LinkedIn non è un social per le startup. Siamo sicuri?
Quali sono per le startup le possibili carte vincenti da giocare nel grande open space virtuale rappresentato da LinkedIn?
LinkedIn e Startup sono due parole che possono essere accostate benissimo tra loro. Si, perché proprio di recente, il team di LinkedIn News ha annunciato la lista Top Startups Italia 2020, la prima in assoluto per il nostro paese che stila la classifica delle startup emergenti per le quali lavorare.
Per redigere la classifica, il team preposto del social network professionale per eccellenza, si è basato su quattro criteri:
- Crescita della forza lavoro;
- Interazioni tra azienda e utenti/dipendenti;
- Interesse di potenziali candidati a lavorare in queste startup;
- Talent attraction.
La recente news per Giada Susca e Valentina Marini (entrambe contributor di Spremute Digitali e founders e autrici rispettivamente del progetto e libro #GalateoLinkedIn Educazione Civica, identità digitale e mondo del lavoro (pubblicato da Giunti nel 2018), è stata una call-to-action per rispondere a questa domanda: quali sono per una realtà nascente, per quanto innovativa e valida, le possibili carte vincenti da giocare in questo grande “open Space virtuale con vista mondo” rappresentato da LinkedIn?
Startup e LinkedIn: un connubio che crea opportunità professionali di valore
Per riuscire nell’intento Susca e Marini hanno esteso la loro riflessione anche a Cristina Arbini con un’esperienza decennale in qualità di facilitator che supporta le aziende a realizzare i propri obiettivi grazie a LinkedIn, e a Chiara Pirone, giovane e brillante professionista di ELIS appassionata di marketing, innovazione e startup.
Visto e considerato lo scenario attuale significativamente modificato dall’irrompere della recente pandemia dovuta al Covid-19 e l’interesse del social co-fondato da Reid Hoffman verso le imprese innovative emergenti, la risposta concreta alla domanda arriva con #StartuppIn, una guida pratica di Linkedin a misura di startup, il cui valore si declina attraverso questi tre punti:
- best practices di comunicazione;
- bisogni più comuni delle startup;
- opportunità fornite sulla base del momento storico;
In relazione a quelli che sono in genere gli obiettivi più comuni per una startup, la guida si propone come punto di contatto tra le opportunità offerte da LinkedIn e come le startup possono coglierle ponendo la dovuta attenzione a variabili quali target/audience, mezzi di comunicazione, sulla social leadership (ruolo dei founder e Ambassador sul social network professionale).
Citando Simon Sinek, il why di questo lavoro trova la sua ragione d’esistere nella consapevolezza che un social professionale come lo è LinkedIn non può e non deve essere minimamente trascurato, anche sulla base del fatto che si è confermato per il quarto anno consecutivo, al primo posto nel “Digital Trust Report” di Business Insider per sicurezza di dati e privacy, presenza di fake news, autenticità e interazioni con gli utenti e pertinenza e invasività delle inserzioni.
Per intenderci, qui esistono le maggiori possibilità di estendere il proprio network professionale e incrementare le opportunità di business.
Quali sono quindi i passi da intraprendere? Ne parleremo il prossimo 6 novembre nel webinar ELIS #InGrandiMenti insieme a Cristina Arbini (Digital Strategist, LinkedIn Corporate Consultant & Trainer), Alessandro Leonardi (Head of Open Innovation – Customer & Innovation Hub – Poste Italiane) e Benedetto Buono (EMBA, Manager & Business Angel), ma intanto possiamo già annotare alcuni concetti chiave, ad esempio:
- la creazione e la cura costante di una pagina istituzionale da inserire opportunatamente nel piano di strategia digitale i cui contenuti sono redatti usando l’apposito Tone of Voice del mondo B2B e non quindi l’uso di un profilo, riservato invece alle singole persone;
- possedere una comunicazione autentica, chiara ed efficace per raccontarsi, partendo dall’apposita sezione “Chi siamo” e avere poi un piano editoriale sui temi di competenza che siano utili, interessanti per chi legge e super partes quindi non autoreferenziali. L’obiettivo è essere in grado di distinguersi rimanendo autentici.
- pubblicare in maniera assidua monitorando le interazioni e l’engagement in rete. In questo caso l’aspetto importante sono i numeri (interazioni con i post, visualizzazioni, condivisioni, commenti, ecc.);
- evitare il copia/incolla dei contenuti e coinvolgere invece le proprie persone a partire dai founders. In questo modo si eviteranno di commettere errori dovuti alla scelta non del tutto saggia di intraprendere azioni poco intelligenti a livello relazionale/commerciale, i cui risultati possono spesso generare boomerang assai negativi a livello reputazionale;
- confrontarsi con le altre realtà attraverso attività di benchmarking. LinkedIn è un posto che offre sempre l’occasione di trovare contenuti interessanti da cui poter trarre ispirazione, contaminarsi e fare esperienze che arricchiscono le aziende e le loro persone;
Non ci resta quindi che aspettare la tavola rotonda digitale arricchita dalle testimonianze delle startup perché poi sarà davvero interessante poter leggere la guida completa che supporta le startup nell’utilizzo efficace di LinkedIn.
MySpace è come un bar, Facebook è come un BBQ che fai nel giardino di casa con famiglia e amici. LinkedIn è l’ufficio, dove ti aggiorni e risolvi i problemi di lavoro. – Reid Hoffman (LinkedIn co-founder)
LinkedIn non è un social per le startup. Siamo sicuri?