprende, si vive.

Q. Come può la rivoluzione tecnologica andare a braccetto con l’evoluzione delle persone?

A. Non può esserci rivoluzione – o meglio trasformazione – tecnologica senza tener conto delle persone e della loro evoluzione. Ma come e quale innovazione o evoluzione?
Il mondo è impattato dalla continua trasformazione ed evoluzione tecnologica, ma se, e solo se, mette al centro – o forse ancor meglio sul confine, ovvero sulla circonferenza che limita e segna la nostra comfort zone – la persona e le sue relazioni, allora può chiamarsi innovazione, e innovazione con l’aggettivo sociale perché impatta sulla vita delle persone, augurandoci che possa sempre migliorarla.
Ma qui il livello di attenzione deve essere molto alto.

Q. Innovazione e Risorse Umane: qual è a vostro avviso la sfida attuale più grande parlando di tecnologia e come affrontarla?

A. Riprendo in parte il concetto espresso qui sopra, l’innovazione è tale se riguarda, tocca, impatta e migliora la vita delle persone e può quindi definirsi sociale.
Diversamente rimane un esercizio stilistico o un pericolo in altri casi. A livello di organizzazioni e aziende la sfida oggi più affascinante è il non lasciare indietro (o di lato) nessuno, ed ecco che molte piattaforme tecnologiche vanno in questa direzione. E alle risorse umane è richiesto uno scatto, l’interpretazione di un nuovo paradigma e forse qualche granello di coraggio in più in certe scelte. 

Q. Il cuore della proposta di Digital Attitude è “hi”, la vostra habit inspiring platform. Cos’è, ce ne parlate e ci spiegate quali sono i benefici?

A. hi – habit-inspiring platform – è una piattaforma digitale guidata dall’intelligenza artificiale che suggerisce e guida (usiamo il termine “nudge”) gli utenti a costruire e mantenere nuove abitudini, facilitando l’adozione di nuove tecnologie e modi più intelligenti e semplici di lavorare all’interno delle organizzazioni.
Sono 4 i principali benefici:

  • amplifica in modo esponenziale le opportunità di training & learning;
  • accelera l’adozione di nuove competenze, incrementando al contempo la produttività di ogni singola persone;
  • rende sostenibile nel tempo il percorso di change & adoption.

Q. Regalate un consiglio a chi vuole usare al meglio la tecnologia

A. Torna come bambino! Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare” – diceva Eraclito.
Intuizione e coraggio, o nel rovescio della medaglia anche semplicemente fiducia, hanno sempre trasformato il mondo abbattendo barriere.

Q. Un libro che consigliereste ai nostri lettori per coltivare la “(Digital) Attitude”?

L.L’unica regola è che non ci sono regole” – Reed Hastings & Erin Meyer.
F.Open – La mia storia” – Andrè Agassi.

Q. Ci salutate con la vostra citazione preferita?

L. “Non prepararsi, significa prepararsi a fallire”; una lezione di vita che mi ha insegnato Sandro Gamba (Basketball Hall of Fame). Il successo è una combinazione di duro lavoro, ostinazione e amore per quello che si fa.
F. People have the power perché è l’uomo il perno della vita e della storia, l’importante è saper sempre discernere fra fini e strumenti, anche e soprattutto in termini di innovazione, cambiamento e futuro.

Grazie ragazzi per la vostra professionalità, per le soluzioni concrete e per quel coraggio che spronate ad avere nelle Organizzazioni, perseguendo l’innovazione sociale di valore!

Digital "Attitude": trasformare il nuovo in un’abitudine per tutti

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