Corporate Innovation

B-Corp, cos’è la certificazione e quanto costa

Approfondisci il modello B-Corp: non solo una certificazione verde, ma un impegno a 360 gradi verso sostenibilità, governance, prestazioni sociali e benessere dei dipendenti.

certificazione b-corp

Clara Amodeo

Pubblicato: 11 Maggio 2023

Non è “solo” una certificazione di sostenibilità ambientale. Il modello delle B-Corp attesta elevati standard di sostenibilità a 360 gradi: la componente green esiste, ma non è l’unica che viene considerata.

Rilevano anche la governance aziendale, le prestazioni sociali, il rapporto con il territorio, le politiche nei confronti dei dipendenti. Sono tutti aspetti che vengono valutati per ottenere la certificazione B-Corp.

È l’azienda a presentare la domanda, come vedremo la certificazione viene rilasciata da B Lab, l’ente non profit americano che ha sostanzialmente fondato il movimento B-Corp del 2026. Attenzione: detta così potrebbe sembrare un’iniziativa del terzo settore. Non lo è.

Le B-Corp sono imprese a fini di lucro, possono essere S.p.A., quindi quotate in borsa, S.R.L., o avere una qualsiasi altra forma societaria. E, come abbiamo già avuto modo di sottolineare su Spremute Digitali, non corrispondono nemmeno alle società benefit.

Anche se con questa tipologia societaria ci sono molti punti di contatto, e anzi le aziende B-Corp si impegnano a diventare società benefit, i due concetti non coincidono. Le B-Corp possono usare questa dicitura non perché scelta statutaria, ma perché hanno ottenuto la relativa certificazione. Che, come vedremo, comporta una serie di step e ha un costo.

Come inizia il percorso di certificazione

Il primo passaggio, come detto, è la presentazione della relativa domanda. Da questo momento, inizia un percorso relativamente lungo, che parte da una fase di assessment e si conclude con la certificazione vera e propria.

A questo punto, l’impresa da una parte può utilizzare il marchio B-Corp, riconosciuto in tutto il mondo come attestazione di elevati standard di sostenibilità ambientale, sociale, di governance, e via dicendo (a essere precisi, le aree di impatto sono cinque: ambiente, società, lavoratori, clienti, governance).

Dall’altra è tenuta a una serie di obblighi di trasparenza in relazione ai cinque paradigmi appena elencati. In parole semplici, ogni B-Corp ottiene un punteggio generale (per ottenere la certificazione, quest’ultimo deve essere pari almeno a 80 punti, su una scala che arriva a 200 punti), e poi una settoriale per i cinque pillar fondamentali.

Questi punteggi sono pubblicati sul portale di B-Lab. Infine, ogni tre anni bisogna fare un aggiornamento di Impatto B. Se questo è sceso sotto gli 80 punti, si perde la certificazione.

Gli standard dell’impatto B

Come fa la certificazione a misurare gli standard richiesti? Si avvale di precisi strumenti, che vengono costantemente aggiornati in base all’evoluzione del mercato, e integra diversi standard. Fra i più significativi a livello globale:

  • GRI: Global Reporting Initiative;
  • SASB: è una metrica finanziaria, che viene utilizzata in particolare per le società quotate in borsa;
  • DJSI: sta per Dow Jones Sustainability index, e come il precedente è uno standard  che riguarda la performance finanziaria, integrando criteri Esg.
  • CDP: Carbon Disclosure Project, esamina le performance ambientale con particolare attenzione a tre paradigmi, ovvero carbonio, acqua e foreste;
  • Future-Fit Business: misura le aziende adatte al futuro sotto il profilo ambientale e sociale;
  • IRIS, Impact Reporting Investment Standards: gestito dal Global Impact Investing Network, contiene metriche su sostenibilità sociale, ambientale e finanziaria;
  • SROI: riguarda i Social Value Principles, misurando quindi in particolare l’impatto sociale della gestione aziendale e del business.

Ognuno di questi standard è integrato in modo flessibile dal Bia, il B impact assessment, ovvero la valutazione dell’impatto B: in alcuni casi c’è una complementarietà, in altri un valore aggiunto rispetto alla standard di base.

Il percorso di certificazione per tipologia di azienda

Le regole sopra esposte valgono per tutte le aziende che vogliono diventare B-Corp. Il percorso verso la certificazione poi cambia a seconda delle diverse tipologie di imprese. Il paradigma fondamentale sono le dimensioni, in termini di numero di dipendenti e di fatturato.

Sul portale internazionale di B-Lab sono pubblicate le guide per ogni specifica tipologie di impresa:

  • startup o piccole aziende;
  • Pmi fino a 50 dipendenti e fatturato entro i 5 milioni di dollari;
  • medie imprese da 50 a 250 dipendenti con oltre 5 milioni di dollari di fatturato;
  • grandi aziende oltre i 250 dipendenti e ricavi sopra i 100 milioni di dollari;
  • multinazionali almeno dieci filiali in diversi paesi e fatturato sopra i 100 milioni di dollari, oppure aizende con entrate sopra il miliardo dollari.
  • Sopra i 5 miliardi di dollari di fatturato, c’è un programma specifico, B Movement Builders.

Ci sono però alcuni step che sono comuni a tutte le aziende che vogliono diventare B-Corp. Si parte con la valutazione di Impatto B, che si può fare online, previa registrazione al portale, ed è gratuita.

Sempre online è presente lo strumento dei requisiti legali, che consente di valutare l’adeguatezza della propria governance e di capire quali passaggi potrebbero essere necessari per adeguarla agli standard richiesti. E si può effettuare una valutazione sui rischi di impatto legati al settore di attività, o ad altri fattori di contesto.

In ogni caso, seguendo i diversi passaggi previsti dalla valutazione si arriva a misurare il proprio impatto di partenza.

Nel caso in cui sommando i punteggi ottenuti si raggiunga un benchmark superiore a 80, si può inviare il BIA e aspettare la valutazione. A questo punto, si entra in contatto con gli analisti che effettuano verifiche e passaggi specifici, chiedendo ulteriori informazioni.

Quanto costa la certificazione  

Quanto costa tutto questo? I primi step che si effettuano online sono gratuiti. Il primo fee è previsto quando l’azienda invia la propria valutazione di Impatto B, perché come abbiamo visto è in questo momento che inizia il percorso con gli esperti che devono alla fine rilasciare la certificazione.

È una commissione di presentazione, è varia a seconda delle dimensioni aziendali (come tutte le tariffe previste anche per i passaggi successivi):

  • fatturato fino a 5 milioni di euro: 250 euro;
  • da 5 a 50 milioni di euro: 500 euro;
  • da 50 a 100 milioni di euro: 700 euro;
  • fra 100 e 500 milioni: 900 euro.

C’è poi una tariffa annuale di certificazione, anch’essa calibrata in base alle dimensioni e ai mercati. Qui la segmentazione è più articolata rispetto a quella della commissione di presentazione. Per le imprese italiane:

  • fino a 150mila euro: 2mila euro;
  • da 150mila a 500mila euro: 2mila euro;
  • da 500mila a 1 milione di euro: 2mila euro;
  • da 1 milione a 2,5 milioni di euro: 2mila euro;
  • da 2,5 milioni a 4 milioni di euro: 2mila 500 euro;
  • da 5 milioni a 7,5 milioni di euro: 3mila euro;
  • da 7,5 milioni a 10 milioni di euro: 4mila euro;
  • da 10 a 15 milioni di euro: 6mila euro;
  • da 15 a 20 milioni di euro: 8mila 500 euro;
  • da 20 a 30 milioni di euro: 12mila euro;
  • da 30 a 50 milioni di euro: 16mila euro;
  • da 50 a 75 milioni di euro: 20mila euro;
  • da 75 a 100 milioni di euro: 25mila euro;
  • da 100 a 175 milioni di euro: 30mila euro;
  • da 175 a 250 milioni di euro: 35mila euro;
  • da 250 a 500 milioni di euro: 40mila euro;
  • da 500 a 750 milioni di euro: 45mila euro;
  • da 750 milioni a 1 miliardo di euro: 50mila euro.

Per le imprese sopra il milione di fatturato, sono più complessi sia il percorso di certificazione sia il modo in cui si calcola il prezzo.

Per la certificazione annuale, si parte da 60.000 euro e per le corporation sopra i 30 miliardi di fatturato si arriva a 1 milione di euro. Bisogna poi aggiungere una serie di costi di pre-certificazione.

B-Corp, cos’è la certificazione e quanto costa

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