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La corsa alle criptovalute: il mercato digitale in guerra

I miners con le mie schede grafiche

Nell’ultimo periodo la parola Crypto è sulla bocca di tutti. E le crypto news negli occhi e le orecchie di tutti.

“Maaammaaa mi prepari la pasta con le crypto?”
“Dai Giovannino pasta e crypto la hai avuta l’altro ieri!”

Dicevo… È proprio sulla bocca di tutti! Da quando il bitcoin è sbarcato in borsa, assieme a Coinbase, tutti vogliono essere quel misto tra Adam Kadmon e Stinky Pete che va alla ricerca dei più oscuri pertugi digitali a minare e risolvere equazioni per trovare l’oro digitale.

Vi vedo con le mie 3070, mi ricorderò di voi miners un giorno, me ne ricorderò quando la scarsità di chip sarà finita. Solo rabbia innanzi agli occhi, sono cieco e caduto per la furia – “Mi scusi signore, lei non vede perché non c’è la grafica”. Uno schiaffo di Anagni tuona nel cielo, -“Rabbia!”- Ho detto.

Perfetto ora sono calmo. E sono perfettamente consapevole che il mercato troverà una sua risoluzione (vi prego tornate da me schede grafiche).

Chiudendo questo triste sipario che non avrebbe dovuto coinvolgerti, parliamo finalmente della chiacchierata valuta digitale.

Il Bitcoin e le Distributed Ledger

Che cos’è il bitcoin? Perché si usano rudimentali aggregazioni di schede grafiche per minare bitcoin?

Per rispondere alla domanda, bisogna introdurne un’altra. Che cos’è la Blockchain?

È un registro pubblico autogestito nato grazie alla rete. Si tratta di una tecnologia disruptive che potrebbe portare a un punto di non ritorno delle economie globali, o almeno così si vociferava 10 anni fa. Oggi questo è semplicemente reale.

Blockchain è un sistema decentralizzato e liberamente accessibile da parte di tutti. Nella Blockchain ogni spostamento di moneta può essere rintracciato fin dall’inizio in maniera cronologica.

Ogni persona che vuole partecipare al network può caricare una copia completa del registro, con la possibilità di verificare tutte le transazioni in atto, garantendo quindi che ognuna sia effettivamente avvenuta. In questo senso si possono monitorare le transizioni in tempo reale.

Ora, sapendo questo….

Che cos’è il mining? E cosa sono i bitcoin?

Il mining è un complicato processo di calcolo che permette, attraverso un meccanismo di “consenso” tra i vari nodi, di confermare e validare ogni singola transazione.

I computer raccolgono tutte le transizioni e le inseriscono in un blocco, si procede in un sistema in cui un blocco ed i successivi richiedono la soluzione di un problema complesso, che una sola CPU non può risolvere da sola se non in tempi sproporzionati.

Parliamo di secoli.

Qui entra in gioco il processo per cui tutti i computer della Blockchain “si alleano” e minano insieme andando a trovare la soluzione, in 22 milioni di postazioni il tempo stimato è 10 minuti. Per far questo, come sappiamo la spesa in termini di ecosostenibilità è altissima.

Andiamo quindi a rispondere, che cos’è il bitcoin? È una moneta che si basa su questa tecnologia, è altamente volatile e garantisce l’anonimato.

Non ho risposto alla domanda? Beh, speravo di dissimulare.

Bitcoin è stata la prima criptovaluta ad utilizzare questa nuova tipologia di registro distribuito per garantirsi tutte le siffatte qualità.

Ora però torniamo al mercato, a questo Danaro.

Da quando il bitcoin è sbarcato nel mainstream, cosa è cambiato?

CBDC e Regolatori Statali – Criptovalute ed emissioni centralizzate

Accendere l’interesse nei confronti del mercato delle criptovalute non fu facile all’inizio, solo recentemente il valore è schizzato così in alto da aver reso milionari i primi trader di bitcoin, ma alcuni indizi di uso su più larga scala del conseguente sdoganamento delle criptovalute nel mondo della finanza mainstream, già potevano essere riscontrate 2 anni fa.

Nel 2019 quando necessità si fece virtù, negli States venne emessa una delle prime CBDC (Central bank digital currency), ossia un registro elettronico non decentralizzato, che potesse far fronte a una ben più grande emergenza interveniente, l’uragano Dorian alle Bahamas.

Il Sand Dollar aveva lo scopo di essere “storm-proof” e accessibile direttamente da mobile, rendendo possibile per i cittadini delle isole, di inviare e ricevere denaro senza avere un conto bancario, e senza supporto fisico.

Anch’esso utilizzava la blockchain per mantenere una trasparenza e sicurezza, ma manteneva la stabilità economica della moneta corrente.

Potrebbe sembrare poco inerente al discorso sui mercati ma da quando nel mondo post pandemico la maggior parte delle transizioni è diventata digitale moltissimi governi, interessati a non cedere a un organismo decentralizzato il primato, hanno deciso di organizzare monete digitali proprie.

Recentemente la corsa alla criptovaluta si è fatta particolarmente spietata, e non tutti i governi hanno reagito allo stesso modo.

Il Digital Yuan e la concorrenza al dollaro, sicurezze o controllo?

La Cina per esempio, è stata uno dei primi paesi a dichiarare di voler rilasciare il digital Yuan, seguita poi dal Giappone, e la Gran Bretagna.

La moneta del governo cinese potrebbe persino contendersi col dollaro il primato e il dominio mondiale di moneta universale. La differenza sostanziale a livello di progettazione, rispetto ai bitcoin, è che ne negherà una delle principali attrattive, l’anonimato.

Quello che spaventa è che Pechino progetti di posizionare lo yuan digitale per uso internazionale, ma al contempo lo stia preparando ad essere slegato dal sistema finanziario globale.

Potrebbe essere uno scossone al mercato di proporzioni quasi cataclismiche, soprattutto ora che la Cina sta abbracciando la digitalizzazione in moltissime forme e sta tentando di progredire a ritmi inarrivabili sia nell’economia che nei sistemi di controllo centralizzato, attraverso tecnologie che nel futuro vedranno sempre più uso. Un potenziale incubo se la consideriamo associata alla censura e al social ranking system.

E l’Europa? – Cenni sparsi a CDBC nel mondo

Al contempo in Europa gli sforzi sono meno avanzati, la Banca Centrale Europea l’anno scorso ha istituito un “comprehensive report” dove si discuteva di un uso potenziale dell’euro digitale, ma la presidente Christine Lagarde ha parlato anche di quattro anni ancora per raggiungerne l’utilizzo, se anzi dovesse anche solo partire.

In UK (sfortunatamente dipartita), alla banca d’Inghilterra, una task force ha discusso recentissimamente sulla creazione del Britcoin, come dicevamo, con elemento chiave il caso d’uso per la moneta digitale.

Anche in Svezia, che è stata l’avanguardia per lo sviluppo crypto in Europa, manca ancora la decisione di andare avanti o meno. La sua banca centrale, Riksbank, ha iniziato a costruire asset di viabilità per una E-krona nel 2017, ma c’è stata una forte preoccupazione per la marginalizzazione del cartaceo, e quindi la cautela rallentò particolarmente il processo, anche a livello puramente decisionale.

Non sorprende infine che le CBDC siano in enorme stato di avanzamento in quelle economie che non sono ancora affermate e anzi, sono in via di sviluppo, come Ucraina, Uruguay, Ecuador, Cambogia, e infine Turchia, che merita un discorso a parte.

Lo stato disastroso dell’economia turca e il ban delle criptovalute

La banca centrale turca ha annunciato lo scorso venerdì che avrebbe bandito l’uso di Criptovalute per qualsiasi tipo di transazione all’interno della nazione.

Questo anche in seno al fatto che la moneta stessa della Turchia in un solo anno ha perso più del 16% e un insorgere di scambi attraverso cripto in maniera endemica, avrebbe totalmente distrutto totalmente la sua economia.

Gli standard di vita in Turchia soffrono già di un’inflazione a due cifre, e sì, ci si aggiunge che la moneta è traballante. Le persone, anche se le criptovalute sono intrinsecamente rischiose, hanno deciso di rivolgervisi per salvare i propri risparmi, visto che la moneta ha perso già così tanto in così poco tempo.

La lira in caduta, ha alzato il costo dei beni importati drasticamente, le cripto come bene riparo sembravano l’unica scelta disponibile, ma hanno portato infine a una risposta durissima dal governo, che a fronte anche degli ultimi arresti a Istanbul, ai danni di una società di trading di Criptovalute accusata di recente di truffa agli investitori, e che ha congelato circa 2miliardi di dollari di denaro degli utenti quando è stata scoperta, si prepara a voler resistere alle spinte verso l’instabilità chiudendo la sua economia a riccio per salvare la propria moneta.

A finale del finale che finisce

Tutto questo melting pot di spinte all’innovazione e alla restaurazione, sul mercato delle criptovalute, prima ancora che sul bitcoin nel particolare, stanno iniziando a mettere pressioni considerevoli. Ancora non è certo se le CBDC saranno un bene o un male per il valore monetario delle crypto decentralizzate, o se sia più dannoso l’ostruzionismo di governi retrogradi; Quel che sappiamo è che si è mosso qualcosa.

Quello che invece non sappiamo è come gli investitori e le persone comuni sceglieranno, e come si interfacceranno alle une e alle altre, con che rapporti di dipendenza e in seno a volatilità e stabilità.

Ora, quello che ti aspettavi sarebbe stato un finale drammatico e pirotecnico. Beh non c’è.

Questo perché come articolo sarà aggiornato in continuazione e tenuto il più possibile ricco di informazioni nuove, e si, a dire tutta la verità un finale non potrebbe esserci perché siamo all’inizio della trasformazione ed ogni nuova informazione è un potenziale punto di forza per chi la ottiene.

Con questo in mente.

Gli aggiornamenti dal mondo verranno sempre messi in evidenza.

A presto e ci reincontreremo; sempre qui? Chi lo sa.

La corsa alle criptovalute: il mercato digitale in guerra

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