Russia: Combattere autoritarismo e fuga di cervelli a Innopolis
Autoritarismo e fuga
Foraggiare innovazione
Di fronte alla terribile carenza di lavoratori qualificati nel campo tech, le aziende russe ed il Cremlino sono in competizione per conquistare cuori e menti degli imprenditori e degli ingegneri della nazione.
Così nasce il villagio tecnoutopico di Innopolis.
Ed emerse come un puntino di speranza all’orizzonte, ma presto si è trasformato in un villaggio nella Repubblica di Tatarstan costruito appositamente per i lavoratori.
Fondata nel 2015, la città comprende una serie di blocchi cubici a torre dall’aspetto ordinato che poggiano più precisamente sulle colline battute dal vento innanzi il fiume Volga.
Il punto di riferimento principale della città è l’istituzione universitaria, dove sono tenuti corsi in inglese ed il curriculum formativo è sviluppato in collaborazione con Carnegie-Mellon, di Pittsburg. La cittadella ospita 3800 persone, per lo più studenti, dipendenti e docenti di oltre 200 aziende tecnologiche, che vanno da startup a giganti come Yandex e MTS. 1400 ulteriori persone fanno da pendolari ogni giorno, tutte le aziende sono state attirate dalla zona economica speciale della città che offre agevolazioni fiscali alle imprese innovative.
Tecnocrazia statale russa
Innopolis è un piccolo barlume di quello che potrebbe essere la Russia Futura sperata dai tecnocrati del regime di Putin. Mentre il governo cerca modi per rendere il paese meno dipendente dagli idrocarburi e costruire il settore tecnologico nazionale, che è disperatamente carente di lavoratori, i tecno hub e le scorciatoie (agevolazioni) per le startup sono state lanciate in tutto il paese per incentivare lo sviluppo.
La città fa parte del progetto naukogrady (science towns) che comprende altri clusters tecnologici come Skolkovo e Koltsovo, rispettivamente a Mosca e in Siberia, queste sposano la tradizione sovietica assieme con l’innovazione del 21esimo secolo; con la differenza che il sostegno statale ha un obiettivo molto più pragmatico, oggi.
Prima era dettato dalle esigenze della guerra fredda, oggi l’obiettivo è evitare che la Russia non muoia a causa del contraccolpo dell’economia green che sta per spazzare via petrolio e gas dai mercati mondiali.
L’ombra scura dell’autoritarismo
La maggior parte di questi sforzi però è minacciata da un ben più forte trend politico. La repressione e la censura, che non sono esattamente propizie a coltivare l’innovazione, o a qualsiasi attività creativa.
Con l’arresto di Navalny, tornato a mosca a gennaio, e l’avvelenamento a lui diretto, una scia enorme di proteste su scala nazionale, si è levata principalmente dalla middle class russa, che comprende anche la stragrande maggioranza dei tech talent della nazione. Mentre questo mix di studenti, freelance e professionisti aziendali beneficiarono di rapida crescita economica durante la prima decade di governo Putin, adesso che lo stato è ostacolato da rampante corruzione e stagnazione economica, si ritrova estremamente esasperato nei confronti di questa forma dittatoriale imperante e in espansione.
Ciò detto però entrambi gli estremi dello standoff politico russo concordano sul fatto che il rinnovamento tecnologico sia essenziale per un paese. Per questo trovano che sia fondamentale prendere mente e corpo dei lavoratori per avere un risultato positivo, sebben con remore diverse.
Tra sostenibilità e tensione politica
La città è abbastanza compatta per permettere a tutti di conoscersi, se non di persona almeno attraverso i numerosissimi gruppi Telegram che danno forza alla vita comunitaria del luogo.
Ci sono iniziative informali per tutto, dalla pesca a piani per non sprecare, al car sharing, alle consegne di latte dalla fattoria, cani, covid, qualsiasi cosa può essere trovato sul Local Consierge Service.
“È bello poter parlare di telegram senza censura” cosi dice Ruslan Shagaleev, sindaco della città, “il corpo di censura russo ha tentato di porlo al bando qualche tempo fa, abbiamo rischiato.”
Di certo costruire una comunità è un aspetto fondamentale se la principale problematica è quella della fuga di cervelli, che si è un pessimo risultato del sistema educativo, ma che fallisce perché la Russia fino ad ora non si è sforzata di competere con il resto del mondo in termini di condizioni.
Un buon 61% degli Information Technology Workers russi intervistati nella città, ha espresso il desiderio di muoversi all’estero almeno una volta, nonostante l’estrema mancanza di programmatori nel mercato.
Il vero problema è che le istituzioni non sono conduttive in quel senso. L’innovazione può essere raggiunta solo in una atmosfera di discussione che permetta stridenti scontri di narrazioni e punti di vista. (e non è questo il caso).
“Per innovare non puoi dire a una persona pensa questo e non fare questo, il pluralismo è sempre importante”
Per quanto Innopolis rappresenti il progresso tecnologico, si mostra anche come il microcosmo perfetto dei deficit democratici del paese, con le limitazioni alle libertà politiche inserite nel desing della città.
A causa del fatto che sono tutti, o quasi, in affitto, la maggioranza delle persone non è considerata residente e non può votare alle elezioni municipali. Una ingiustizia poco digerita dai residenti, che fa crescere il malcontento, tanto da far pensare ai trasferimenti tanto temuti.
Questo, per concludere si applica anche agli imprenditori di alta fascia e ai giganti tech, che soffrono lo stesso dilemma dei cittadini, nel decidere di volersi confrontare col regime o se lasciare la russia per il proprio bene.
Al di la di ogni questione etica, o politica, le sempre più drastiche scelte di aziende fuggitive prima o poi andranno a ledere allo sviluppo economico e la Russia, se non rivede il suo approccio con il settore rischia di rimanere indietro nella corsa globale, e questo piccolo gioiello tecnologico, seppur pieno di comfort ne è la prova più forte e vivida.
Russia: Combattere autoritarismo e fuga di cervelli a Innopolis