Quale futuro per lo smart working italiano nel 2022?
Il settore pubblico nel 2022 torna in presenza, mentre il privato potenzia lo Smart working. La nuova challenge del 2022 è tutta da scoprire.
Il settore pubblico nel 2022 tornerà completamente in presenza, mentre il privato sta potenziando lo Smart working. Fatto sta che l’Italia ha bisogno di leggi nuove in grado di tutelare gli Smart workers ed infrastrutture efficaci. Il futuro dello smart working italiano nel 2022 è tutto da scoprire.
Smart Working nel 2022: quale futuro per il paradigma lavorativo agile?
Nel prossimo anno i lavoratori della pubblica amministrazione cesseranno definitivamente di lavorare in Smart working, vista la contrarietà del Ministro della PA Renato Brunetta?
Il Ministro stesso annuncia che non vi saranno più decreti ad autorizzare lo smart working nella PA nel 2022.
Bisognerebbe chiedere ai dipendenti pubblici se gradiscono davvero questa scelta, vista la difficoltà di chi deve risolvere costantemente i problemi della gente. È prevista, però, una nuova forma agile di lavoro all’interno delle amministrazioni, che diverranno autonome di scegliere come ruotare il personale in Smart working e come organizzarsi al riguardo.
Dunque, andiamo incontro al “lavoro agile” in PA. Niente più fila allo sportello dell’INPS o all’Agenzia delle Entrate per chi vedrà lo smaltimento della pratica richiesta online con la propria identità digitale (SPID).
Il decreto firmato dal Ministro Renato Brunetta l’ 8 ottobre 2021 sembra apportare un cambiamento importante all’interno della Pubblica Amministrazione, ufficializzando in questo modo lo smart working come pratica consentita anche a livello legislativo nel settore pubblico. (Per approfondire: Testo di legge – Nuovo Decreto Brunetta)
Ma come è messa l’Italia in termini di prestazioni digitali?
Il Digital Economy and Society Index colloca il nostro Paese al quart’ultimo posto in Europa relativamente alle performance digitali.
Questo significa che l’Italia è debole in termini di competitività digitale rispetto all’Europa in generale. Guardiamo il grafico appena sopra: la Danimarca è il primo Stato tra quelli che rientrano nel grafico. Qui possiamo vedere che una grossa fetta gialla dell’istogramma riguarda proprio i servizi pubblici digitali (scaricare certificati online, inviare domande e risolvere pratiche, richiedere certi tipi di prestazioni amministrative).
In verde è evidenziata l’integrazione della tecnologia digitale all’interno dello Stato e questo vale a dire integrare dispositivi digitali all’interno del settore produttivo per renderlo più forte (software, cloud…). In azzurro troviamo la connettività in grado di facilitare la vita di tutti i cittadini danesi, delle aziende e degli imprenditori.
Infine, in arancione troviamo il capitale umano. Ecco, in Danimarca per esempio le percentuali più alte sono ricoperte dalle prestazioni digitali nella PA e dalla connettività dei devices. L’Italia come al solito non spicca fra i primi posti, bensì tra gli ultimi e le pecche più grandi ce l’hanno il capitale umano e l’integrazione digitale.
Per approfondire tutte le voci del DESI rispetto alla situazione italiana consulta il link con i dati del DESI rispetto all’Italia.
Futuro dello smart working: la sfida è appena iniziata
L’ attuale Decreto che vedrà il cambiamento del lavoro pubblico prospettato, partirà dal 31 gennaio 2022. Esso deciderà quali fasce orarie di lavoro sarebbe meglio adottare per lo Smart working, tutelerà i soggetti più deboli della nostra società e la salute degli stessi lavoratori?
Gli HR manager ed i CIO di alcune importanti multinazionali sembrano essere molto entusiasti all’idea e vorrebbero consolidare lo Smart working nel 2022. Essi dovranno disegnare buone pratiche di work life balance, garantendo il rispetto della propria self care ai lavoratori, che saranno in questo modo più produttivi.
Lo scenario attuale è composto da molte luci, ma le ombre sono ancora poche perché lavorare a distanza è diventata prassi quotidiana solo da un anno a questa parte, e ne sappiamo troppo poco ancora al riguardo. Tra l’altro il lavoro agile è ancora sottosviluppato e deve crescere per andare incontro alla piena produttività e occupazione del Paese.
Il settore privato, attraverso gli imprenditori e i manager, dovrà fare ricorso a PMI innovative e start-up in grado di ridisegnare la loro organizzazione al fine di adattare i contesti aziendali alle nuove sfide socio-economiche che dal 2022 le aziende dovranno affrontare. E successivamente il Governo attraverso il Ministero dell’Innovazione e della Transizione Digitale dovrà potenziare le infrastrutture esistenti per garantire la diffusione di una forma ibrida di lavoro (classica e Smart, detta agile) con obiettivi digital, green e aperti all’innovazione in tutti i campi, soprattutto quelli aziendali.
La nuova challenge del 2022 per l’Italia è ancora tutta da scoprire, ma basta iniziare a preparare tutti gli ingredienti di cui abbiamo parlato per tirare su un buon minestrone.
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