Sfruttare l’intelligenza emotiva per crescere professionalmente
Le competenze professionali richieste non sono più solamente tecniche. L'intelligenza emotiva al lavoro è una skill molto ricercata oggi.
Il mondo del lavoro è in rapido cambiamento. Le competenze tecniche passano in secondo piano rispetto all’empatia, l’adattabilità, la capacità di influenzare gli altri, la resistenza allo stress. Tutte queste abilità rientrano nel campo dell’intelligenza emotiva, sempre più richiesta dai datori di lavoro.
Che cos’è l’intelligenza emotiva?
“L’intelligenza emotiva è due volte più importante delle competenze tecniche”, sostiene Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense autore del libro “Lavorare con intelligenza emotiva. Come inventare un nuovo rapporto con il lavoro“, a cui mi sono ampiamente ispirata per scrivere questo articolo.
La posizione di Goleman sull’importanza delle abilità emotive sul lavoro suscita molto interesse: vediamo perché.
Innanzitutto, dobbiamo chiarire un concetto: possedere intelligenza emotiva non significa semplicemente essere gentili. Tanto meno essere emotivi, ma, anzi, saper controllare le proprie emozioni senza lasciarle fluire a briglie sciolte. Saper gestire le proprie emozioni e saperle esprimere in modo adeguato è indispensabile per poter arrivare a dei risultati importanti sul lavoro.
L’intelligenza emotiva è la capacità di ascolto ed empatia, di avere fiducia in sé stessi; è la capacità di saper gestire rapporti interpersonali, di saper sopportare lo stress. Riguarda la capacità all’adattamento, e ancora, la competenza nella soluzione dei conflitti e dei problemi, e l’abilità nel prendere decisioni.
L’intelligenza emotiva, a differenza del QI che subisce lievi variazioni superata l’adolescenza, risulta un’abilità appresa e in continuo sviluppo.
Il concetto di Intelligenza emotiva ha acquisito sempre maggior risalto in psicologia e nelle neuroscienze, fino a diventare oggetto di studio nell’ambito dell’organizzazione aziendale. Le competenze emotive stanno assumendo sempre maggiore valenza nel mondo del lavoro, in quanto permettono di evitare malfunzionamenti nelle dinamiche di gruppo, rischiando così di intaccare il raggiungimento degli obiettivi.
Diventa sempre più essenziale per emergere saper cogliere le componenti emotive che si stabiliscono tra le persone, eliminando quelle distruttive, è inoltre necessario essere ottimisti, avere spirito di iniziativa: tutte abilità che si possono apprendere e mettere in pratica. Oggi nel mondo del lavoro non siamo giudicati solo in base a quanto siamo preparati, ma è di notevole importanza anche il nostro modo di gestire noi stessi e il nostro rapporto con gli altri.
I recenti studi permettono di capire chi è più predisposto per eccellere, tenendo conto non solo delle sue abilità cognitive, ma anche emotive.
Intelligenza emotiva al lavoro: perché è più importante delle competenze tecniche
Le competenze tecniche non sono tutto: l’intelligenza emotiva ha un ruolo fondamentale per l’eccellenza sul lavoro. Entrando nel campo delle neuroscienze si può spiegare la grande importanza dell’intelligenza emotiva. Un primo punto cruciale è che i centri emotivi del cervello apprendono diversamente da quelli in cui hanno sede i processi di pensiero.
Inoltre, gli antichi centri cerebrali che elaborano l’emozione sono la sede delle abilità necessarie per dominare noi stessi e per acquisire destrezza sociale: queste abilità sono radicate nel nostro patrimonio ereditario al fine di consentirci sopravvivenza e adattamento.
Alla luce di questi studi, le aziende dovrebbero formare il proprio personale circa le abilità di ascolto e leadership, della costituzione di gruppi di lavoro e della capacità di guidare il cambiamento (a questo proposito potrebbe interessarti approfondire la figura dello Smart Working Designer).
Puntare sull’intelligenza emotiva porta ad una maggiore produttività e quindi a maggiori profitti.
Le competenze tecniche vanno di pari passo con le skills cognitive
Le ricerche empiriche hanno dimostrato che le capacità che fanno capo all’intelligenza emotiva funzionano in sinergia con quelle cognitive. Le competenze tecniche, indispensabili certo, devono essere accompagnate dall’abilità di comandare le proprie emozioni. Competenze emotive come l’autocontrollo, l’autocoscienza, come anche le abilità sociali, ricoprono un ruolo chiave nello svolgimento del proprio lavoro. Capita, spesso, che l’abilità di una persona sia intralciata da una pessima organizzazione della sfera emotiva.
Le competenze ti assicurano di ottenere il lavoro, ma non bastano per portarlo a termine. Chi non possiede un’intelligenza emotiva, ad esempio, in situazioni di stress elevato, o nell’eventualità debba collaborare con delle persone senza possedere un’abilità interpersonale, difficilmente riuscirà ad ottenere grandi risultati, sebbene sia un esperto nel suo settore.
Per questo sempre più nel mondo del lavoro si dà importanza all’intelligenza emotiva, soprattutto nell’era della digital transformation.
Come fa notare Daniel Goleman, quando si possiede una piccola azienda, la capacità di eccellere dipenderà dal saper disporre delle abilità emotive. In egual misura, la carriera dipenderà da quanto si è capaci di essere padroni della propria sfera emotiva.
Queste idee non sono una novità, o una rivoluzione nel mondo del lavoro: già da tempo si parla infatti dell’importanza delle “soft skill”.
La novità sono gli studi sull’intelligenza emotiva che dimostrano come ormai siano competenze indispensabili. I manager delle grandi aziende hanno compreso che non si compete solo più con i prodotti, ma anche con il modo di impiegare al meglio le risorse umane.
Per questo molte aziende si avvalgono di programmi di training e sviluppo per cercare di promuovere nei propri dipendenti abilità che rientrino nell’intelligenza emotiva.
La competenza emotiva, prerogativa di ogni leader
Una competenza emotiva è una capacità appresa, basata sull’intelligenza emotiva, che si traduce in una prestazione professionale eccellente.
La differenza tra intelligenza emotiva e competenza emotiva è che mentre la prima determina la potenzialità di apprendere le capacità pratiche, la seconda dimostra quanto siamo abili nel metterle in atto. Un esempio di competenza emotiva è la capacità di condurre, guidare gli altri.
Per riuscire ad influenzare le persone occorrono due abilità: l’empatia – la comprensione dei sentimenti altrui – e le abilità sociali – ossia la capacità di gestire ad arte quei sentimenti. Se un individuo, ad esempio, non possiede abilità interpersonali difficilmente potrà essere un leader ed essere abile nel trascinare gli altri. Non è una sorpresa che fra gli individui di spicco le competenze più importanti siano quelle che derivano dall’intelligenza emotiva.
Quali sono le competenze emotive utili da apprendere?
Anche il più esperto nel suo settore difficilmente riuscirà a raggiungere i vertici se non è abile nel persuadere gli altri, o senza possedere l’autodisciplina necessaria per raggiungere obiettivi difficili. Quanto più il lavoro è complesso, tanto più è importante l’intelligenza emotiva: una carenza in queste abilità può ostacolare l’utilizzo delle competenze tecniche e delle doti intellettuali.
Più nel dettaglio, le competenze emotive più importanti senza cui non si raggiungeranno grandi obiettivi nel lavoro, come nella vita, sono:
- l’autocontrollo, ossia saper gestire lo stress rimanendo calmi e fiduciosi;
- la coscienziosità, la capacità di assumersi le proprie responsabilità, ed ammettere errori e fallimenti;
- la fidatezza, intesa come capacità di riconoscere le necessità dei loro subordinati o collaboratori;
- le abilità sociali, ossia l’empatia e la sensibilità, la capacità di trattare con chiunque.
Nel nuovo mondo del lavoro, basato sulla flessibilità, sui team e su un forte orientamento al cliente le competenze emotive stanno diventando sempre più indispensabili per eccellere in ogni settore.
L’importanza delle competenze emotive nel team di lavoro
“La chiave per conoscere il terreno emotivo altrui è un’intima familiarità con il nostro”.
Il prerequisito dell’empatia è l’autoconsapevolezza: conoscere le nostre reazioni che segnalano e rendono evidente l’emozione. Siamo soliti rispondere con più forza a chi sia di cattivo umore, piuttosto che a qualcuno che si trovi in uno stato d’animo positivo. Questo però porta a frequenti scontri.
Saper regolare le proprie emozioni contribuisce a creare un ambiente sereno intorno a noi, di particolare importanza in un ambiente di lavoro, in particolar modo quando si parla di un team “costretto” a collaborare. Il nostro sistema nervoso è automaticamente predisposto ad entrare in empatia con l’altro. La nostra abilità a usare questa capacità è appresa, e dipende anche dalla motivazione. Imparare a cogliere il ritmo delle persone con cui dobbiamo collaborare è essenziale.
Fortunatamente il mondo del lavoro sta perdendo quella rigidità gerarchica e oggi a un leader è richiesta la competenza all’empatia. Unita certo all’abilità di influenzare gli altri.
Attraverso la comunicazione è possibile generare più produttività in un team. Cercare di influenzare le emozioni degli altri, tenere un umore alto, può produrre immensi benefici per un’azienda. Gli individui più efficaci impiegano spontaneamente le loro emozioni e quelle degli interlocutori, regolano le proprie risposte in modo da spingere l’interazione nella direzione migliore.
In sostanza: l’intelligenza emotiva nei luoghi di lavoro si traduce in una corretta comprensione, espressione e gestione dei rapporti con gli altri, e può condurre a ruoli di leadership importanti.
A proposito di influenzare le emozioni, hai mai sentito parlare del metodo FACS?
L’intelligenza emotiva nelle organizzazioni
Da una parte l’azienda richiede delle competenze emotive, dall’altra il dipendente le richiede all’azienda. La dichiarazione di una missione da parte di un’organizzazione ha una funzione emotiva, in quanto sapere di lavorare per un obiettivo che abbia un valore, alza il morale e dà energia.
Nel campo delle organizzazioni, avere dei valori condivisi richiede quella che si definisce “autoconsapevolezza emotiva”. Come succede per le persone che posseggono punti di forza e di debolezza, così accade nelle aziende. Molto spesso, infatti, l’azienda non ha le competenze emotive necessarie per riconoscere il valore intrinseco al proprio indipendente, o non è abile nell’individuare i dirigenti incapaci che influiscono negativamente sul lavoro dei collaboratori, e quindi sui risultati.
Ai fini del successo di un’azienda, è indispensabile che anche il datore di lavoro possegga competenze emotive: come, ad esempio, l’autocontrollo nei periodi di crisi, o l’empatia intesa come capacità di comprendere i punti di vista degli altri. Queste competenze collettive, proprie dunque a livello organizzativo, contribuiscono al miglioramento delle prestazioni dell’azienda.
Prendiamo il caso di decisioni demoralizzanti per l’impiegato, o la difficoltà a gestire la creatività, o, ancora, una leadership priva di entusiasmo o di energia: tutte queste emozioni negative influiranno certamente sugli obiettivi dell’azienda e sulla produttività delle persone.
Sfruttare l’intelligenza emotiva per crescere professionalmente