New Ways of Working

Finalmente la legge sullo smart working: ma come funziona?

legge sullo smart working

Finalmente la legge sullo smart working: ma come funziona?

Lo smart working piace proprio a tutti: inizia a piacere anche allo Stato italiano. Con l’approvazione del ddl del Senato, lo smart working diventa legge e ne viene definito finalmente il concetto.
Lo smart working, ricordiamolo, è una modalità di lavoro da non confondere assolutamente con il telelavoro o con una sua evoluzione. È un concetto ampio che riguarda lo sviluppo del nostro modo di lavorare: non vi è più la necessità di postazione ed orario di lavoro fissi, l’ufficio diventa un punto d’incontro e la tecnologia è quello strumento che facilita la collaborazione tra le parti, con flessibilità e mobilità. Lo smart working è il modo di lavorare che integra persone, tecnologie e spazi di lavoro in una metodologia che responsabilizza il lavoratore, creando un rapporto di fiducia tra colleghi e manager (per saperne di più scarica The Smart Working Book o leggi l’intervista ad Andrea Solimene).
E se dopo i tentativi della Ferrero, di Barilla, Vodafone e FS, lo smart working è in procinto di debuttare anche in molte PMI; lo Stato non poteva dirimersi dalla regolamentazione di un mondo del lavoro sempre più agile e flessibile.

La legge sullo smart working come funziona?

Il DDL S.2233 approda al Senato e porta con se un pacchetto ricco di novità: dalla regolamentazione contrattuale, alla parità retributiva fino al diritto al riposo ed alla “disconnessione”.
Il primo passo è stato quello di dare una definizione precisa al significato: lo smart working si distingue dal telelavoro nelle modalità e nei luoghi in cui viene eseguita la prestazione, ovvero in parte nei locali “interni” all’azienda ed in parte all’esterno, utilizzando tutti gli avanzati strumenti e dispositivi di connessione di nuova generazione (smartphone, tablet, pc portatili).

In sostanza la legge verte su alcuni punti fondamentali facilmente schematizzabili:

    1. Accordo tra le parti. La costituzione dell’accordo tra lavoratore ed azienda può avvenire sia in caso di contratto già in essere sia in caso di nuova assunzione e può essere rescisso con preavviso unilateralmente. Il contratto tra le parti relativo allo smart working dovrà essere scritto e potrà essere sia temporaneo che a tempo indeterminato
    2. Trattamento retributivo. Il trattamento retributivo dovrà essere pari a quello dei colleghi che svolgeranno la propria attività sempre in ufficio. Lo smart working continuerà ad avere dei precisi obiettivi ed il lavoratore svolgerà le medesime mansioni per cui non avrebbe senso non garantire il medesimo compenso a meno che non si tratti ovviamente di un part-time
    3. Diritto al riposo e alla disconnessione. Anche l’orario di lavoro dovrà rimanere lo stesso. Smart working non significa infatti essere disponibili 24 ore su 24, ma svolgere la propria attività in un orario definito, esattamente come tutti gli altri lavoratori. In tal senso la normativa dovrà disciplinare il lavoro straordinario che potrà essere più difficile da definire ed in particolar modo sarà più complesso averne un controllo da parte del datore di lavoro. 
    4. Sicurezza e salute del lavoratore. Questo è uno dei punti più controversi ed anche quelli che avranno bisogno di una successiva e più precisa regolamentazione. Il datore di lavoro dovrà impegnarsi a consegnare al lavoratore con cadenza annuale, un documento per informare su tutti i possibili rischi ed infortuni, oltre che menzionare tutte quelle che possono essere le malattie professionali. Il lavoratore dovrà impegnarsi a rispettare le normative in materia di salute e sicurezza. Il tema è piuttosto controverso: come è possibile definire esattamente tutti i rischi connessi all’esecuzione di un’attività in qualunque luogo possibile?

 

Smart Working e coworking, cosa cambia ora?

Seppure smart working e coworking siano due cose diverse, sicuramente sono due facce della stessa medaglia.
La regolamentazione dello smart working potrà dare ancora più forza e vigore agli spazi condivisi, dove i lavoratori potranno godere di tutti gli strumenti ed i comfort necessari per svolgere la propria attività. Gli spazi di coworking potranno garantire al lavoratore “mobile e flessibile”, un luogo in cui potersi fermare, incontrarsi ed avere tutto ciò che serve, lontano dall’azienda.
Insomma con questo DDL e conseguente legge sullo smart working anche la nostra Repubblica ha voluto dare un volto ad una società che sta cambiando radicalmente nella propria struttura sociale e culturale. Il cambiamento non riguarda solo temi etici, sociali, civili, ma anche il grande mutamento di quello che è il pilastro portante della nostra società: il lavoro.


E con il nuovo GDPR, cosa accadrà alle organizzazioni che vorranno implementare lo Smart Working? Ne parliamo qui → Il GDPR, il nuovo regolamento Europeo e lo smart working


 

Finalmente la legge sullo smart working: ma come funziona?

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