Lo Smart Working per Arnold Struik – part 1/2
Continuano i nostri incontri con il mondo dello Smart Working. Questa volta abbiamo intervistato Arnold Struik, Director Marketing & Design di Ahrend.
Q. Ciao Arnold, benvenuto su Spremute Digitali. Presentati!
A. Ciao! Sono Arnold Struik, Director Marketing e Design di Ahrend, azienda olandese leader nel settore delle forniture per uffici. Durante la giornata lavorativa mi occupo di più attività, tutte piuttosto impegnative: sono infatti responsabile per la gestione e lo sviluppo del portfolio servizi e prodotti della società. In particolare, mi occupo dello sviluppo concettuale della gamma dei prodotti che offriamo. Last but certainly not least, sono responsabile della qualità dei prodotti di Ahrend. Questa è una parte importante del mio lavoro, visto che siamo un’azienda Cradle to Cradle. Sottolineo anche che, recentemente, abbiamo lanciato “Ahrend ReUse” il che ci permette di lavorare a 360° C2C.
Q. Nella tua carriera hai avuto diverse esperienze interessanti. Ce ne parli?
A. Sì, nel corso della mia carriera ho cambiato spesso sia ruolo che settore operativo. Inizialmente ho lavorato al KNVB (la FIGC olandese), sono stato poi sei anni alla Boston Consulting Group (BCG) e, successivamente, sono diventato socio di un’azienda che si è specializzata nella consultancy digitale. Ora, come già detto, sono direttore in Ahrend e, da qualche anno, sono il direttore finanziario della società calcistica Go Ahead Eagles che gioca nelle Serie A olandese. Sono molto entusiasta del periodo storico in cui vivo e lavoro proprio perché richiede ai professionisti ed alle aziende una sempre maggior flessibilità e adattamento ai cambiamenti in atto.
Q. Cosa rappresenta per te lo Smart Working?
A. Preferisco chiamarlo Activity Based Working. Perché? Credo riesca a descrivere meglio il nuovo modo di lavorare e collaborare. In Olanda, quando parliamo di Smart Working usiamo l’espressione “Nuovo Modo di Lavorare”. Attenzione però! E’ importante non confondere questo concetto con quello di telelavoro. Il punto centrale dello Smart Working consiste infatti nel rispondere alla domanda: come posso organizzare autonomamente il mio lavoro e poterlo svolgere nel modo più efficiente possibile? Indubbiamente, per rispondere a questa domanda, bisogna individuare chi ricopre il ruolo chiave all’interno di un’organizzazione: il management. Suo compito sarà quello di facilitare il lavoro dei worker. Se si adotta questo atteggiamento, gli uffici inizieranno a diventare sempre più punti di incontro in cui si creeranno e svilupperanno sinergie collaborative. Il ruolo di Ahrend è di assistere in questo le aziende nel miglior modo possibile. I risultati dell’esperienza e dei processi che adottiamo si possono vedere negli showroom Ahrend. Un esempio è il nostro flex-box: creiamo uno spazio dentro un’area già esistente migliorando così anche l’acustica. E’ un prodotto che va a ruba: in un giorno, possiamo montarlo, regolarlo e smontarlo in base alle esigenze.
Q. Secondo te, perché è così importante questo nuovo concept?
A. Perché è utile sia ai professionisti che alle aziende. Sono convinto che sarà un successo perché permetterà di aumentare la produttività delle aziende e incrementare il benessere dei worker. Con lo Smart Working, a condizione che venga implementato correttamente, si genera una tendenza positiva: il professionista avrà più tempo per gestire la sua vita professionale, questo farà sì che sarà più soddisfatto e felice e di conseguenza raggiungerà migliori risultati, facendo crescere il suo benessere e quello dell’azienda. Quest’ultima concederà maggiore libertà e attribuirà maggiori responsabilità ai lavoratori. Si va, così, a creare una mossa win-win tra l’azienda e i worker.
Q. Hermien van Triest, Project Manager del Ministero degli Esteri in Olanda, voleva farti due domande. La prima: come creare l’ufficio del futuro in cui i professionisti si sentono a casa?
A. Credo dipenda molto dal design e dai materiali che si scelgono. La situazione ottimale è creare un’atmosfera che ricordi molto quella del soggiorno di casa. Ciò può essere realizzato senza che si vada a perdere il carattere professionale, tipico di un ufficio. Inoltre l’ambiente deve agevolare l’interazione umana. Un esempio, che potrebbe sembrare banale, è rappresentato del portiere fisso: la presenza di una figura stabile che dà il benvenuto quando ci si reca in ufficio è molto stimolante.
Q. La seconda domanda: come riuscire a gestire i dipendenti in modo tale che essi riescano a organizzare efficientemente il lavoro da casa?
A. Questa è una vera sfida, persino per Ahrend. Lavorare da casa è una realtà nuova. Per poter lavorare bene non in ufficio sono fondamentali due cose. Prima di tutto è necessario disporre di un ambiente digitale, “l’ufficio digitale”, che consenta di svolgere il to do alla stessa velocità e con la stessa efficienza che si avrebbe in ufficio. Inoltre, è necessario allestire il proprio spazio con mobili adatti: sedie e scrivanie che consentano di lavorare in maniera ottimale.
Q. L’ufficio del futuro. Puoi darci un esempio di ufficio del futuro?
A. Per me l’ufficio del futuro è quello che abbiamo ideato con Philips per Deloitte. Sarà molto smart: con dei sensori potremo sapere se uno spazio è stato già occupato o meno.
Per me l’ufficio del futuro è anche un posto che non ospiti un’unica azienda. Un esempio è l’ufficio ad Amsterdam condiviso da BCG e ABN AMRO. A BCG serve lo spazio soprattutto il venerdì, giorno in cui tutti i consulenti si incontrano. All’ABN invece la maggior parte dei worker lavora quattro giorni a settimana per nove ore (lunedì – giovedì). Gli impegni si incastrano perfettamente: si è venuta a creare la situazione ottimale per la condivisione di un ufficio.
Q. La tendenza è che gli uffici diventino sempre più un punto d’incontro piuttosto che un luogo dove recarsi ogni giorno. Ciò significa che gli uffici non devono essere necessariamente di grandi dimensioni. Questo cosa rappresenta per Ahrend?
A. Per quanto riguarda lo Smart Working, prendiamo in considerazione diversi sviluppi. L’ufficio del futuro sarà organizzato in maniera diversa: si focalizzerà sempre di più sull’activity based working e meno sulle scrivanie, che appartengono al concetto di ufficio tradizionale. Inoltre, puntiamo sullo sviluppo di concetti innovativi: aiutiamo le aziende ad essere ugualmente produttive anche con meno metri quadrati di spazio. Come ben sai, sono sempre più le aziende paperless, questo vuol dire che non è più necessario il numero di armadi che si utilizzavano in passato.
Un’altra tendenza da considerare è che le innovazioni tecnologiche si presentano sempre più rapidamente. Ciò sta a significare che le aziende devono essere sempre più agili e in grado di adeguare a tali cambiamenti l’arredamento dell’ufficio. Per quanto ci riguarda, abbiamo lanciato “Ahrend ReUse”, che permette ai clienti di restituire i loro mobili. Diamo una seconda vita a questi oggetti che possono, per esempio, esser usati nuovamente dalle startup. Tutto questo perché puntiamo molto sulla qualità e sul rendere i nostri prodotti componibili (vedi flex box), per rendere più flessibile l’ufficio. Ci focalizziamo su un’offerta conveniente, durevole ed altamente flessibile.
Continua qui, con la seconda parte dell’intervista ad Arnold Struik ⏩ Lo Smart Working Per Arnold Struik – Part 2/2
Lo Smart Working per Arnold Struik – part 1/2