Lo smart working raccontato dagli esperti
Nell’ebook “The Smart Working Book” che Seedble presenterà il prossimo 24 giugno 2015, gli autori hanno incontrato diversi esperti smart working intervistandoli con l’obiettivo di conoscere meglio il concetto e raccogliere una serie di definizioni e pareri. Qui di seguito trovate il risultato dei tanti caffè presi con gli esperti.
«Fiducia, dare più responsabilità ad ogni worker. Se dai fiducia, i worker possono diventare “proprietari del loro lavoro”. Hanno più libertà nel gestirlo e, in tal modo, riescono a bilanciarlo al meglio con la vita privata. Sono convinto che libertà e una maggior fiducia siano le basi per creare worker migliori. Se fai in modo che ogni worker possa autogestire il proprio lavoro e, soprattutto, il modo in cui lo fa, aumenterà la motivazione intrinseca. Secondo me questo è un fenomeno universale»
Sandro Ansink, Program Manager Flex4Flex, il programma smart working dell’Autorità dei Mercati Finanziari olandese.
«Adottare una politica di smart working significa ridisegnare processi organizzativi, saper fare leva su una flessibilità buona, rivedere modelli di compensation e di valutazione delle performance: in sintesi, ripensare completamente la valorizzazione di ciascuno all’interno dell’azienda. Oltre a essere preparato, serve anche un management che sia coraggioso».
Silvia Zanella, Global Social Media & Online Media Director, Adecco Group
«Libertà. La libertà necessaria per arrivare ad operare nel miglior modo possibile, svolgendo il proprio lavoro in base a dei risultati ben definiti. smart working è la possibilità di decidere dove, come e con chi svolgere il tuo lavoro»
Rob Janssen, Program Manager iDiplomacy presso il Ministero degli Esteri olandese.
«È la metodologia che ci consente di essere sempre connected con le nostre informazioni e con le persone con cui collaboriamo. Grazie allo smart working abbiamo la libertà di gestire la nostra vita e di migliorare drasticamente il nostro work-life balance. Per me lo smart working è iniziare la giornata in cucina e, mentre fai colazione, pensi a come organizzare e gestire al meglio la tua giornata. Hai la possibilità di restare a casa o fare qualcosa nella zona in cui vivi. Decidi di lasciare il tuo quartiere soltanto quando ne hai un buon motivo, quando hai bisogno di un posto alternativo per ispirarti o per seguire un workshop interessante»
Erik Veldhoen, uno dei fondatori dello smart working olandese.
«Lo smart working è applicazione delle discipline digitali, sociali e comportamentali per attivare un “nuovo modo di lavorare” basato sulla condivisione della conoscenza, collaborazione e trasparenza, caratterizzato da un appiattimento delle strutture organizzative ed un alto livello di trust. L’obiettivo dello smart working è l’incremento della performance organizzativa e il miglioramento del work-life balance: accesso alle postazioni di lavoro in mobilità o da casa, rimozione di sistemi di controllo basati sulla “quantità” di ore lavorate, utilizzo di team interdisciplinari, costruzione di “spazi” di lavoro basati su uno scopo (la condivisione, il brainstorming, la concentrazione, etc) e non sulla struttura organizzativa (i.e. smart workplace)»
Demetrio Migliorati, Digital Workplace and Innovation Manager Mediolanum.
«Per me lo smart working rappresenta un dialogo estendibile a tutti i processi di lavoro. Si caratterizza per l’utilizzo di tool che rendono più flessibile il lavoro e per un nuovo ruolo del manager. Infatti il nuovo tipo di leadership prevede maggiore coinvolgimento da parte dei datori di lavoro»
Hermien van Triest, Program Manager smart working del Ministero degli Esteri olandese.
«Non è possibile dare un’unica risposta alla tua domanda. Dal punto di vista dell’ ICT si tratta di raggiungibilità, hardware e software. Per un architetto è logistica, si traduce su come arredare il nuovo concept di ufficio e associarlo all’idea di lavoro flessibile. Quando parliamo di rinnovare una struttura aziendale, siamo soliti parlare delle quattro T:
- Task: di che cosa mi occupo e quali sono i miei risultati (deliverables);
- Team: con chi collaboro;
- Tempo: quando svolgo i task;
- Tecnica: come entro in contatto con le persone del team con cui collaboro»
Frans van Rooij, imprenditore e coach, Performance Coaching.
«È importante non confondere questo concetto con quello di telelavoro. Il punto centrale dello smart working consiste, infatti, nel rispondere alla domanda: come posso organizzare autonomamente il mio lavoro e poterlo svolgere nel modo più efficiente possibile?»
Arnold Struik, Director Marketing & Design di Ahrend.
«Lo smart working è l’approccio innovativo all’organizzazione del lavoro che si caratterizza per flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari di lavoro e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati» (Sole24Ore)
Marco Minghetti, Associate Partner Openknowledge ed esperto Humanistic Management
«Nuovi modi di lavorare caratterizzati da maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una crescente responsabilizzazione sui risultati»
Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano
Sei un lavoratore agile e vuoi raccontarci la tua esperienza con lo smart working? Scrivi a [email protected] il tuo punto di vista potrà esser inserito nel sito thesmartworkingbook.com. Ti aspettiamo!
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