L'innovazione negli studi professionali: il commercialista innovativo
Il commercialista innovativo è business partner dell'impresa o del libero professionista. In grado di dare consigli sulla gestione aziendale e patrimoniale
Il commercialista sembra essere una professione in declino per chi è restio ai cambiamenti dettati dalle innovazioni nella società. Il ruolo del commercialista oggi, non può più essere compilare F24.
Il commercialista innovativo è definibile come un vero e proprio business partner dell’impresa o del libero professionista; colui in grado di dare consigli sia sulla gestione aziendale, finalizzata al massimo guadagno, sia sulla gestione patrimoniale.
Una professione che sta radicalmente cambiando per via delle tecnologie digitali, anche se meno di quattro professionisti su dieci, il 38% dei professionisti economico-giuridici, hanno un sito Internet, solo il 29% è presente sui social media e appena il 23% utilizza strumenti di e-learning.
Ancora troppo marginale l’adozione di Business Intelligence (3%), Blockchain (2%) e Artificial Intelligence (1%).
Questi sono i dati estrapolati dalla ricerca dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, che istituisce anche il “Premio Professionista Digitale” per premiare gli studi professionali che si distinguono per capacità innovativa a livello organizzativo e di business con l’utilizzo delle tecnologie digitali.
Nell’edizione 2016-2017 il premio per la categoria “Commercialisti” venne vinto da Francesco Cardone per l’utilizzo strategico di outsourcing e cloud per liberare tempo da destinare alle attività di consulenza.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare chi è il commercialista innovativo, che ruolo occupa nella vita degli imprenditori e cosa è cambiato nel tempo per questa professione.
Outsourcing e cloud per liberare il tempo: La Parola a Francesco Cardone, commercialista innovativo
Q. Ciao Francesco. Grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo. Mi ha colpito molto la tua storia di innovazione conosciuta grazie al premio “Professionista Digitale 2016-2017”. Raccontaci un po’ di te, chi è Francesco Cardone?
A. Grazie a te! Si, nel 2017 sono stato premiato dall’Osservatorio del Politecnico di Milano e la cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la motivazione del premio. Infatti, mi hanno conferito il merito per le procedure di studio e non per un software. Ho presentato i processi che utilizziamo, oltre all’utilizzo dell’outsourcing e del cloud, per me fondamentali.
Questo perché credo che all’interno di uno studio ci siano molte attività di basso valore che portano via molto tempo. Abbiamo testato in prima persona questi metodi, i quali hanno permesso di dedicarci di più ad attività di alto livello, come l’analisi del rating bancario ad esempio.
Ciò ha comportato un focus maggiore sui punti chiave ed anche un introito più alto per la nostra attività.
Q. Oggi l’impresa e l’imprenditore stesso hanno bisogno di un valido supporto da parte del commercialista. Quali consigli daresti a chi si trova a scegliere il professionista al quale affidarsi?
A. Si tratta di un bisogno fondamentale per qualsiasi impresa. Infatti un commercialista non è più un dispensatore di F24, ma un business partner che possa dare dei consigli sia sulla gestione aziendale, finalizzata al massimo guadagno, sia sulla gestione patrimoniale.
Questo concetto lo abbiamo portato nel nostro studio anche attraverso 3 pilastri portanti: educa, cresci, proteggi.
Per educare intendiamo la formazione dell’imprenditore, elemento essenziale oggi; e per crescita non l’aumento del fatturato, bensì quello dei margini di contribuzione. Ci è molto vicino anche il concetto di “intoccabili”, espresso egregiamente da Robert Kiyosaki (autore di “Padre ricco, Padre povero“), che spiega come ogni imprenditore debba accantonare una parte della sua redditività per fare investimenti immobiliari e generare entrate automatiche.
La protezione ritengo sia fondamentale, in quanto bisogna distinguere tra il core business dell’attività, avendo una propria società di capitali, rispetto al patrimonio della famiglia dell’imprenditore, che è costruito nel tempo.
Inoltre, l’imprenditore deve capire che ha bisogno di un commercialista che sia davvero un suo business partner per tutte quelle che sono le sue scelte di mercato, non solamente di qualcuno che gli ricordi i vari adempimenti fiscali.
Q. L’imprenditore deve conoscere il mercato per crescere, come hai scritto nel tuo libro. Perché è fondamentale che quest’ultimo mantenga questo focus? Di solito si pensa maggiormente a quanto si guadagna.
A. Nel libro mi soffermo su questo punto perché a mio avviso è fondamentale. L’imprenditore deve conoscere l’attività di marketing ed il suo settore di riferimento, deve avere questo focus nel mondo di oggi. Fino a poco tempo fa, erogava servizi perché gli piacevano, oggi si devono creare prodotti che soddisfano reali esigenze di mercato.
Per capire se c’è davvero bisogno di un prodotto o servizio, un’attività social deve essere fatta, portando avanti anche tanti esperimenti, proprio al fine di verificare il reale interesse del pubblico.
Un altro focus deve essere posto sulla redditività. Mi rendo conto che parlare di questo ad un imprenditore possa sembrare ridicolo, ma se oggi lui è attento a tutte le altre dinamiche aziendali, è chiaro che non riesca ad avere il focus su questo aspetto.
Abbiamo purtroppo notato che molti sono malati di volumi d’affari, del fatturato aziendale. Tuttavia, ciò secondo noi è pura vanità. Non è detto che un’azienda che fattura di più abbia più redditività rispetto ad una che fattura di meno.
Q. Secondo la tua esperienza, quali sono le tre cose su cui un imprenditore deve concentrarsi per avere successo con il proprio progetto, oggi?
A. Dopo aver lavorato con centinaia di imprenditori, posso dire che, appunto, ci sono 3 cose in particolare verso le quali va diretto il focus:
- In primo luogo, oggi un imprenditore deve concentrarsi sicuramente sul lavoro del suo team. È fondamentale fare un’attività di leadership ed avere un organigramma aziendale, dove ognuno sa quello che deve fare all’interno dell’azienda. Io poi sono un fan delle procedure, che servono per semplificare sempre di più e sono fondamentali per gli imprenditori che non sono amanti della delega.
In altre parole, si deve diventare inutili alla propria azienda e far in modo che possa andare avanti da sola. - Anche la differenziazione è fondamentale. Bisogna essere imprenditori innovativi, nel senso di distinguersi con peculiarità e particolarità. Essere differenti non significa essere migliori o peggiori, ma avere un focus diverso rispetto a quello del mercato.
L’imprenditore deve concentrare il proprio progetto su un prodotto differenziante e che possa soddisfare un reale bisogno dei propri clienti.
Come dico nei miei corsi, non possiamo pensare di gestire nel 2019 le aziende come si faceva 40 anni fa, è ora di evolversi. - La tutela del proprio patrimonio è poi un altro punto imprescindibile. Lavorando sul network e sulla crescita dell’azienda è chiaro che l’imprenditore avrà una maggiore utilità. Questa deve essere accantonata e poi investita per generare entrate automatiche. Non si deve avere il pensiero che ogni giorno si sta rischiando tutto, ma si deve operare con serenità.
In Italia purtroppo fallire in un business non è positivo ed oggi bisogna quindi distinguere il core dell’attività dal patrimonio familiare e lavorare molto sulla serenità dell’imprenditore e della sua famiglia.
Questi sono i concetti che esprimo nel libro “Impresa Vincente”, per dare agli imprenditori un nuovo concetto di imprenditoria contemporanea.
Vogliamo essere un business partner per gli imprenditori, orientandoci sia al problem solving, sia alla motivazione dell’imprenditore. Questi due ultimi aspetti ci distinguono dagli altri professionisti nel nostro settore e sono ciò su cui puntiamo.
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