I migliori tools per video meeting post quarantena
Ne abbiamo sperimentati tanti di tools per video meeting. Molti sono durati pochi mesi, altri hanno avuto un inaspettato successo. Quali sono i migliori?
Ne abbiamo sperimentati tanti. Molti sono nati e morti nell’arco di questi mesi, altri hanno avuto un grande ed inaspettato successo o ritorno. Andiamo a scoprire i migliori tools per video meeting, lavorativi e non, post quarantena.
Necessità e moda: i tools per video meeting un trend da quarantena
Mai come in quarantena abbiamo percepito delle necessità basilari come quelle di vedersi, sentirsi e condividere il tempo, oltre che lavorare; esigenze che sono state alla base di una caccia selvaggia agli ultimi tools per video meeting. C’è chi ne ha usufruito per necessità, tra voglia di socialità e impegni di lavoro, e chi per passione e per curiosità ha iniziato a sperimentare, proporre e condividere ogni settimana nuove improbabili e sconosciute app.
D’altro canto, anche le grandi aziende hanno colto l’occasione per promuovere i loro prodotti di punta ideati appositamente per il telelavoro e meeting scolastici.
Quindi tra nuovi arrivati, offerte temporanee e servizi mai tramontati, il panorama si manifesta più che ricco.
I servizi dei colossi: Cisco, Microsoft, Google
Partiamo dai più noti e famosi in ambito aziendale. Molte imprese ed università avevano già implementato servizi tramite queste piattaforme, ma tutti e 3 hanno ben pensato che l’occasione fosse propizia per contribuire ad una necessità sociale, oltre che far conoscere il marchio.
Cisco ha messo in gioco la sua consolidata rete “webex meet app”, efficiente, adatta a gestire un grande traffico e pensata principalmente per imprese. Sicuramente la meno user friendly nella sua adozione “amatoriale”, ma fra le varie, la più professionale.
Microsoft ha rilanciato Microsoft Teams, parte del pacchetto Office 365, figlio consacrato a sostituire Skype for Business, una pietra miliare del video meeting tutt’oggi ampiamente in uso. App prediletta dal comparto insegnanti per la possibilità di creare più classi facilmente organizzate, avere uno storico di registrazioni totalmente in cloud e funzionalità per consegna e ricezioni di compiti/prove.
Google invece ha potenziato e fornito i suoi strumenti ben noti. In particolare ha dato accesso gratuito a Google Meet. Una piattaforma per videoconferenze in pieno stile Google, pulita, semplice e funzionale. Questa piattaforma fa coppia con Duo, altro servizio di Big G arrivato giusto in tempo nel pre-quarantena ad aver consolidato i suoi users. Duo, diversamente da altre app per meeting è effettivamente molto limitata, ma con tutto il necessario per video chiamate individuali; un eccellente competitor del vecchio Facetime.
Tornando a Meet, il periodo è stato provvidenziale in quanto dal 13 maggio non è più una app riservata ai pacchetti premium, ma entra di default nelle estensioni dei servizi Google, di fatto andando a soppiantare il buon vecchio Hangout.
Tutte hanno fornito accesso ai loro servizi premium tramite debita registrazione via mail. Una strategia di marketing da manuale, ma anche obiettivamente una grande opportunità per molte piccole imprese di spostare parte del loro business online.
Fra sorprese, recuperi e declini: Zoom, WhatsApp, Facebook, Party House
Assieme alla valanga di possibili tools, alcuni come WhatsApp e Facebook hanno provato ad entrare nella corsa implementando i loro servizi già presenti.
L’aggiornamento di WhatsApp quarantena edition ha portato all’aumento di partecipanti in video chiamate da 5 ad 8, mentre la più recente apertura delle room su Facebook ha definitivamente dichiarato spietata concorrenza ad altri tools minori o emergenti come House Party.
Quest’ultima app è stata una vera e propria meteora, si è imposta per quasi un mese come il nuovo social da quarantena. Prevalentemente atto a fare video meeting si struttura come una vera e propria casa, e nel momento in cui si apre la app, chiunque sia tuo amico può istantaneamente entrare in video-chiamata con te.
Purtroppo una serie di pesanti accuse, non ancora verificate, ma ufficialmente smentite ha posto l’app al centro di uno scandalo riguardo l’utilizzo di dati, portandola ad un rapido abbandono.
Non solo House Party, ma anche Zoom in tempi non troppo recenti ha subito pesanti accuse riguardo il trattamento dei dati e sulla sua sicurezza. Nonostante ciò, si è rivelata una delle migliori alternative, che tuttora trova ampio spazio per la sua ben consolidata serie di servizi.
Oltre alle più comuni e note funzionalità, Zoom fornisce l’opportunità di inserire nelle chiamate degli interpreti, in tal modo è divenuta una delle app più adatte per meeting internazionali o conferenze on line.
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Sconosciuti ed in crescita: la vittoria dell’open source
Una serie sconfinata di programmi open source è sempre stata disponibile nel mondo del web. Forse solo in questo periodo ci siamo resi conto della loro determinante necessità ,sia per coloro che non volevano entrare ad interagire con grandi circuiti, sia per chi aveva bisogno di gratuite, specifiche e flessibili soluzioni .
L’app che personalmente eleggo a tool definitivo del post quarantena per meeting è Jitsi Meet, un cluster di progetti per video meeting open source. Solido, veloce, efficiente e gratuito: compete con grandi player ed è estremamente versatile nell’uso.
Non richiede alcuna iscrizione, permette di personalizzare il nome dell’url con cui invitare nella stanza virtuale, ha tutte le basiche funzionalità come condivisione schermo, chat di gruppo, caricamento files etc. In più segnala per ogni partecipante la qualità della sua linea, permettendo un veloce feedback sulla durevolezza della video-chiamata. Altro dettaglio apprezzato: la segnalazione di disturbo in caso il proprio microfono stia producendo rumori molesti.
Sicuramente avremo tralasciato qualche nome in questo articolo, per questo invito anche te a scrivere nei commenti quali tools per video meeting hanno fatto breccia nel tuo cuore durante questa quarantena.
I migliori tools per video meeting post quarantena