Agenda 2030: Big Data al servizio dello sviluppo sostenibile
Per raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile di Agenda 2030 è necessario investire in strumenti e tecnologie innovative.
Nel settembre 2015 l’Assemblea Generale ONU ha sottoscritto “L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” a cui hanno aderito 194 Paesi delle Nazioni Unite; sono elencati 17 obiettivi chiamati “sustainable development goals” (SDG) che vengono monitorati tramite l’utilizzo di 169 indicatori.
Ogni indicatore statistico, organizzato per tipologia, esprime il risultato di un lavoro di interpretazione di un gran numero di dati.
L’Agenda ha come finalità il raggiungimento di tutti gli obiettivi presenti entro l’anno 2030 per far fronte a l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo. Sconfiggere la povertà nel mondo, sconfiggere la fame del mondo, la parità di genere, la riduzione delle disuguaglianze e la lotta al cambiamento climatico sono 5 esempi dei 17 goals individuati (per la lista completa clicca qui e per l’infografica qui).
L’importanza dei dati per un monitoraggio costante e puntuale degli indicatori SDG
L’avvento del Covid-19 ha sottolineato ancor di più quanto sia fondamentale avere la velocità e i mezzi per raccogliere più dati possibili con il fine di poter intraprendere iniziative adeguate e funzionali nel breve, brevissimo periodo. L’esempio più recente e importante ha riguardato, e riguarda tutt’oggi, il contenimento della diffusione della pandemia, in quanto la rapida raccolta e interpretazione di dati serve ai singoli Paesi per adottare linee guida di comportamento per il contenimento del virus.
L’ultimo report 2020, redatto dall’ONU, riporta che i dati raccolti dai singoli Paesi aderenti vengono solitamente inviati trimestralmente, ma con la pandemia questa attività di raccolta e conseguente aggiornamento ha subito un forte rallentamento venendo meno la qualità del monitoraggio. Secondo un sondaggio presente all’interno del report, ad oggi, il 97% dei Paesi dichiara che i dati sono stati influenzati dalla crisi legata alla pandemia.
Un altro dato riguarda la qualità del lavoro svolto durante il periodo di lockdown: il 65% degli uffici, istituti statistici, predisposti alla raccolta e interpretazione dei dati sono chiusi o parzialmente attivi; il 90% ha predisposto la modalità di lavoro da casa e l’attività di reperimento dati ha subito comunque un forte rallentamento.
Un altro argomento che influenza i risultati ottenuti riguarda l’importanza di accesso a questi dati soprattutto da parte dei Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo; quasi la metà dei 194 Paesi riportano dati che non sono costantemente aggiornati e questo comporta una difficile comparazione e rendicontazione finale.
In conclusione, i risultati del report non sono proprio incoraggianti, nonostante qualche trend positivo la pandemia ha frenato la corsa al raggiungimento di questi obiettivi tant’è che con 9 anni di anticipo sappiamo che già 5 degli obiettivi di sviluppo sostenibile non verranno raggiunti entro il 2030; probabilmente non li avremmo raggiunti anche senza pandemia, ma quello che sappiamo è che è necessario investire in strumenti e tecnologie innovative per rispondere alla crisi e sostenere l’accelerazione degli SDG.
Nel prossimo articolo parleremo di quali iniziative si possono mettere in atto con riferimento ad alcuni degli obiettivi.
Agenda 2030: Big Data al servizio dello sviluppo sostenibile