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Sound Designer, 3D Artist e altre professioni: i lavori tecnologici punto di incontro tra hard e soft skills

hard skill e soft skill tecnologie immersive

Quali possono essere i lavori del futuro che permettono di coniugare hard e soft skills? I lavori tecnologici e le tecnologie immersive.

Le tematiche legate al lavoro, soprattutto se affrontate in Italia in questo periodo storico, sono sempre complesse. Tra fughe di cervelli in paesi che offrono maggiori opportunità e tecnici che sono sempre più ricercati, troviamo poi alcuni giovani qualificati che con coraggio decidono di dare una possibilità al Bel Paese. Sono i giovani che lavorano nel mondo tech, professionisti che hanno scelto ruoli qui ancora poco conosciuti, ma che sono fondamentali se l’Italia vorrà affermarsi come paese innovativo.

I dati che vengono analizzati post-pandemia evidenziano l’esigenza delle aziende di rincorrere la trasformazione digitale. Nell’ultimo anno e mezzo le aziende italiane si sono concentrate nel preservare l’esistente, puntando al miglioramento di prodotti, servizi ed infrastrutture offerte al mercato. Si sono però dimenticate di investire nella ricerca e nello sviluppo aziendale, dimenticanza che denota l’assenza di visione strategica a medio-lungo periodo. 

Nel contesto pandemia, la rincorsa alla digital transformation è stata sicuramente necessaria, soprattutto se paragoniamo la situazione di partenza delle aziende italiane con altre situazioni europee.

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform – afferma infatti:

Nel periodo di incertezza la prima missione è stata salvaguardare l’esistente e non perdere quote di mercato: assumere sarà una conseguenza della ripartenza.

Marco Gay

Assumere giovani specializzati in tecnologia, esperti di digitalizzazione e designer dell’architettura delle informazioni che siano in grado di ridefinire le esperienze dell’utente. 

Questa la ricetta che sembra essere indispensabile per rendere nuovamente concorrenziali sulla scena internazionale le aziende italiane.

Altra importante analisi la offre Mezzanzanica, che condivide la sua visione sulla storica diatriba tra hard e soft skills

La digital transformation richiede di analizzare ciò che sta accadendo nelle aziende, seguire e immaginare il nuovo sulla base dei dati. Le soft skill giocano un ruolo perché non basta elaborare soluzioni tecnologiche complicate, ma è necessario risolvere problemi complessi su come la tecnologia possa creare maggiore valore, al di là del suo funzionamento

Mario Mezzanzanica

Le soft skill sono sempre più rilevanti anche tra i profili tecnici (37,8% in media), non solo manageriali (per l’Ict operation manager arrivano al 54,7%).

Quello che sembrano suggerire i dati ai giovani – ma non solo – è di continuare a formarsi e specializzarsi

L’acquisizione di competenze analitiche diventa fondamentale per l’analisi e l’interpretazione dei moltissimi dati che abbiamo a disposizione. Sarà questo il punto di partenza per costruire non solo nuovi prodotti, ma anche nuovi sistemi di processo, nuove comportamenti e nuove abitudini.

Allo stesso tempo però viene riscontrata la necessità di curare tutti quegli aspetti umanistici che spesso vengono dimenticati durante la formazione tecnica.

Potremmo parlare di Rivincita delle soft skills.

Ma quali possono essere i lavori del futuro che permettono di coniugare hard e soft skills?

Più la tecnologia diventa complessa, più creatività e tecnica devono procedere di pari passo.

Un esempio è quello che succede a professionisti che si occupano di realtà aumentata e realtà virtuale.

Per realizzare qualsiasi esperienza immersiva è necessario un team eterogeneo e multidisciplinare: 3D Artist, Art Director, Sound Designer, XR Developer… Sono dei veri e propri artisti informatici, in grado di pensare fuori dagli schemi e di creare mondi che non esistono, tramite la modellazione di oggetti 3D. Professionisti in grado di tradurre le dinamiche della vita reale e riportarle nel mondo virtuale, proprio come l’artigiano è in grado di plasmare la creta e realizzare splendidi prodotti.

Per comprendere meglio a cosa ci riferiamo, ho voluto parlare direttamente con due professionisti che si occupano proprio di tecnologie immersive. Entrambi giovanissimi, under 30, hanno avuto la perseveranza di far diventare un lavoro ciò di cui sono appassionati, riuscendo a connubiare il loro animo creativo con la necessità di essere terribilmente tecnici per far in modo che la propria creatività fosse fruibile da altri.

Sofia è una 3D artist freelance. Ciò significa che trasforma i pesantissimi oggetti 3D, realizzati magari in CAD, in leggeri oggetti 3D fruibili tramite altri dispositivi. 

Al momento si sta occupando dei display delle auto (Smart Parking System).

Praticamente sto applicando alle HMI delle macchine la stessa pipeline di lavoro che viene utilizzata quando si sviluppa un videogioco.

Sofia Tadiotto

Oggi le competenze, che una volta erano rilegate a settori specifici, si ampliano pian piano contaminando settori anche completamente diversi

Tecnologie e metodologie che non sono più compartimenti stagni, ma diventano flessibili ed assumono nuove forme e scoprono nuove applicazioni.

Ecco spiegato come mai il settore dell’automotive acquisisce un processo di lavoro simile a quello utilizzato nel mondo gaming.

Mi sento un po’ una marionettista! Perchè è come se attaccassi dei fili invisibili agli oggetti che ho creato. Poi posso tirarere questi fili come meglio preferisco per animare la scena.”

Lavorare nel mondo tech è sicuramente divertente e stimolante, ma, a volte, anche frustrante: il mondo cambia alla velocità della luce e c’è un costante bisogno di rimanere aggiornati.

Non riesco mai a padroneggiare appieno uno strumento che è già arrivata una nuova versione o un nuovo prodotto più performante. ” 

Sofia è consapevole che non può sapere oggi quale piattaforma o nuova tecnologia dovrà imparare ad usare nei prossimi anni, ma è sicura di voler continuare a far convivere le sue due anime.

Giacomo è invece un project manager tecnico in Uqido, responsabile di un team che realizza progetti in realtà virtuale e aumentata. Con una laurea in informatica musicale è da tutta la vita che cerca di far convivere l’arte con la tecnologia. Viene dal mondo del suono ed è proprio grazie a questo si è avvicinato all’high-tech.

L’animo creativo che vede la sua massima espressione nella creazione dei suoni, necessita per forza di abilità tecnologiche che permettano di integrare – tramite codice – i suoni creati, all’interno delle esperienze immersive.

Da quando ha indossato il primo visore ad Expo 2015, per quanto la realtà virtuale provata fosse di primissima generazione, ha capito che quello era il mondo di cui voleva far parte. 

I suoni diventano parte di esperienze virtuali e vengono creati per scandire le azioni e il coinvolgimento degli utenti che indossano il visore.

Sofia e Giacomo non si conoscono e hanno fatto percorsi diversi, eppure entrambi hanno una chiara opinione sulle soft e le hard skills applicate al mondo delle tecnologie immersive.

L’hard skill più importante è il saper imparare

Conoscere le basi, i principi – che siano di programmazione o di animazione o regia – diventa indispensabile per poi essere in grado di imparare nuovi strumenti, che siano essi software o nuove piattaforme.

Essere proattivi nel voler imparare nuovi linguaggi di codice da auto-didatta è possibile solamente se c’è una solida base di programmazione.

Quando invece si parla di soft skills, Sofia sottolinea quanto sia stato importante per lei circondarsi delle persone giuste. Ha avuto la fortuna di incontrare altri brillanti amici e colleghi con cui può condividere e sperimentare le nuove frontiere della tecnologie e delle esperienze immersive. Altri professionisti grazie cui ha avuto il coraggio di mettersi in gioco e a sperimentare continuamente.

Giacomo non ha dubbi invece: la soft skill più importante è saper fare gioco di squadra

In fin dei conti, sviluppare un prodotto digitale è come il concerto di un’orchestra. Puoi essere il chitarrista più bravo del mondo, ma quando stai con gli altri, devi saper suonare in sinergia con altri.

Giacomo Garoffolo

Sound Designer, 3D Artist e altre professioni: i lavori tecnologici punto di incontro tra hard e soft skills

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