7 metodi per finanziare una startup
I modi per finanziare una startup non mancano, fra bootstrapping, crowdfunding, venture capital e Open Innovation. Qual è meglio per la tua startup?
Inutile girarci intorno, quando si parla di innovazione e in particolar modo di startup, l’argomento principe è sempre uno: come faccio a finanziare una startup e trasformare in realtà aziendale un’idea innovativa.
Il problema dei soldi è un problema che emerge a più riprese nei diversi momenti del ciclo di vita di una startup.
Se, nelle fasi iniziali, i founder si trovano in difficoltà perché non dispongono di capitali personali da destinare alla validazione dell’idea nelle fasi più avanzate, l’assenza di budget comporta difficoltà nell’ampliare il team, migliorare il prodotto e la strategia di marketing e, di conseguenza, scalare il business.
Tuttavia, se l’assenza di fondi può essere un problema per la crescita di una startup, anche avere a disposizione una quantità di fondi troppo elevata rispetto alla fase di sviluppo in cui si trova un progetto potrebbe essere un problema.
Prima di capire come fare a finanziare una startup, è necessario comprendere quale sia il livello di maturità del progetto. Questo è fondamentale perché presentarsi agli investitori con un timing errato equivale a bruciarsi delle opportunità, in quanto potrebbero addirittura non vedere di buon occhio il team e il prodotto.
Il ciclo di vita di una startup è scandito da momenti chiamati pre-seed, seed, early stage, maturity e public. A ognuna di queste fasi corrispondono determinate caratteristiche della startup e specifici target di investitori ai quali rivolgersi.
Come finanziare una startup
Il primo step nel ciclo di vita di una startup è il pre-seed. In questa fase, i founder si trovano a dover validare la propria idea alla ricerca del problem/solution fit e a realizzare un MVP.
Durante questa fase, le startup possono reperire fondi per mezzo di:
- Bootstrapping: ovvero, l’autofinanziamento da parte dei founder attraverso l’investimento di capitali personali. Sebbene i founder spesso siano restii a investire i propri risparmi, il ricorso al bootstrapping ha diversi vantaggi.
L’utilizzo di mezzi propri permette ai founder di mantenere il controllo della cap table, essere agili e indipendenti nelle scelte strategiche e acquisire credibilità agli occhi di potenziali investitori. Quest’ultimo punto è di fondamentale importanza.
- FFF (Family, Fools & Friends): le cosiddette tre F rappresentano una delle prime porte alle quali gli startupper possono, e devono, andare a bussare in caso di necessità.
I vantaggi ottenuti grazie a questa tipologia di investitori sono: alta flessibilità, mantenimento di un buon livello di indipendenza, controllo sulle decisioni strategiche e velocità di esecuzione. Di contro, se le cose dovessero andare male, avere a che fare con i soldi di persone vicine ai founder potrebbe essere dannoso per i rapporti personali.
- Bandi pubblici e finanza agevolata: lo sviluppo e il supporto di aziende innovative è da sempre un aspetto verso il quale le istituzioni sia locali che nazionali ed europee prestano particolare attenzione.
I principali vantaggi di questa tipologia di investimento sono da ricondursi al mantenimento delle quote societarie da parte del team, all’accesso a finanziamenti a tassi agevolati rispetto alle condizioni di mercato e, talvolta, a ingenti quantità di risorse a fondo perduto
Di contro, i fondi a disposizione spesso si esauriscono velocemente e le startup devono andare incontro a processi lenti e macchinosi che contrastano con la velocità esecutiva di cui hanno bisogno.
Per approfondire i bandi disponibili per finanziare una startup, puoi cercare sul portale della Comunità Europea e sul sito di Invitalia.
Per concludere, segnalo inoltre che anche le banche dispongono spesso di strumenti di finanziamento dedicati alle startup, che spesso hanno condizioni favorevoli rispetto agli strumenti offerti alle imprese.
- Businness Angels: sono persone facoltose che hanno un’ottima conoscenza del mondo delle startup, le quali, come strategia di diversificazione degli investimenti, decidono di investire in startup.
Il principale vantaggio per la startup è la presenza di una figura esperta nel settore all’interno del progetto e il network che possono acquisire grazie alla collaborazione con essi.
Spesso, essere seguiti da un mentor esperto che ha tutto l’interesse nel successo della startup può essere il fattore chiave per il successo. Di contro, è necessario cedere ingenti quote di equity in cambio di investimenti in denaro non sempre all’altezza.
Le cifre investite sono solitamente inferiori a €100.000 per quote societarie che variano tra il 5% e il 20%. Molto spesso questi investitori si riuniscono in associazioni, le più importanti in Italia sono: Italian Angels For Growth, Club degli Investitori e Angels for Innovation.
Finanziare una startup in fase di upscaling
All’avanzare del progetto cambia anche la tipologia di investitori che possono supportare finanziariamente le startup.
Quando il progetto inizia ad avere una certa credibilità sul mercato, il team è consolidato e i numeri, in termini di clienti e revenue, a farsi interessanti, è spesso necessario avviare ulteriori azioni di fund raising per affrontare la fase di scaling.
Gli attori finanziari che entrano in partita in questa fase del gioco sono società di crowdfunding e fondi di venture capital (VC).
- Società di Crowdfunding: sono società che solitamente, tramite una piattaforma proprietaria, offrono agli imprenditori di raccontare il progetto a un’ampia platea di investitori e raccogliere capitali attraverso dei veicoli finanziari.
I vantaggi del ricorso a questa tipologia di investimento sono da ricondursi alla forte esposizione mediatica che il progetto riesce ad avere e alla conseguente traction che si può generare tra gli investitori.
Di contro raccogliere capitali con questa strategia presuppone il pagamento di una fee alla piattaforma host e ingenti spese marketing per attrarre gli investitori. - Fondi Venture Capital: sono società finanziarie che investono per conto dei loro clienti. Solitamente investono in startup in fase early stage, anche se ultimamente stanno nascendo sempre più fondi interessanti anche a progetti imprenditoriali meno maturi.
Il principale vantaggio del ricevere investimenti da parte dei fondi è da ricondursi alle grosse quantità di capitali di cui dispongono. Tuttavia, essendo la loro attività di investimento per conto dei clienti, hanno spesso dei parametri di ingresso molto stringenti, che non sempre le startup sono in grado di rispettare.
Quando il progetto è diventato maturo, solitamente si susseguono una serie di ulteriori due o tre round che coinvolgono fondi di venture capital e, successivamente, fondi di private equity (hanno la stessa struttura dei VC, ma sono tendenzialmente più avversi al rischio), prima di arrivare a una eventuale quotazione in borsa oppure a una exit totale da parte dei founder originari.
Open Innovation: un’opportunità sempre più grande
Infine, un’ulteriore strada per finanziare una startup è quella dell’open innovation. Come?
Attraverso la strada dell’open innovation, le startup hanno la possibilità di mettersi in gioco collaborando con le corporate e le PMI già affermate sul mercato. In questo modo possono sfruttare il know-how e il network del partner e testare sul mercato il proprio prodotto conservando la propria equity share ed evitando di ricorrere a un indebitamento eccessivo.
Se vuoi saperne di più sul modello dell’Open Innovation, ti consiglio di leggere anche Open Innovation in Italia: macrotrend per startup e PMI.
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