Democratizzare l’innovazione per costruire ecosistemi virtuosi: ecco come funziona la Coalescence Innovation
È necessario democratizzare l’innovazione per costruire un processo inclusivo per coinvolgere tutti gli attori e perseguire i bisogni reali della società.
Definire l’innovazione non è semplice. Il ritmo dell’innovazione è incredibilmente elevato e l’intensa competizione per guadagnare quote di mercato continua ad aumentare di giorno in giorno. Innovatori, leader aziendali ed esperti spesso si concentrano sulla generazione di innovazioni rivoluzionarie per creare nuovi mercati, infrastrutture, tecnologie, prodotti e servizi, che li aiutino anche a stabilire un vantaggio significativo sui concorrenti. Perché abbiamo tanto bisogno dell’innovazione? Perché viviamo un’epoca di incertezza che ci ricorda quotidianamente che il futuro non è qualcosa di lontano, ma qualcosa di immediato.
Tutti noi possiamo contribuire a dissipare questa incertezza e a costruire un futuro migliore e l’imperativo è innovare. L’innovazione rappresenta una leva fondamentale per favorire la crescita, lo sviluppo e la sostenibilità delle nostre società contemporanee.
Il decennio in atto sarà caratterizzato dalla necessità di armonizzare più tipi di innovazione in modo da affrontare le sempre più complesse e interconnesse sfide sociali del nostro pianeta.
Diversi tipi di innovazione tenderanno a convergere
Già nel 1995 la Commissione Europea (Green Paper on Innovation) aveva tracciato questa visione convergente tra più tipi di innovazione, che devono lavorare insieme verso una direzione unica a sostegno di un futuro sostenibile.
Abbiamo spesso parlato della necessità di porre il paradigma dell’Open Innovation alla base dei processi innovativi in azienda. Tuttavia, nell’ottica degli obiettivi tracciati dalla Commissione Europea, dobbiamo riconoscere che l’innovazione non può e non deve essere solo un meccanismo economico o un processo tecnico – come nel caso dell’Open Innovation – ma deve sforzarsi di prevedere e di produrre anche un impatto sociale – come nel caso della Social Innovation.
Questa convergenza tra Social Innovation e Open Innovation si traduce nella Coalescence Innovation, un paradigma che eredita gli elementi caratterizzanti dell’innovazione sociale e aperta, unendoli in un unico frame.
È proprio tale azione del “convergere spontaneamente” verso un’unica direzione sino a fondersi che viene denominato fenomeno della coalescenza. Dunque nell’ambito dell’innovazione, alla parola “coalescenza” diamo l’accezione di processo di contaminazione spontanea (di idee, visioni, stimoli e così via) e unione convergente tra più entità (corporate, startup, professionisti, pubbliche istituzioni e così via).
I 3 pillar della Coalescence Innovation
La Coalescence Innovation si fonda su tre elementi chiave che caratterizzano i soggetti coinvolti, le modalità di attuazione e le finalità di esecuzione.
– Change Agent
Un change agent è una singola persona o un gruppo di persone organizzate in maniera strutturata o destrutturata in grado di far accadere o stimolare i cambiamenti, ispirando e influenzando gli altri.
Possiamo considerare i change agent come coloro che catalizzano il cambiamento attraverso una capacità distintiva nell’analizzare il contesto, focalizzandosi sulle connessioni e conseguenze non di immediata comprensione.
In altre parole, l’attenzione del change agent si focalizza non sugli effetti immediati di un’azione, ma sulle successive serie “causa-effetto” generate (si parla di Second Order Effect).
– Impatti incrementali
l’obiettivo dei change agent è attivare un effetto domino che espande l’innovazione ed è in grado di generare impatti positivi incrementali. Questo processo è riconducibile al concetto di innovazione incrementale ossia al miglioramento continuo e graduale di prodotti, servizi, processi e modelli di business esistenti seguendo schemi aperti e collaborativi. L’innovazione incrementale trova, infatti, terreno fertile in contesti in cui più innovatori possono contribuire alla creazione di valore.
La Coalescence Innovation vuole creare i presupposti affinché questi innovatori possano giocare il naturale ruolo di change agent ispirati da una forte visione sul futuro e abituati a dialogare, ascoltare, sperimentare con l’obiettivo di trasformare un’idea in un progetto scalabile e rilevante.
Parliamo, quindi, di un’innovazione progressiva e duratura, partorita da soggetti la cui missione è facilitare la contaminazione tra più cervelli per generare opportunità e impatti continui.
– Ecosistemi
L’ecosistema virtuoso è il fine ultimo verso cui gli attori – i change agent – si muovono in un continuo processo evolutivo che soddisfa i bisogni sociali e crea innovazioni incrementali attraverso la collaborazione e la contaminazione tra di essi.
Sono stati identificati tre stadi di evoluzione dell’ecosistema:
- Ecosistema iniziale
Rappresenta la prima forma di aggregazione dei change agent, spesso costituita da un player di grandi dimensioni (corporate o istituzioni) che guida la formazione dell’ecosistema, ma necessita dell’agilità e della complementarità di innovatori di dimensioni più piccole (startup, tech company, community di innovatori).
- Ecosistema avanzato
È il secondo stadio di avanzamento dell’ecosistema in cui le prime collisioni e collaborazioni generano innovazioni incrementali e iniziano ad attrarre altri change agent. L’effetto incrementale dell’innovazione genera i primi segnali significativi sul contesto sociale: riqualificazione di intere aree urbane, sviluppo di distretti tecnologici intra-azienda o network di innovatori con iniziative a forte vocazione sociale e interconnesse in più geografie.
- Ecosistema evoluto
Possiamo considerarlo come il livello più completo di ecosistema, in cui l’interazione tra i change agent ha permesso di generare cambiamenti su uno e più contesti sociali. L’ecosistema è da intendersi diffuso e non localizzato esclusivamente in un’area geografica. L’ecosistema evoluto completa i suoi processi di coalescenza integrando altri ecosistemi in via di sviluppo e contaminazione. L’ecosistema svolge così un ruolo integrativo e – laddove necessario – sostitutivo ai policy maker fornendo una visione più ampia e dati più concreti di chi oggi, basa le decisioni sul futuro su interessi individuali.
In questa visione di ecosistema virtuoso, secondo il paradigma della Coalescence Innovation, emerge il concetto di evoluzione collegato alle relazioni e quello di contaminazione, che sostituisce la competizione, valore poco in linea con la natura degli innovatori, catalizzatori del cambiamento e proiettati a risolvere insieme le sfide del futuro.
Democratizzare l’innovazione a beneficio del Pianeta
Dalla comparsa dell’uomo ad oggi, troppo poca attenzione è stata dedicata alla salvaguardia del Pianeta. Adesso è arrivato il momento di intervenire, in maniera coesa e significativa con soluzioni humanity-centered.
L’innovazione quindi non deve essere esclusivamente appannaggio delle aziende o delle startup, ma piuttosto un processo inclusivo che coinvolge tutti gli attori affinché si possano perseguire le necessità reali della società. La Coalescence Innovation vuole essere proprio quel modello guida affinché aziende, istituzioni, startup, università, network di innovatori, leader ed esperti possano giocare il ruolo di protagonisti del cambiamento, creando ecosistemi e agendo come unica entità, non come singoli.
Se vuoi contribuire a costruire un futuro migliore per le generazioni future e porre le basi verso un approccio all’innovazione comune e sistemico, scarica il white paper e scopri come prendere parte al cambiamento.
Democratizzare l’innovazione per costruire ecosistemi virtuosi: ecco come funziona la Coalescence Innovation