La pubblica amministrazione è pronta allo smart working di massa? Chiedetelo al coronavirus
Smart Working e Pubblica Amministrazione: la difficoltà sta nel capire come affrontare la situazione e decidere cosa fare per attuare il cambiamento.
Dopo anni di piccoli progetti sperimentali, di convegni sul significato dello smart working con la fretta di sotterrare il telelavoro, di direttive ministeriali che seguivano leggi nazionali, all’improvviso, la Pubblica Amministrazione, come tutte le organizzazioni italiane, si è scontrata con il Coronavirus.
Un conto è condividere le notizie che arrivavano dalla Cina su quanto sia utile lo smart working in tempi di quarantena. Un conto è da un giorno all’altro trovarsi costretti a far lavorare a casa propria, il numero maggiore di persone possibile.
A livello nazionale il ministero ha emanato una circolare che specifica e contestualizza la direttiva esistente. E ci sono novità?
Il fatto è che senza maggiori oneri per le amministrazioni bisognerebbe con una bacchetta magica, rendere possibile il lavoro a distanza per quasi tutti. Ci indicano anche come comprare il materiale informatico, diventato scarso sul mercato, ma di soldi non ne parla nessuno.
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Smart Working e Pubblica Amministrazione: cosa fare?
Interessante è leggere con attenzione quali sarebbero i suggerimenti per poter attuare l’agognato lavoro agile:
- utilizzare soluzioni cloud: o ci avevi pensato prima o come si fa adesso?;
- ricorso a videoconferenze: in effetti mille piattaforme hanno dato la gratuità di utilizzo in questo momento storico;
- lasciare usare i propri dispositivi: BYOD;
- valutare la performance.
Dunque in realtà qual è il segreto per il quale moltissimi colleghi si sono inventati smart workers per necessità da un giorno all’altro? Grazie all’uso della propria rete internet, del pc e del telefono personale.
Grazie alla famigerata capacità di arrangiarsi dell’italiano medio.
Cosa è successo nella mia amministrazione, cioè Città di Torino?
Da subito le regole di limitazione sul numero di giorni di smart working sono diventate flessibili a discrezione del dirigente di riferimento, pur con l’attenzione a garantire il servizio. Sono stati introdotti ulteriori flessibilità per i permessi a recupero e per la richiesta di congedi parentali.
E riusciamo a lavorare a distanza? Chi già era abituato a farlo sicuramente. Per chi inizia in questo momento di emergenza l’impatto può essere anche negativo, e sicuramente appesantito dal lavoro di cura che tutte le famiglie si ritrovano addosso con le scuole chiuse.
Come verranno monitorati i risultati? Qui si va in ordine sparso, sicuramente ci sono mansioni più facilmente monitorabili perché altamente informatizzate, per tutte le altre… Come si monitora l’efficienza di solito? Direi che questo rimane un problema della Pubblica Amministrazione, non in tempo di crisi, ma sempre.
Formazione del personale e orientamento al risultato: il problema italiano
Il problema, italiano in genere, è non essere stati pronti non solo dal punto di vista della strumentazione informatica, ma anche della formazione del personale e dell’orientamento al risultato.
La mia speranza è che questa esperienza, così incredibile, possa lasciarci alcuni insegnamenti.
Banalmente che i prossimi acquisti di materiale informatico possano essere orientati alla flessibilità lavorativa, che tutti siano invogliati a provare a lavorare da ovunque, che ognuno si possa sentire più responsabilizzato nella propria funzione.
Il percorso della PA verso la vetta del lavoro agile non è per nulla scontato, l’unica speranza è che questo momento di crisi sia una scorciatoia verso la strada giusta.
💡 Per saperne di più segui il digital meeting “Smart Working: la PA che ci piace”. Approfondirai il concetto smart working all’interno della Pubblica Amministrazione: normativa, prassi, opportunità e sfide.
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