Smart working e flessibilità sul posto di lavoro: non solo per Millennials
La differenza tra Millennials e Babi boomers si assottiglia con le nuove modalità lavorative
Smart working e flessibilità sul posto di lavoro: manie da Millennials? Spaces fornitore di spazi di lavoro (con uno spazio disponibile anche a Milano e a breve a Roma), sfata questo mito attraverso una ricerca, e certifica l’interesse verso nuove modalità di lavoro anche da parte dei baby boomers.
Infatti, il 51% delle persone nate prima del 1964 lavora da remoto per più di metà della settimana, rispetto al 49% di chi è nato dopo il 1980.
Interessante vedere come due generazioni, nate in epoche diverse, in cui a far la differenza è stato proprio il digitale, vivono le nuove modalità lavorative e sfruttano gli spazi di lavoro flessibili.
Generazioni a confronto: lo smart working unisce baby boomers e millennials
Contatto umano: centrale anche per i più giovani
La rivoluzione nelle modalità di condurre la vita professionale e della visione dello spazio dedicato all’ufficio, trainata dalla digitalizzazione e dalla crescente connettività, ha concesso l’opportunità di lavorare da remoto ai lavoratori di tutte le età.
Tutto ciò ha portato ad un’impennata nella richiesta di spazi di lavoro flessibili, che permettono di lavorare da remoto, pur senza fornitore di spazi di lavoro ed al confronto con altri professionisti e colleghi.
Una necessità che, come emerge dalla ricerca, è fondamentale anche per i cosiddetti “nativi digitali”: il 59% dei millennials crede che gli spazi di lavoro flessibili permettano ai dipendenti di aggiornare continuamente le loro competenze grazie alle interazioni con altri professionisti. La percentuale si riduce al 42%, tra i nati dopo il 1964.
Spazi di lavoro flessibili: due facce della stessa medaglia
Persone appartenenti a generazioni diverse tendono ad apprezzare in modo più o meno marcato, aspetti diversi di uno spazio di lavoro flessibile. Ad esempio, per la generazione nata prima del 1964 sono più importanti i vantaggi legati alla produttività e alle possibilità di new business. Per chi è nato dopo il 1980, ciò che conta sono soprattutto gli aspetti creativi.
Ecco cosa ci dicono i dati:
- Per i millennials è più importante (67%) lavorare in un ambiente stimolante rispetto ai baby boomers (58%).
- Il 55% delle persone nate prima del 1964 ritiene che le sedi di lavoro da remoto permettano di lavorare in un ambiente più creativo rispetto al classico ufficio. La media globale dei nati dopo il 1980 si attesta al 68%.
- Le persone convinte che il lavoro flessibile offra nuove opportunità aziendali e progettuali sono il 67% tra i nati dopo il 1980 e il 55% tra i nati prima del 1964.
Mai senza pausa caffè e connessione, per stimolare la produttività
Cosa stimola la produttività nell’ambiente di lavoro?
- Il 23% degli appartenenti alle generazioni nate dopo il 1980 è convinto che la presenza di un servizio ristoro all’interno dell’ufficio favorisca la produttività, mentre solo il 13% della loro controparte in età più avanzata la pensa allo stesso modo.
- In controtendenza, i millennials ritengono che il Wi-Fi (78%) sia meno importante rispetto ai baby boomers (85%), ma credono moltissimo nel networking.
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Smart Working e spazi di lavoro flessibili: un assist per l’HR nel coltivare il talento
I leader del business presente e futuro, inoltre, concordano sull’importanza di una strategia basata sugli spazi di lavoro flessibili, nel loro ruolo di datori di lavoro:
- Il 72% delle persone nate dopo il 1980 e il 62% dei nati prima del 1964 è convinto che le aziende scelgano il lavoro flessibile perché accresce la motivazione tra i lavoratori.
- L’84% dei millennials e il 75% dei baby boomers crede che, grazie al lavoro flessibile le aziende possano reclutare e trattenere i talenti migliori.
Conclusione
Abbiamo potuto vedere dalle percentuali della ricerca, che le distanze tra baby boomers e millennials, sono davvero minime. Questo è il segno che il lavoro sta subendo una rivoluzione ormai riconosciuta e trasversale.
D’altra parte, è importante per i datori di lavoro saper costruire un ambiente che sappia rispondere alle esigenze dei collaboratori di ogni fascia d’età per offrire uno spazio di lavoro a misura di tutti, nello spirito della creazione di una vera e propria community professionale che vada oltre le differenze di età.
Mauro Mordini, Country Manager di Spaces in Italia, ci racconta che Spaces ad esempio è pensato come un luogo di networking, in cui venire a contatto con professionalità diverse dalla propria, con la quale sviluppare partnership e collaborazioni strategiche.
La struttura ospita un ricco calendario di eventi, atti a far incontrare i membri della community all’insegna di ciò che hanno in comune: si spazia così dall’entertainment, con sessioni di wine tasting e yoga, fino agli eventi in chiave business, di riflessione strategica su come fare impresa.
Avere la possibilità di lavorare in workplace flessibili dà l’accesso a community che non condividono solo il lavoro; questi luoghi alimentano il fattore più prezioso: quello relazionale, attraverso il networking. La coesione e la collaborazione aiutano a lavorare meglio e fanno bene a serenità e produttività.
E tu, hai avuto modo di sperimentare uno spazio di lavoro flessibile o di lavorare in un coworking? Raccontalo nei commenti 😉
Smart working e flessibilità sul posto di lavoro: non solo per Millennials