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Come cambia il mondo del lavoro: i 3 trend del 2022

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Trasformazione digitale e lavoro: 3 trend del prossimo futuro. Ecco come cloud, ibrido e reskilling cambiano lo scenario in Italia.

Se, citando Malcom X: “Il futuro appartiene a coloro che lo stanno preparando già adesso” abbiamo davvero molto su cui riflettere. A cominciare dall’elemento di rottura fra il “prima” (passato) e il “dopo” (futuro): la Pandemia COVID-19 che nel 2020 ha fermato il mondo. La ripartenza sta dando lo sprint a ciò che prima poteva essere chiamato tendenza e che oggi si afferma come realtà: un fenomeno epocale che risponde al nome di trasformazione digitale, attore protagonista dei principali cambiamenti nel mondo del lavoro.

Trasformazione digitale e lavoro: welcome to the future!

trasformazione digitale e lavoro come cambia
Trasformazione digitale e lavoro: quali sono i cambiamenti del prossimo futuro?

Come tutte le rivoluzioni, la digital transformation toccherà ogni comparto socio-economico: scuola, sanità, P.A., cultura e industria. Con conseguenze dirette, ovviamente, sul mondo del lavoro. Vediamo in quale modo la trasformazione digitale ci proietta nel futuro grazie a 3 trend più che attuali.

Trasformazione digitale e PNRR

Per capire la direzione nella quale il mondo del lavoro si muoverà, dobbiamo fare riferimento al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): lo strumento programmatico che serve a cogliere l’opportunità dei fondi stanziati a livello europeo. Con il PNRR la Next Generation EU diventa la Next Generation Italia mediante l’attuazione di 6 principali missioni:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • Istruzione e ricerca
  • Inclusione e coesione
  • Salute.

Al punto numero 1 sono destinati 46,3 miliardi di euro pari al 20% delle risorse complessive. Suddetta missione dovrà modernizzare il Paese attraverso la rivoluzione digitale, appunto. Non è questa la sede per i dettagli sulla destinazione dei fondi, ma un accenno all’argomento consente di vedere come la missione verrà “messa a terra”, ovvero come dal piano programmatico si passa all’attuazione operativa.

Imprese, P.A., Turismo e Cultura: i comparti focus della missione nr. 1

Circa 26 miliardi di euro della missione numero 1 del PNRR confluiscono nel sistema produttivo, con particolare riguardo alle PMI: sono allo studio benefici fiscali per gli investimenti in beni strumentali innovativi e per la modernizzazione dei macchinari. 

I fondi serviranno anche per completare le infrastrutture per la banda larga e le reti ultraveloci in fibra ottica, nonché per spingere l’innovazione nel settore dell’editoria e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. 

Secondo il programma, l’insieme di questi progetti avrà un ruolo determinante per l’occupazione giovanile e per lo sviluppo di nuove opportunità di lavoro.

E ancora, circa 12 miliardi di euro consentiranno alla Pubblica Amministrazione di dimagrire, diventando (finalmente!) più semplice, più reattiva e più connessa. A tutto vantaggio dei cittadini che potranno anche beneficiare di una Giustizia più veloce e, quindi, più giusta.

Sono infine 8 i miliardi dedicati al Turismo e alla Cultura 4.0, due fra i settori più colpiti dalla pandemia. Si stanno progettando infrastrutture, materiali e immateriali, per alzare il livello di attrattività dell’Italia dal punto di vista turistico e culturale.

Potrebbe essere l’occasione per promuovere e rendere pienamente fruibile, attraverso la trasformazione digitale, un patrimonio di bellezza e di cultura senza pari al mondo: una ricchezza che il Bel Paese sfrutta soltanto in minima parte.

Quali trends emergenti dalla trasformazione digitale, impatteranno maggiormente nel mondo del lavoro?

trend emergenti trasformazione digitale
Sono 3 i trends emergenti che maggiormente impatteranno sul mondo del lavoro.

Nel dossier Il lavoro del futuro de Il Sole 24 Ore un articolo di Luca De Biase che titola “La tecnologia premia chi genera valore” viene sottolineato ancora una volta come l’innovazione e l’accelerazione all’adeguamento di nuovi sistemi lavorativi ed educativi, non sia più un’opzione, ma una necessità.

[…] In due mesi di inchiesta sul lavoro del futuro, è emersa un’umanità che non ha paura delle macchine che ha creato ma che casomai fa paura all’altra umanità, quella che le macchine proprio non sa come sono fatte e quindi non le comprende. Il problema non è che l’economia è disumana perché investe su macchine che sostituiscono gli umani. Casomai il problema è che non sempre investe abbastanza sugli umani e la loro formazione in modo che sappiano creare, distribuire, utilizzare le macchine per esprimere appieno la loro umanità. […]

[…] L’accelerazione dell’adeguamento dei sistemi educativi emerge come il primo degli argomenti necessari ad affrontare la progettazione del lavoro del futuro. Perché in effetti la tecnologia è andata più velocemente della cultura negli ultimi tempi. Nelle società occidentali, la digitalizzazione non è il futuro: è già avvenuta. […]

[…] Di fronte a un cambiamento così gigantesco e repentino, le società e le economie degli umani accusano qualche ritardo di comprensione. Il che provoca un disorientamento che ha conseguenze complesse: si traduce in una sorta di disallineamento tra domanda e offerta di professionalità, possibili errori nella scelta dei percorsi scolastici, esagerata fiducia nelle soluzioni tecno-deterministiche, illusioni e disillusioni, rancore o sottovalutazione nei confronti di una “tecnocrazia” che non è necessariamente in grado di produrre risultati al livello delle aspettative che genera.

Il superamento del disorientamento è un passaggio fondamentale per ricostruire un percorso di crescita razionale e concreto. Anche perché l’innovazione non è un’opzione ma una necessità.

estratto dell’articolo di Luca De Biase “La tecnologia premia chi genera valore“.

Dopo tale doverosa premessa, atta a delineare il quadro, possiamo entrare nel merito delle tendenze che emergono all’interno della rivoluzione digitale e che maggiormente impatteranno sul mondo del lavoro. 

# 1. Cloud First

cloud computing trend
Il Cloud Computing è uno dei trend che influir sul mondo del lavoro.

Iniziamo dal Cloud, prendendo spunto da Cloud First (il principio che permea la digital transformation applicata alla P.A.) e domandandoci in quale modo il cloud computing sta cambiando e cambierà il mondo del lavoro. La risposta la forniscono i dati: quelli del 2021 dicono che il mercato italiano del cloud ha un valore di 3,84 miliardi di euro, equivalenti al +16% rispetto al 2020. 

E per il futuro la tendenza non accenna ad arrestarsi, anzi. Secondo le Tmt predictions di Deloitte la tecnologia cloud potrebbe essere la soluzione più efficace per molte tipologie di business e fra il 2021 e il 2025 l’aumento dei ricavi nel settore si assesterà sopra il +30%.

Il successo del clouding è dovuto principalmente al fatto che risponde perfettamente alle esigenze di flessibilità e resilienza: le aziende, soprattutto nell’era post COVID, sposteranno gli investimenti destinati alle infrastrutture hardware ad altri tipi di progetti innovativi, dal momento che la “nuvola” mette a disposizione degli stakeholders e dei clienti i servizi e i prodotti utili e richiesti.

Pensiamo ad esempio a un dipendente, o a un collaboratore, che accede al software aziendale in cloud, gestendo così da remoto diverse tipologie di attività (paghe e pagamenti, marketing, fatturazione etc.).

# 2. Lavoro Agile

smart working e lavoro di squadra anche a distanza
Nel prossimo futuro nelle grandi imprese – e non solo – si assisterà al consolidamento dell’Hybrid Workplace.

Non ci sono dubbi che lo Smart Working sia il modello di lavoro che, durante la pandemia, ha permesso il business continuous e portato alla ribalta il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione. Passati due anni è il momento di interrogarsi su quale è il futuro dello Smart Working in Italia.

Ben 3 organizzazioni su 4, nel 2020, hanno fatto ricorso al lavoro a distanza per fronteggiare l’emergenza, di queste l’86% ha proseguito l’implementazione dello Smart Working nel 2021 e 2/3 continuerà nei prossimi anni.

Ciò che qui interessa è come si proseguirà. La tendenza è un’evoluzione delle formule organizzative rispetto a quanto sperimentato durante la fase emergenziale. Prendendo a prestito le parole di Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, possiamo aspettarci “dinamiche differenziate tra grandi imprese, PMI e P.A.”.

In particolare, nelle grandi imprese e non solo, si assisterà al consolidamento del modello di lavoro agile in forma ibrida, tale da garantire un equilibrio tra lavoro in presenza (con il recupero della rete di relazioni persa durante la pandemia) e la flessibilità del lavoro da remoto (sempre più richiesta dai lavoratori). 

In ogni caso, indipendentemente dal settore e dalla grandezza dell’organizzazione, i parametri di valutazione del modello di lavoro saranno:

  • Efficienza
  • Competitività 
  • Sostenibilità.

# 3. Reskilling

L’aggiornamento delle competenze è una delle sfide che lavoratori e imprenditori dovranno affrontare durante il processo di trasformazione digitale. La crescita professionale dell’organico esistente e della forza lavoro è necessaria, a seconda del settore di operatività, per la crescita del business aziendale, per migliorare l’esperienza degli utenti, per coinvolgere i cittadini. 

La riqualificazione delle competenze è la chiave del successo della rivoluzione digitale: “People are the key”. Il digital reskilling farà sì che entro la fine di questo decennio più di 370 milioni di lavoratori saranno costretti a cambiare funzioni lavorative e/o ad acquisire nuove skills (studio del McKinsey Global Institute). Contestualmente il progresso tecnologico dovrebbe creare altre opportunità, con oltre 130 milioni di nuovi ruoli.

In uno scenario che muta velocemente come mai prima, le competenze diventano rapidamente obsolete e, in ogni ambito professionale, è richiesto un aggiornamento continuo: entro il 2025, il 50% di tutti i lavoratori avrà bisogno di intraprendere un percorso di reskilling (report del World Economic Forum). 

Le soft skills più trendy nella digital revolution

reskillink e soft skills
I lavoratori con la trasformazione digitale in atto dovranno stare al passo e avviare attività di reskilling.

Per stare al passo, ai lavoratori “in corso di riqualificazione” saranno richieste non tanto le competenze tecniche specifiche (= hard skills che probabilmente hanno già acquisito sul campo), quanto piuttosto delle attitudini personali collegate all’idea di cambiamento. Come ad esempio:

  • Adattabilità
  • Pensiero orientato alla diversità e alla crescita
  • Predisposizione al risultato
  • Sinergia collaborativa.

Secondo l’Osservatorio sulle Competenze Digitali, anche i profili tecnici e i manager ICT (Information and Communication Technologies) dovranno in misura crescente fare i conti con le soft skills, sia nel settore privato che in quello pubblico e indipendentemente dal ruolo e dalla responsabilità.

Rivoluzione digitale e mondo del lavoro: cosa ci aspetta?

La previsione dei fabbisogni occupazionali in Italia, sviluppato nel Sistema informativo Excelsior di Unioncamere, stima che tra il 2020 e il 2024 in Italia dovrà esserci un ricambio che coinvolgerà circa 2,5 milioni degli occupati attuali. 

I lavoratori di nuova generazione saranno quelli con un set di digital skills nel quale hard skills e soft skills sono ben distribuite e tali da supportare le organizzazioni ad affrontare i cambiamenti della cosiddetta Quarta rivoluzione industriale.

Il già citato report del World Economic Forum, stima che a fronte di 75 milioni di posti di lavoro destinati a estinguersi durante il processo di cambiamento, ci saranno 133 milioni di nuovi profili specializzati su scala globale. Di quali professioni parliamo? Lo vediamo nel prossimo, conclusivo paragrafo.

Le figure professionali emergenti nella trasformazione digitale: professioni più richieste in futuro

Quali sono gli ambiti di lavoro emergenti nello scenario così definito? Fare un elenco esaustivo non sarebbe serio e neanche ipotizzabile. È forse più utile e sicuramente più intrigante provare a identificare la traccia comune alle figure professionali potenzialmente vincenti in tale contesto evolutivo. 

Le professioni di successo aiuteranno a progettare nuove soluzioni tecnologiche e digitali per facilitare da un lato l’interfaccia per il cliente/utente e dall’altro i framework di lavoro per le aziende e per le pubbliche amministrazioni

Persone capaci di creare dei ponti verso un futuro delocalizzato, sia a livello di persone che di software. Un domani nel quale i talenti più ambiti saranno resilienti e flessibili, oltre che altamente specializzati. Non è un caso che negli annunci di lavoro, i profili più ricercati siano quelli in grado di supportare e di accelerare l’ideale di trasformazione digitale fin qui tracciata:

  • Manager della qualità dei sistemi informatici
  • Specialista nella migrazione dei dati su cloud (Cloud architect)
  • Ingegnere del machine learning
  • Data engineer
  • Consulente di data management
  • Talent acquisition specialist
  • Cyber security specialist
  • Data scientist.

Come cambia il mondo del lavoro: i 3 trend del 2022

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