Perché lavori così tanto?
Perché lavori così tanto? Perché lavorare smart
Work smarter, not harder
Questa è una di quelle frasi che si sente dire di continuo.
Si può essere fieri di essere un gran lavoratore. Anche se una delle linee guida nel proprio modo di lavorare dovrebbe essere invece quella di farlo nel modo più efficiente e produttivo possibile.
Liberiamo un po’ di tempo libero da impiegare al di fuori dell’ufficio, perché no?
Certo, è più facile a dirsi che a farsi. La Natura ci ha reso lavoratori infaticabili.
Eppure le idee migliori non arrivano quando si è alla scrivania. Il tempo speso lontano dalla routine ci permette di rinvigorire le nostre passioni e ricaricare la mente.
E magari la prossima idea vi verrà mentre pedalate in bicicletta.
Ad oggi le tecnologie, mobile app, dispositivi e strumenti di produttività basate sul cloud dovrebbero permettere a chiunque di lavorare in modo smart.
La leva è l’avanzamento tecnologico, che permette di aumentare l’efficienza, la produttività e i risultati.
Eppure non è raro che si lavori più di 40 ore settimanali, a discapito del tempo da dedicare alla famiglia, ai propri hobby, allo sport. La priorità, per necessità o per volontà, è rispettare le scadenze e terminare un progetto dopo l’altro.
Ma la tecnologia non doveva rendere le cose più rapide, più semplici e più efficienti?
E allora perché lavoriamo tutti più di prima?
La tecnologia non è così “smart” come pensiamo
Una parte del problema è rappresentata dal fatto che la tecnologia non viene applicata in modo intelligente.
Di sicuro la tecnologia ha il potenziale di rendere il lavoro più agile, più facile ed efficiente. Ma è e rimane un potenziale. Di per se non è abbastanza acuta da distinguere tra cosa sia possibile e cosa sia meglio per l’individuo.
Al contrario, nonostante dispositivi e app possano accumulare in modo meccanico più lavoro e rendere ogni tipo di informazione disponibile in qualsiasi luogo a qualsiasi ora, la tecnologia ha bisogno dell’input umano affinché sia veramente preziosa.
Input che possono variare dallo scegliere la più intuitiva tra le interfacce al gestire le notifiche sul proprio smartphone.
Si potrebbe intendere la tecnologia come un “fare più cose più in fretta”. La parte più interessante è però ancora l’interazione umana.
Quindi in sostanza, la parte mancante di questo quadro stressato che abbiamo tracciato è il bisogno di cambiare la filosofia e il comportamento che stanno dietro l’utilizzo della tecnologia.
Ad esempio pensiamo a tutte le cose che possiamo fare con smartphone e tablet senza essere dietro alla scrivania. Rispondere a chiamate ed email, scaricare e modificare documenti, gestire progetti e condurre meeting face-to-face. Praticamente da… Ovunque.
È tempo di sviluppare un nuovo modo di pensare.
Si tende sempre di piú a credere che siccome una cosa è possibile, questa diventi un’aspettativa. Ma è vitale per manager e lavoratori stabilire limiti intorno all’utilizzo della tecnologia dentro e fuori i confini della vita lavorativa.
Il rischio è che il lavoro diventi una proposizione da 24 ore al giorno 7 giorni su 7 e che conduca ad un lavoro eccessivo: stress, morale a terra, performance ridotte e bassa produttività.
Il manager deve stabilire lo standard. Se si rimane in contatto via email al di fuori degli orari di lavoro, il team non saprà se a loro sia permesso o no fare lo stesso. Senza menzionare lo stress causato a se stessi da un tale comportamento; anche nei lavoratori lo stress aumenterà.
Fino al momento in cui i dispositivi e le app saranno abbastanza intelligenti da conoscere le persone meglio di come ci conosciamo noi, allontanandoci dallo stress del lavoro eccessivo, ogni individuo deve prendersi la responsabilità di prendere qualche ora extra ed investirle in cose – e con persone – che contano davvero.
Articolo di Alberto Rossini -> Profilo linkedin
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