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LinkedIn: più grande è la rete, minore la sua efficacia

LinkedIn: più grande è la rete, minore la sua efficacia

“A true Web 2.0 application is one that gets better the more people use it. Google gets smarter every time someone makes a link on the web. Google gets smarter every time someone makes a search. It gets smarter every time someone clicks on an ad. And it immediately acts on that information to improve the experience for everyone else.”

Era il 2006 quando Tim O’Really, editore irlandese e uno dei principali sostenitori del web e dell’open source, evidenziò in uno dei suoi interventi, come le applicazioni del Web 2.0 avrebbero avuto un continuo miglioramento se fossero state utilizzate da un numero sempre crescente di persone.
Questo è avvenuto, ma molti utenti internet hanno fatto propria questa definizione nel social networking trasformandola in un assioma personale:

“un network grande ti permette di raggiungere il Santo Graal dell’influenza”.

Tuttavia, molti stanno iniziando a scoprire che un maggior numero di connessioni su rete sociali può essere meno efficace di una cerchia più piccola e intima.
Con un enorme “collezione” di contatti in rete, si perdono i benefici dell’intimità, della fiducia, della vicinanza, della disponibilità, ognuno dei quali funziona meglio quando si dispone di una rete più ristretta.
I social network ci possono aiutare ad accedere e influenzare grandi network con i benefici dei piccoli network, ma per farlo hanno bisogno di funzionalità che consentono agli utenti di concentrarsi sul coinvolgimento di sottoinsiemi delle persone con cui si collegano o che seguono.
C’è qualcosa di straordinario se pensi a come le reti possono collegarci con chiunque anche se non siamo un personaggio di fama internazionale. Ma la maggior parte del tempo la impieghiamo cercando di connetterci a persone specifiche per scopi specifici, pertanto un approccio one size fits all è poco appropriato al caso.

Facciamo l’esempio di LinkedIn

Da sempre sostengo (e promuovo) la prassi per cui la richiesta di collegamento a persone deve essere sempre accompagnata da una motivazione specifica.
Il più grande valore di LinkedIn è la sua capacità di presentarsi ed entrare in collegamento con persone che possono fare la differenza per il tuo lavoro. Motivando il collegamento riesci ad essere più incisivo ed entrare subito nei pensieri della persona a cui hai richiesto un favore o semplicemente il contatto.
Ma attenzione! Riesci ad essere maggiormente incisivo se questa operazione viene fatta con persone che rientrano nelle connessioni di secondo grado nel motore di ricerca LinkedIn, ossia persone che sono collegate già a qualcuno che conosci abbastanza bene.
Quando ti connetti a tutti (anche ai loro cani), automaticamente compariranno tra le connessioni di secondo grado persone che non conosci e con cui avresti difficoltà a “rompere il ghiaccio”. I benefici dell’intimità, fiducia, vicinanza e disponibilità verranno sempre meno.
Ora LinkedIn suggerisce:
“We recommend you only connect with those you know and trust” che è rafforzato con un piccolo reminder in una finestra che compare quando raggiungi qualcuno che hai trovato su LinkedIn “Only invite people you know well and who know you”.
Mentre questi suggerimenti “tattici” fanno pensare che LinkedIn sposi più una filosofia “piccolo è meglio”, l’interfaccia della piattaforma racconta un’altra storia.
Da quando è nato (12 anni ormai mentre scrivo questo articolo), il sito si è costantemente allontanato dall’incoraggiare le persone a costruire le loro reti in maniera molto selettiva, promuovendo più un approccio a connettersi con quante più persone possibile.
In passato LinkedIn mostrava a ogni user le richieste in sospeso a cui si poteva rispondere individualmente.
Adesso, invece, le richieste di collegamento (Pending invitations) appaiono come una striscia di inviti in sospeso sulla parte superiore della pagina che serve principalmente a richiedere nuove connessioni.
Difatti, le richieste di collegamento in sospeso visibili sono solo 3 (anche se è possibile visualizzarne di più al clic) mentre sono ben visibili i 24 suggerimenti di altre persone che si potrebbero (dovrebbero a questo punto) raggiungere. Il processo di connessione di LinkedIn è stato semplificato in modo tale da promuovere la quantità piuttosto che la qualità.
LinkedIn
 
Cosa fare quindi? Uniformarsi ai processi LinkedIn oppure differenziarsi con LinkedIn? Ovviamente la seconda opzione!
Seppur l’interfaccia limita (o meglio rallenta) il processo di collegamento personalizzato alle persone, devi vederla come un’opportunità per distinguerti dalla massa che seguirà il percorso di default offerto dalla piattaforma.
Insomma, LinkedIn ci ha – inconsapevolmente – fatto un bel regalo. Apportare un piccolo cambiamento (visualizzazione profilo e invio richiesta con nota personale) può aiutarti a fare la differenza.
Per questo articolo ho trovato ispirazione da un articolo sull’Harvard Business Review. Se ti è piaciuto e sei interessato a scoprire di più su LinkedIn, seguimi.
E se vuoi imparare a sviluppare in maniera efficace la tua rete di relazioni, ti consiglio questo corso 😉


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