L'importante è da che punto guardi il mondo
L'importante è da che punto guardi il mondo - Spremute Digitali
La rivoluzione digitale della quale siamo parte integrante, ci sta abituando ad un nuovo modo di lavorare, o meglio ci sta suggerendo la strada verso percorsi alternativi che possono portare, attraverso la decostruzione di schemi assodati, alla costruzione di nuove dinamiche. Un cambiamento culturale che va a braccetto con la necessità di mettersi in gioco, di essere flessibili; che strizza l’occhio all’area delle soft skill e con esse alla sfera dell’intelligenza emotiva o dell’emozione in generale.
La stessa, a mio avviso, trova declinazione nel contesto aziendale e può avere un valore fondamentale per le leve motivazionali.
Pertanto se il contesto aziendale è, o vuole avviarsi ad essere, un contesto nel quale esprimere il proprio talento, o che possa permetterci di far venire fuori quel talento, è necessario creare un ponte tra ciò che avviene in azienda e il mondo esterno per dar vita ad un incontro proficuo.
Le realtà più consapevoli, sono coscienti che, questo incontro può essere alimentato dal digitale dove esperienze, valori, processi, elementi distintivi, diventano l’espressione di una realtà. Il digitale si fa cassa di risonanza della cultura aziendale, dei suoi valori, di ciò che anima e alimenta un contesto, divenendo pertanto, una buona leva attrattiva.
Il digitale cassa di risonanza dei valori e della cultura aziendale
Discorso questo, ad oggi alla portata di tutti, al quale ho cercato di dare un sunto nella parte introduttiva (spero non troppo riduttivo). Discorso al quale mi piace dare una lettura dal punto di vista delle soft skill, nello specifico delle emozioni. Ovvero di tutto quel tessuto che percorre i contesti fatti di Persone che interagiscono tra di loro, e che nella loro relazione possono farsi artefici per mezzo di idee e talento di quel cambiamento che più volte mi è piaciuto segnalare sotto l’hashtag #businesspositivo.
A tal proposito mi torna utile un articolo, in cui mi sono imbattuta qualche giorno fa, Satya Nadella: quando l’empatia fa bene al business. L’importanza dell’ascolto, della comunicazione trova un esempio reale di efficacia. L’empatia è la volontà di ascoltare il mondo esterno e interno, di coinvolgere di accogliere e “far sentire parte di” per il raggiungimento di risultati sfidanti e costruttivi.
Questo articolo nasce dalla condivisione di opinioni con Laura Fabris – Talent Aquisition per FIS Spa, e ha la volontà di soffermarsi sull’importanza dell’incontro e del raccontarsi, come leva proficua che gioca sui fattori della relazione – emozione che genera valore – motivazione e infine dell’osservazione del non verbale.
Quando le relazioni, i valori e il non verbale sono l’elemento che fa la differenza
L. “Dalla mia esperienza nella ricerca e selezione del personale, uno degli elementi che gioca un ruolo determinante nella scelta reciproca che candidato e azienda compiono verso un comune progetto lavorativo, è comprendere se vi è quell’allineamento sul piano valoriale e della motivazione. Elementi che ad oggi sempre più, vengono trasmessi e vissuti, più o meno consapevolmente, attraverso forme di comunicazione basate sulle tecnologie digitali.
Tali forme di comunicazione sono veicolo e megafono di immagini ed impressioni della realtà aziendale vista “da dentro”; o meglio nel cuore di queste immagini, si ritrovano inevitabilmente i valori di quell’azienda, i significati e le attribuzioni di senso create al suo interno e condivise, compartecipate “fuori”, in sistemi che rendono sempre più inconsistenti la distanza tra l’interno e l’esterno.
Il digitale diviene praticamente lo strumento di divulgazione di quell’energia che sottende la vita aziendale, del suo vissuto e dei valori. Uno strumento, che se utilizzato in maniera appropriata, smonta quel rapporto “autoritario” azienda – candidato, riuscendo a creare un moderno scambio che permette di instaurare relazioni efficaci, buona base di partenza per l’incontro tra azienda e mondo esterno.
Chi cerca quindi l’incontro, lo “sposalizio” con quel progetto-azienda si nutre, in particolare nel mondo dei Millennials, di veloci condivisioni, consigli, apprezzamenti, che contribuiscono alla costruzione nella persona dell’aspettativa e della consapevolezza lavorativa.
In questo contesto di forte impatto e immediatezza sul fronte tecnologico, nel quale nulla ormai può essere falsato o apparire così lontano da com’è nella realtà, l’azienda può beneficiare della maggiore consapevolezza da parte dei Millennials. Tentare di “agganciare” quei talenti nei quali ritrova gli stessi valori aziendali, quali ad esempio dinamismo, passione per il proprio lavoro, il rendersi disponibili anche se non espressamente richiesto, il prendersi cura dei compiti assegnati come se l’azienda fosse la propria.
Un legame che avviene, quindi, anche sul piano emotivo. I valori richiamano elementi che toccano leve motivazionali durature.
Un rapporto giocato sull’importanza della persona, sulla condivisione dei valori, su quell’aspetto prettamente umano che sta accompagnando il cambiamento culturale, alla base della rivoluzione digitale.
Questo primo incontro ha però necessità di un confronto reale.
Il cercare di comprendere, ad esempio, il contesto socio-famigliare di provenienza di chi segue l’azienda e spesso insegue il sogno di lavorarci, è di fondamentale importanza per capire la sfera valoriale, il senso di attaccamento ed il significato attribuito al lavoro.
Ed è un qualcosa che si può indagare solo attraverso la conoscenza della persona. Con il dialogo, il confronto sulle reali aspettative lavorative, servendosi anche di strumenti di valutazione che vanno dalla “classica” analisi del potenziale, all’osservazione di elementi del non verbale della comunicazione.
La componente del non verbale in particolare può essere utile per dare supporto alla componente verbale, soprattutto per trovare conferme, oppure rilevare incoerenze.”
Conclusione
Più volte ho riflettuto sul cambiamento di chi si occupa di risorse umane. La figura si è adattata al contesto tecnologico, è influencer orientatore e osservatore. Nel corso di questi articoli l’osservazione e l’ascolto sono andate di pari passo, entrambi diventano la porta di accesso per una conoscenza appropriata dell’altro.
Adottare un approccio consapevole e innovativo, dove l’empatia diventa l’elemento fondamentale che rafforza, è il punto di partenza per ridurre le distanze con il mondo esterno. “Mettersi nei panni di”, non è sempre facile, ma forse fondamentale per un contesto che vuole diversificarsi.
Osservare, ascoltare, ad oggi significa anche associare all’interpretazione verbale quella del non verbale. Quindi ascoltare va in una doppia direzione, con il fattore comune di interpretare un’emozione, potente motore.
Come anticipato qualche articolo fa un gesto vale di più di 1000 parole. Invito a rileggerlo per ripercorrere il potenziale del non verbale, la sua relazione con il contesto attuale, e di adattarlo al contesto personale o lavorativo per provare a dare un’interpretazione e sondare il plus della lettura delle emozioni all’interno della vostra realtà.
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