Smart Working: i dati 2015 fanno ben sperare
Lo scorso 20 ottobre l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha presentato i risultati dell’ultimo anno sull’evoluzione dello Smart Working in Italia. In sintesi riporto gli elementi principali del Report “Smart Working: Scopriamo le carte!“
Lo Smart Working ha raggiunto ormai in Italia una diffusione pubblica molto ampia come testimoniano, da un lato le crescenti attenzioni mostrate dai diversi media e istituzioni e dall’altro la crescita delle iniziative di sperimentazione a livello di aziende. Il ripensamento degli stili manageriali e delle modalità di gestione delle risorse non deve rappresentare un fenomeno “modaiolo”, ma un’opportunità di crescita per le organizzazioni che intendono cambiare e innovare.
La ricerca del 2015 è stata basata su survey online e interviste di approfondimento rivolta a oltre 600 organizzazioni (pubbliche e private) presenti in Italia, esattamente 351 PMI e 249 grandi aziende. È emerso che c’è ancora una sostanziale differenza nell’adozione dello Smart Working a seconda della dimensione aziendale. Oltre 1 PMI su 2 non conosce il fenomeno o dice di conoscerlo ma di non esserne interessata, mentre solo il 5% di esse dichiara di avere un progetto strutturato.
Nelle organizzazioni più grandi, invece, l’interesse è decisamente maggiore. Le aziende disinformate sono pochissime (3%) mentre solo il 12% dichiara disinteresse e il 37%, pur non avendo ancora concretamente iniziato ad avviare iniziative, lo ritiene interessante. Dunque, il 48% – ormai 1 azienda su 2 – dichiara di aver già adottato questo nuovo approccio al lavoro. In particolare il 17% ha avviato progetti organici di Smart Working, anche se a un diverso grado di maturità che comprende sia le aziende che stanno effettuando sperimentazioni sia progetti più maturi ed estesi. A queste si aggiunge il 14% di grandi aziende che sono in fase “esplorativa”, che si apprestano cioè ad avviare progetti in futuro, e un altro 17% che hanno avviato iniziative puntuali di flessibilità ma rivolte solo a particolari profili, ruoli o esigenze delle persone.
Lo strumento di gran lunga più diffuso tra le aziende italiane che hanno introdotto progetto Smart Working sono i device mobili che consentono di lavorare anche fuori dalla postazione, sia all’interno che all’esterno della sede aziendale: sono già presenti nel 91% delle grandi aziende (e nel 49% delle PMI). Ma ampiamente diffusa è anche la flessibilità di orario, presente nell’82% delle grandi organizzazioni e nel 44% delle PMI. E poi la social collaboration (social nework, forum/blog, sistemi di chat o instant messaging, web conference, sistemi di condivisione dei documenti), attivata già dal 77% di grandi imprese e dal 34% di PMI. Meno della metà delle grandi aziende e un quarto delle PMI invece ha introdotto forme di flessibilità di luogo di lavoro, mentre solo il 20% delle grandi organizzazioni e il 22% delle PMI, ha introdotto innovazioni nel layout fisico degli spazi di lavoro, indubbiamente la leva meno utilizzata.
L’Osservatorio Smart Working ha, inoltre, promosso la quarta edizione del contest “Smart Working Award” con l’obiettivo di creare occasioni di conoscenza e condivisione dei progetti realizzati in tale ambito. Intesa Sanpaolo e Siemens si sono aggiudicate ex equo il primo posto. Intesa, in seguito all’aumento delle richieste dei dipendenti di telelavoro per esigenze personali e professionali (vicinanza alla clientela), ha avviato il progetto Lavoro Flessibile in Intesa Sanpaolo che mira a migliorare la produttività e la redditività del Gruppo mediante le persone. Il progetto, coordinato interamente da HR con il coinvolgimento diretto sin dalle prime fasi dei sindacati, è stato declinato come lo svolgimento dell’attività lavorativa da luogo diverso da quello di assegnazione. La volontarietà e l’inclusione sono stati gli elementi chiave del modello di lavoro flessibilità sviluppato che prevede che le persone possano lavorare al massimo 8 giorni al mese da casa, mentre per il lavoro svolto da altra struttura aziendale o da cliente non vi sono limiti. Inizialmente sono state coinvolte 1000 persone su base volontaria e, ad oggi, 2500 worker lavorano in modalità smart working in tutta Italia. Il progetto ha, inoltre, previsto percorsi di formazione mirata non solo a illustrare gli aspetti metodologici e operativi, ma anche a diffondere la filosofia di lavoro agile. ABB, BNL, L’Oreal, Leroy Merlin, BPM, Comune di Genova, Havas Media Group, Sanofi e Star le altre organizzazioni finaliste. Per consultare i casi studio, www.osservatori.net.
Smart Working: i dati 2015 fanno ben sperare
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