Due chiacchiere con Enrico Lugnan. Parliamo di community e social media
Un'intervista ad Enrico Lugnan per conoscere l'importanza delle community per chi lavora nel digitale e perché sono l’asset più sottovalutato in assoluto.
“Community: le miniere d’oro del digitale” è il titolo del talk di Enrico Lugnan per i DIDAYSIT online. Sfogliando il programma online e scorrendo le varie sale ed i relatori ho voluto intervistare Enrico per farti conoscere l’importanza delle community per chi lavora nel digitale. Perché purtroppo, come scrive anche Enrico più avanti nell’intervista, sono l’asset all’interno dell’ecosistema digitale di ogni azienda più sottovalutato in assoluto.
L’importanza delle community nell’ecosistema digitale
Prima di lasciarti all’intervista ti presento chi è Enrico Lugnan: oltre ad essere speaker nei DIDAYSIT online edition è Instagram Growth Expert e founder di una delle community più utili degli ultimi tempi “Social Media Hacks Italia“; si definisce problem solver e la frase che lo rappresenta è:
Chasing Happines To Shape A Better World.
Lascio la parola ad Enrico, buona intervista 🙂
Ma prima di continuare con la lettura, cosa ne pensi di approfittare del codice conto Didyou20 per partecipare ai DIDAYSIT?
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Q. Ciao Enrico, grazie per essere qui su Spremute Digitali. Iniziamo questa intervista con una domanda – presentazione: chi è Enrico Lugnan oggi e chi era 10 anni fa?
A. Innanzitutto grazie mille Sara per l’opportunità. Partiamo dicendo che Enrico è ancora una persona in definizione e che ciò che sono al momento potrei non esserlo a breve perché credo fortemente nel cambiamento e miglioramento personale.
Enrico è un professionista amante dei problemi, ma soprattutto della ricerca della soluzione, a livello personale un po’ in tutti gli ambiti, a livello professionale in ambito marketing, e mi piace pensare più nello specifico nel Growth Hacking, ovverosia non concentrandosi solo ed esclusivamente dal punto di vista del marketing, ma anche dell’ottimizzazione del prodotto e di tutti i processi aziendali che sono coinvolti nella fase di crescita.
10 anni fa invece Enrico era una persona persa all’interno di un percorso accademico che non era strutturato per il suo essere, per la sua forma mentis e per le sue abitudini. Una persona triste che non riusciva a visualizzare un obiettivo e che seguiva fin troppe serie TV, Manga e passava troppe ore attaccato alla Playstation.
Q. Ad un tratto qualcosa è cambiato in meglio, quindi. Parliamo della community che hai creato: perché il nome Social Media Hacks Italia? Nel nostro Paese la parola hack da alcuni non è vista positivamente.
A. Sicuramente la parola “hack” non è tra le più positive, ma voleva riprendere il concetto di growth hacks, diversi dalla figura del growth hacker, ovverosia quei piccoli trucchetti che spesso sono semplici esercizi di stile che utilizzano strumenti particolari per raggiungere risultati fuori dall’ordinario. Quindi strategie di crescita e piccoli trucchi nelle varie piattaforme di Social Media.
Così abbiamo creato il gruppo e iniziato a condividere questo tipo di “sapere”. Partendo da piccoli trucchi su Instagram e Facebook per poi continuare un po’ in tutti gli ambiti, con un focus particolare sui productivity hack a livello di mentalità e professionale, in generale con il nostro appuntamento settimanale (che riprenderà a breve): “Monday Night Live”.
Q. Cosa si nasconde dietro la creazione di una community? Nel tuo intervento al DIDAYSIT online le definisci “Le miniere d’oro del digitale”, perché? E quanto è importante l’economia della gratitudine?
A. Credo che le community sono l’asset all’interno dell’ecosistema digitale di ogni azienda più sottovalutato in assoluto.
Vengono prese in considerazione, spesso, solo ed esclusivamente le vanity metrics che non hanno nulla a che fare con la costruzione di una potenziale Customer Base o con il raggiungimento di un risultato economico tangibile.
Sono fermamente convinto che siano le miniere d’oro del digitale e che la “corsa all’oro” non sia ancora propriamente iniziata. Sono delle miniere d’oro perché le community fidelizzate hanno una potenziale reach organica molto più alta rispetto a qualsiasi altro strumento.
Inoltre sono un’inestimabile fonte di dati e permettono di fidelizzare gli utenti e migliorare la loro esperienza all’interno dell’ecosistema digitale di qualsiasi azienda. Permettono di esprimere la propria identità e soprattutto aumentano la “relatabilty” (scusa l’inglesismo, ma in Italiano non renderebbe l’idea).
Per fare un esempio pratico, anticipando anche il mio speech, nel B2B o per grosse multinazionali i gruppi Facebook non sono minimamente considerati o vengono gestiti come qualsiasi altra piattaforma, anziché creare un gruppo dedicato per poter ottimizzare la propria Go-to-market strategy o migliorare qualsiasi tipo di prodotto, basando le proprie decisioni su informazioni reali derivanti dagli utenti o dai clienti più attivi e fidelizzati.
A. In passato ho fatto qualche previsione azzeccata soprattutto in ambito Influencer marketing, chatbot e sms marketing. Ad oggi mi trovo un po’ più in difficoltà in quanto il vero cambiamento derivante dal Covid-19 non si è ancora manifestato a mio parere.
Credo fortemente che l’e-Commerce continuerà a crescere a dismisura e verrà adottato in qualche forma anche dalle piccole attività locali, che sia per la prenotazione tramite chatbot, o software dedicati alla vendita al dettaglio con consegna in giornata di spesa, generi alimentari o qualsiasi tipo di prodotto.
Per quanto riguarda dei trend lato social media puro credo che piattaforme quali Twitch o Facebook Gaming diventeranno preponderanti per quanto riguarda l’intrattenimento digitale e saranno assolutamente da tenere d’occhio.
Lo stesso vale per la piattaforma di advertising di TikTok.
Inoltre sono fermamente convinto che piattaforme di advertising del “passato” anche se recente, torneranno in auge, e sempre più brand arriveranno alla “saturazione” del canale di acquisizione digitale quale Facebook e Google, e “torneranno indietro” al Native e Programmatic Advertising.
Coloro invece che sono cresciuti a dismisura, sono sempre più convinto che torneranno con l’advertising in TV e con l’avvento ormai delle Smart TV sarà possibile acquisire molti più dati (in stile Youtube Ads) e di conseguenza aumentare i punti di contatto e soprattutto le modalità di visione di un ad.
Stiamo per assistere all’era della pubblicità globale, per quanto possiamo pensare di viverla, credo che non abbia ancora raggiunto il suo apice. Nei prossimi anni le aziende che “vinceranno” saranno le aziende che applicheranno la più ampia strategia multi-canale.
Q. 5 risorse (libri, podcast, webinar) che consigli a chi vuole intraprendere e percorrere il tuo stesso percorso.
A. Per chi mi conosce sa che solo 5 cose di questo tipo per me è un numero limitatissimo e che la mia risposta è “dipende”, però posso nominare i libri a mio avviso obbligatori per chi vuole approcciarsi a questo mondo:
- “Clockwork: Design Your Business to Run Itself“. Libro di Mike Michalowicz;
- “Scaling Up: How a Few Companies Make It… and Why the Rest Don’t“. Libro di Verne Harnish;
- La trilogia di Ryan Holiday: “The Obstacle is the Way“, “Ego is the Enemy“, “Stillness is the Key“;
- “Tools of Titans“. Libro di Timothy Ferriss;
- “The Subtle Art of Not Giving a Fuck” di Mark Manson.
Menzione speciale va a “Il miracolo della presenza mentale” di Thích Nhất Hạnh e a “How to be a capitalist without any capital” di Nathan Latka.
Grazie per la disponibilità Enrico e per l’interessante intervista.
Due chiacchiere con Enrico Lugnan. Parliamo di community e social media